Cultura

Luoghi del cuore Fai: Corenno Plinio nella top ten. Bene anche Lecco e Torre

C'è tempo fino al 15 dicembre per votare i propri luoghi preferiti, tra cui anche quelli lecchesi che hanno ricevuto - a oggi - numerose preferenze.

Luoghi del cuore Fai: Corenno Plinio nella top ten. Bene anche Lecco e Torre
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Luoghi del cuore Fai: Corenno Polinio nella top ten lombarda. E svetta anche il Plesso storico di San Michele a Torre de’ Busi.

Luoghi del cuore Fai Corenno Plinio nella top ten

Mancano pochissime settimane alla conclusione dell'undicesima edizione de I Luoghi del Cuore, il più grande censimento spontaneo del patrimonio culturale italiano promosso dal Fai, il Fondo Ambiente Italiano, in collaborazione con Intesa Sanpaolo.

Il suggestivo borgo derviese, con le sue provvisorie 2468 preferenze è ottavo in Lombardia e 48esimo a livello italiano. Ancor meglio il plesso storico di San Michele a Torre, ex provincia di Lecco, oggi i quella di Bergamo. Al momento è sesto nella nostra regione e 32esimo nel Paese. Con 1613 voti è ad oggi 76esimo in Italia il Paesaggio rurale di Sant'Egidio a Lecco (località  scelta dal Fai di Lecco)

 

Ecco i luoghi ai primi posti della classifica provvisoria della LOMBARDIA

Primo nella classifica (provvisoria) della Lombardia e quinto in quella nazionale è il Villaggio operaio di Crespi d'Adda, a Capriate San Gervasio: oltre diecimila i voti ricevuti per uno dei luoghi più affascinanti della provincia, riconosciuto nel 1995 Patrimonio dell'Umanità Unesco.

  • Villaggio operaio di Crespi d’Adda, Capriate San Gervasio (BG)
  • Santuario e Chiesa rupestre di San Vittore MartireBrembate (BG)
  • Circolo Combattenti e Reduci, Milano
  • Villa Mirabellino del Parco della Reggia, Monza
  • Cascina dei Poveri, Busto Arsizio (VA)
  • Plesso storico di San Michele, Torre de’ Busi (BG)
  • Cappella di San Rocco, Villongo (BG)
  • Corenno Plinio, Dervio (LC)
  • Eremo di Santa Caterina del Sasso Ballaro, Leggiuno (VA)
  • Strada della Forra, Tremosine sul Garda (BS)
  • Chiesa di San Lazzaro, Pavia
  • Chiesa di San Giorgio, Bottanuco (BG)

Corenno Plinio

"Corenno Plinio è un piccolo e suggestivo borgo medievale a pochi minuti da Dervio, di cui costituisce una frazione - si legge sul sito dei Luoghi del cuore Fai -  È un luogo incantato e rappresenta una vera chicca del lago di Como: camminando per le strette viuzze del centro e lungo le scalinate che dal castello portano al lago (alcune delle quali intagliate nella viva roccia) è impossibile non restare affascinati da questo piccolo borgo che traspira storia in ogni angolo. Il nome Plinio venne aggiunto solo nel 1863, dopo l’Unificazione d’Italia, perché si credeva che Plinio il Giovane, funzionario dell’Impero Romano e scrittore nato a Como, vi avesse posseduto quella villa che “posta su una rupe dominava il lago”. Corenno Plinio sorge su un promontorio a picco sul lago in cima al quale svetta il suo castello recinto, realizzato nel XIV secolo per volere della famiglia Andreani, che aveva avuto il feudo di Corenno dall’Arcivescovo di Milano Ottone Visconti sin dal 1277. Il castello venne costruito sui resti di fondazioni romane ed ha una pianta irregolare ma pressoché quadrata. Sono ancora visibili le due torri: a nord di forma quadrata e a sud a vela ovvero aperta al suo interno, che si affaccia sulla piazza Garibaldi e guarda la chiesa di San Tommaso di Canterbury. Il castello aveva la funzione di fortezza e raccoglieva la popolazione che vi si rifugiava in caso di attacco da parte degli invasori. La chiesa parrocchiale, dedicata a san Tommaso di Canterbury, sorge vicino al castello-fortificazione e quindi era probabilmente in origine una chiesa castellana, per questo motivo comunicava con la fortezza nella parte settentrionale. Nel 1966 un’importante opera di restauro ha portato alla luce parte degli affreschi votivi dipinti sulle pareti tra il Trecento e il Cinquecento. Sulla parete settentrionale un san Cristoforo e san Francesco (XV sec.) ed un'Epifania (XIV sec.) con frammenti di una Madonna del Latte (XV sec.). Sulla parete meridionale un Vescovo con gli Apostoli (XIV sec.), una Madonna in trono del 1538 e i due santi Apollonia e Gottardo. Davanti alla chiesa sono collocati i tre grandiosi monumenti funebri della famiglia dei conti Andreani: i primi due collocati ai lati del portale, il terzo addossato alle mura del castello. Si tratta di tre arche funebri del XIV sec. realizzate per membri della famiglia Andriani. Queste tombe costituiscono una particolarità del borgo di Corenno Plinio dato che non si riscontrano altri esempi sul territorio lariano. Appena sopra il borgo sono costruite le fortificazioni e le trincee della "Linea Cadorna", costruita per difendere le strade di accesso ai paesi del lago durante la Prima Guerra Mondiale e mai utilizzata, ed oggi perfettamente conservata e situata nei punti di maggior attrattività panoramica. Tali fortificazioni, essendo situate a un'altitudine di poche centinaia di metri, sono tra le poche tra tutte quelle costruite sull'arco delle Alpi ad essere facilmente visitabili lungo tutto l'arco dell'anno. Passeggiare a Corenno Plinio, borgo fortificato costruito nella roccia, nelle strette vie tra vecchie case, sotto ai portici, tra il castello e il lago è come fare un salto indietro nel tempo ed immaginare un passato ricco di eventi e vicende che sembrano ancora affiorare dalle mura. Un posto quasi sconosciuto ai più e forse anche per questo così unico ed indimenticabile".

Il Plesso storico di San Michele

"Avvolto nel verde, circondato da torrenti che ne scavano le rupi, giace una tra le più antiche strutture religiose della Valle San Martino. Torre de’ Busi, qui presente da secoli, posto in posizione strategica, sottoposto a rimaneggiamenti e ampliamenti che ne hanno cambiato e stravolto l’aspetto è il Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica. Importante luogo di preghiera richiamava non solo gli abitanti del Comune, ma per la Santa Messa domenicale i fedeli, giungevano da tutto il Comprensorio di Caprino. Il Plesso, è stato nei secoli musa per molti artisti che ne hanno pinto gli interni, i Cavagna, Capella, e gli esterni...le famose cascate della Sonna a San Michele, meta dei pittori Gozzi, Canella e Rosa. Ai giorni nostri è stato scelto come set per il film “Caso Mai” e le sue rupi, i suoi antichi muri, sono tele per gli amanti “dello scatto”. Negli anni ottanta dopo il crollo del tetto dell’ Oratorio, il Plesso fa parlare di sè, antichi affreschi vengono scoperti durante i lavori, salvaguardati e recuperati, ora sono visibili agli occhi di chi sale l’irta salita o discende per quelle antiche mulattiere".

"Ma cosa ha ancora da raccontare questo luogo? Poste sulla mulattiera che sale al Plesso, ad accogliere i pellegrini vi sono due statue, un Cristo che indica una via o come in Dante sembra dire “lasciate ogni speranza voi ch’entrate” e un San Michele, che posta la spada alla cinta, alza le mani al cielo. Due pose non convenzionali per l'iconografia della Chiesa, cosa raccontano? Quale è il disegno misterioso? Mentre nella Chiesa lo staccarsi casuale di parte dei calcinacci dai muri, ne sta ora portando alla luce delle pitture misteriose, perché nascoste? I vizi capitali, incatenati, appena visibili in cui balza subito all’occhio l’avarizia che è l’unica che volge lo sguardo dietro a tutti. Che sia questa una valle di avari? Ebbene sì, in un certo senso, qui siamo avari verso il nostro territorio, che amiamo, rispettiamo e nel possibile, conserviamo. Questo luogo però ora rischia di scomparire, la rocca nei secoli è stata posta a deterioramento, il portichetto è franato a valle più volte e più volte ricostruito ma, ad oggi la frana che da alcuni anni ne sta consumando e scavando i muri sottostanti, ora mette in pericolo anche la struttura della Chiesa che potrebbe con il portichetto finire nel fossato sottostante, portando con sè la propria storia e i propri misteri, che andrebbero perduti per sempre".

Paesaggio rurale di Sant'Egidio

"La località CAVAGNA si trova poco distante dal centro abitato di Lecco ed è raggiungibile tramite una stretta carreggiata che ascende dalla zona denominata Luera. Proprio la difficoltà di accesso ha fatto sì che il nucleo abitato di Cavagna si presenti ancora oggi come piccolo e incorrotto borgo rurale che conserva eccezionalmente intatto l'impianto settecentesco rilevato nel catasto teresiano (1720) dove è segnato con l'antica dizione di "Agna". Sviluppatosi attorno a un tratto di silenziosa mulattiera, il nucleo mantiene coerente la propria vocazione rurale ed è formato da un compatto gruppo di caseggiati di grande respiro strutturale e paesaggistico, in massima parte non ancora toccati da interventi di recupero invasivi".

. Tra gli edifici emerge la caratteristica "casa da nobile" appartenuta al poliedrico mercante Pietro Antonio Valsecchi (1707-1786), capostipite di fortunata prosapia di cartai e setaioli, il quale nobilitò la rustica casa paterna inserendo nello spesso muraglione di accesso al cortile un leggero e bellissimo portalino in pietra, coronato da una edicola con affresco votivo cifrato 1775. Ciò che rende eccezionale il contesto, in un territorio profondamente urbanizzato come quello di Lecco, è la sopravvivenza della vasta area agricola circostante Cavagna: un vero e proprio "oceano" verde che copre la morena laterale del Montalbano, formazione geologica a suo tempo studiata da Antonio Stoppani (tanto da essere raffigurata in un suo volume). Il vasto contorno agricolo di Cavagna è solcato da mulattiere e sentieri pedonali che sono passeggiata privilegiata e irrinunciabile dei lecchesi e di numerose famiglie che, a pochi passi dalla città, trovano un ambiente di incomparabili bellezza e respiro. L'eccezionalità del contesto di Cavagna ha fatto sì che nel vigente strumento urbanistico locale sia stato vincolato a "parco pubblico", scelta coraggiosa e al tempo stesso lodevole segno di una profonda sensibilità verso la tutela del paesaggio, inteso come valore collettivo e bene comune. Da Cavagna, per mezzo di un'antica mulattiera pianeggiante, si costeggia il versante fino alla località "Forni" da cui si scende fino alla località S. EGIDIO sopra Bonacina dove, al di là del torrente Caldone e isolata in un vasto prato, si trova l'omonima chiesa di origine antichissime, documentata dal XIII secolo. A semplice navata e con poderosa abside a emiciclo, conserva brani d'affreschi tra cui uno secentesco con i Re Magi. Situata lungo antico percorso, nel XV secolo era sede di un ospizio. Nonostante i lavori dei secoli più recenti, la struttura rimane quella di impianto medievale2.

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