"Lo sguardo e l'infinito", inaugurata a Valmadrera la mostra di Caline Dalberto
Allestita nello spazio espositivo del centro culturale Fatebenefratelli, sarà visitabile fino all'8 giugno

"La montagna sacra, Nosy Lonja, dove riposa un re. Il lago sacro di Anivorano infestato da coccodrilli, la foresta tropicale con i lemuri, i camaleonti, il fossa. I riti di stregonerie, malefiche e benefiche": sono i paesaggi, le storie, le tradizioni della sua terra natia, il Madagascar, ad influenzare profondamente l'arte di Caline Dalberto, attualmente residente ad Onno, la cui mostra, "Lo sguardo e l'infinito", è stata inaugurata oggi, sabato 10 maggio 2025, nello spazio espositivo del centro culturale Fatebenefratelli. L'esposizione, proposta dall'associazione Lumis Arte, con il patrocinio del Comune di Valmadrera e della Provincia di Lecco, sarà aperta al pubblico sino all'8 giugno. Alla sua presentazione era già stata dedicata una conferenza stampa lo scorso lunedì 5 maggio 2025 nella Sala Arancione del palazzo municipale.
"Lo sguardo e l'infinito", inaugurata a Valmadrera la mostra di Caline Dalberto
"Vogliamo che questo spazio espositivo del Fatebenefratelli sia ricco di energia e di colori - le parole del vicesindaco e assessore Raffaella Brioni - e Caline mi aveva già trasmesso tutta questa energia durante la sua scorsa esposizione, e, a distanza di anni, me ne trasmette ancora di più".
Una collaborazione, quella con l'associazione Lumis Arte, che si spera possa continuare, come ha sottolineato, in sede di conferenza stampa, l'assessore Marcello Butti, con la delega alla gestione del centro culturale Fatebenefratelli.

Ha preso quindi la parola il curatore della mostra, nonché vicepresidente dell'associazione Lumis Arte, Lorenzo Paolo Messina, che ha spiegato come, al primo incontro con l'Amministrazione per l'organizzazione della mostra, avesse subito pensato a Caline; l'artista aveva infatti già esposto le sue opere a Valmadrera, nella mostra "La lontananza", allestita sempre al centro culturale Fatebenefratelli nel 2017. Un'opportunità anche per riflettere - a distanza di otto anni - sul passato e sul presente dello spazio espositivo Fatebenefratelli, segnando anche un ulteriore aggiornamento dello spazio, con l'acquisto di nuove strutture perimetrali per l'allestimento delle opere. Spazio che è stato molto apprezzato dal curatore e dalla stessa artista.

"Si tratta di una mostra particolare perché è molto legata all'anima dell'artista - spiega Messina - La nostra associazione cerca di portare avanti delle mostre 'di ricerca', come in questo caso, in cui l'artista è sì del territorio, essendo residente a Onno, ma porta anche uno sguardo diverso sul mondo, grazie al suo vissuto in Madagascar e non solo".

D'altronde, un elemento fondamentale delle mostra è la "Montagna sacra", il Pan di Zucchero, montagna sacra "Fady" per i malgasci, che sorge al largo della baia di Diego Suarez, in Madagascar, luogo natale di Caline. E, come ha sottolineato il curatore, la montagna è spesso associata all'elevazione spirituale e all'ascesi, ma è anche "la rappresentazione della natura che resiste e si oppone allo sfruttamento umano"; un simbolo che calza a pennello nel territorio lecchese, circondato dai monti.

Le "Montagne sacre" e i "Graffiati"
Messina ha quindi illustrato le diverse sezioni che compongono la mostra: al primo piano si possono ammirare le "Montagne sacre", già esposte nella mostra del 2017; "Si tratta di un riferimento ad un paesaggio reale, dove però l'artista esprime tutte le sue emozioni, legate ai suoi ricordi d'infanzia - spiega il curatore - E' un grido d'amore verso la natura, legato sì ad un vissuto personale, ma nel quale tutti noi possiamo immedesimarci". "Questi quadri - commenta Messina - nascono da una malinconia legata al ricordo, verso una natura vista con lo sguardo di una bambina, con un fascino verso il mondo che mai più si ritroverà da adulti: solo l'arte è in grado di farci vivere questa esperienza di scoperta, ancora per una volta".
Segue poi la sezione dei "Graffiati", la più recente produzione artistica di Caline, inquadrabile nella categoria dell' "informale": un'esplosione di colori su cui l'artista interviene con il cacciavite e con la levigatrice da falegname. "C'è un elemento passionale, quasi di rabbia, in questi dipinti - spiega il curatore - La ricerca di sé nel quadro lega quest'opera al movimento informale, oltre che al suo essere 'senza forma'. Potremmo quasi definire queste opere come 'infinite'... 'in-definite', quanto meno. Queste opere ci danno uno sguardo verso ciò che rifiuta ogni definizione: mostrano un caos non definibile a parole, infinito". Opere dove però forse ognuno di noi può rispecchiarsi: "La mia tesi è che queste opere abbiano la possibilità di essere realmente 'universali': crediamo che nell'animo informale di Caline forse ci possiamo riconoscere tutti", aggiunge infatti il curatore.
Caline, "autobiografia poetica"
Dopo la visione di un video sul periodo trascorso da Caline in Madagascar, fino all'età di 16 anni, la parola è stata data all'artista stessa, che ha raccontato alcuni suggestivi episodi della sua avventurosa vita, e come questi abbiano influenzato la sua arte. Così scrive lei stessa nella sua "autobiografia poetica": "Sono nata il 3 dicembre in un ospedale militare a Diego Suarez, nel nord del Madagascar, all'epoca la più grande base militare dell'Oceano Indiano. La mia infanzia è stata impregnata di contrasti estremi: dolcezza e violenza climatiche duettavano con la dolcezza e la pacatezza del popolo Malgascio. Quella cultura animistica, i balli tribali, i canti, i luoghi sacri ("Fady"), mi hanno accolto e fanno parte del mio Io. Lasciare la mia terra è stato devastante: nonostante abbia vissuto in molti Paesi, tra cui quattro anni tra Guadalupe e Saint-Martin, sentendomi a casa, il mio cuore è là. Dipingo la mia sofferenza, la lontananza da un'isola in mezzo all'Oceano Indiano dove è nata la mia essenza". Caline ha poi rievocato un ricordo della sua infanzia: "Mio papà era un sognatore; quando ero piccola mi portava sul pick up in riva al mare con la luna piena; seduta sulle sue ginocchia guardavo questa montagna sacra, e lui raccontava una storia". Proprio questa montagna ha continuato a rappresentare per l'artista tutta la dimensione "del sacro, del misterioso, dell'intoccabile".

"Forse - conclude Messina - le opere di Caline sono potenti proprio perché non vogliono insegnare nulla. Dove i documentari non arrivano, dove le riflessioni sulla salvaguardia della natura non riescono a convincere, l'arte espressionistica-naturalistica lancia una sottile emozione, un piccolo messaggio di amore verso la natura... Perché l'arte è un gioco di emozioni e di immagini, prima che essere un luogo del pensiero e del messaggio sociale: è espressione di profonde pulsioni, non di giusti ma astratti ragionamenti". La stessa Caline scrive infatti sulla sua arte: "Le pennellate sono larghe e si gettano in un modo impetuoso sulla tela, senza pensare: intuitive, rapide, impulsive, nervose. Mosse da una tensione ineludibile fra realtà e sogno, non esiste spazio per la razionalità, per il pensare prima di agire".
Il calendario di apertura della mostra
Come anticipato, l'esposizione sarà visitabile fino all'8 giugno nei giorni e negli orari di apertura della Biblioteca, quindi dalle 14 alle 19 lunedì, mercoledì e venerdì; dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 17 martedì, giovedì e sabato. I visitatori dovranno recarsi al banco della Biblioteca per ottenere l'accesso alla mostra; in aggiunta, come apertura straordinaria, l'artista e/o l'associazione Lumis Arte saranno presenti martedì, giovedì, sabato e domenica dalle 17 alle 19 per illustrare la mostra ai visitatori. Sarà inoltre possibile organizzare visite guidate con le scuole e attività collaterali intorno all'esposizione.
Per informazioni sulla mostra e sulle attività di Lumis Arte consultare il sito https://lumis-arte.jimdosite.com/
La locandina della mostra:
Tutte le foto della mostra:




















