il sommo poeta in dialetto

“L’Infernu”: Dante… “in del nòst dialètt”. Un piccolo capolavoro l’opera di Magistris e Dell’Oro, illustrata da Sozzi

Presentata al centro culturale Fatebenefratelli di Valmadrera. Il ricavato dalla vendita dei volumi sarà devoluto al fondo "Ultreya - In cammino con Luca"

“L’Infernu”: Dante… “in del nòst dialètt”. Un piccolo capolavoro l’opera di Magistris e Dell’Oro, illustrata da Sozzi

“Un’opera che rappresenta un unicum su tutto il territorio”, così è stata definita “La Divina Cumedia – L’Infernu in del nòst dialètt”, l’opera dei valmadreresi Gianbattista Magistris e Vincenzo Dell’Oro con le tavole di Romeo Sozzi, presentata stamattina, sabato 6 dicembre 2025, al centro culturale Fatebenefratelli. Il ricavato dalla vendita dei volumi verrà devoluto al fondo “Ultreya – in cammino con Luca”, dedicato a Luca Magistris, figlio di Gianbattista, affermato medico scomparso nel 2010.

“L’Infernu”: Dante… “in del nòst dialètt”. Un piccolo capolavoro l’opera di Magistris e Dell’Oro, illustrata da Sozzi

“Un unicum su tutto il territorio, realizzato in una forma solenne, in 100 copie di pregio”, ha detto l’assessore Antonio Rusconi. Il libro, infatti, è stato stampato dall’Editoria Colombo di Valmadrera con materiale pregiato, dalla seta alle rifiniture in oro. “L’opera – ha proseguito Rusconi – si propone di custodire il dialetto. Custodire significa mettere al riparo, salvare qualcosa, perché il dialetto è una risorsa: certe parole in dialetto non riusciremmo mai a tradurle con un’unica espressione in italiano”.

L’assessore Antonio Rusconi

“Non è una traduzione in dialetto, ma una rielaborazione dell’Inferno dantesco, una nuova poesia”, ha sottolineato l’assessore, ricordando poi l’analogia tra la Divina Commedia – metaforico viaggio verso la salvezza – e il fondo “Ultreya – in cammino con Luca”, a cui verrà devoluto il ricavato dalla vendita delle copie, che rimanda sempre all’idea del viaggio. “Ogni giorno è un viaggio, e la scommessa di questo libro è coniugare la letteratura più alta con le radici della nostra terra e della nostra comunità”.

Rusconi ha poi ricordato le diverse pubblicazioni di Magistris e Dell’Oro, l’ultima delle quali è “La Valmadrera segreta”, e come l’Inferno dantesco sia legato al nostro territorio anche da una particolare curiosità: il primo film sull’Inferno fu infatti girato nella zona di Parè, nei pressi della vecchia Fornace. E poi, sulle illustrazioni curate da Sozzi, Rusconi ha detto: “Illustrare deriva dal latino, che significa dare lustro, dare fama. Romeo nasce come pittore, e ora continua per diletto”. Fondatore della nota azienda Promemoria, Sozzi, ha sottolineato l’ex sindaco, “è il valmadrerese più conosciuto al mondo”.

Magistris ha quindi ripercorso l’iter di realizzazione del volume, nel quale Dell’Oro si è occupato del testo in dialetto, mantenendo gli endecasillabi e le rime incatenate dantesche, salvo rare eccezioni, con la supervisione di Gianfranco Scotti che ha fornito qualche dritta sulla “grammatica dialettale”. Magistris invece si è occupato della prosa in italiano, traducendo la parafrasi di stampo ottocentesco cui si sono ispirati nell’italiano moderno, consultando diversi testi critici della Commedia, aiutato dalla nipote, giornalista professionista, e dalle figlie.

Gianbattista Magistris

Sozzi ha raccontato la difficoltà di rappresentare le scene dell’Inferno dantesco sulle sue tavole, “fatte di getto, la notte o il mattino presto… tante sono state strappate”. Sottolineata soprattutto la tavola con l’illustrazione del Conte Ugolino, particolarmente espressiva.

La tavola che rappresenta la torre del Conte Ugolino

“Non ho più la mano che avevo una volta – ha concluso Sozzi – ma disegnare senza limiti, usando la fantasia, mi ha sempre fatto sognare, e sono contento che Magistris mi abbia affidato questo compito”. Le tavole di Sozzi sono esposte in una mostra inaugurata oggi, contemporaneamente alla presentazione dell’opera, nella sala FBF del centro culturale Fatebenefratelli, aperta ai visitatori oggi, sabato, dalle 15 alle 18, e domani, domenica, dalle 10 alle 18.

Romeo Sozzi

Un piccolo capolavoro, sia per il contenuto che per l’estetica; un’opera che ha rappresentato “una sfida ad armi impari”, come ha sottolineato Dell’Oro: “Imprigionare la lingua di Dante nel nostro limitato dialetto, consapevoli di quanto fosse un tentativo rischioso”.

Vincenzo Dell’Oro

Dell’Oro ha poi fatto notare una curiosità: l’Inferno è costituito da 34 mila parole. In una ricerca effettuata sul poeta valmadrerese Achille Dell’Oro, praticamente l’unica fonte scritta del dialetto valmadrerese, è emerso che la sua produzione poetica è composta da circa 34 mila parole. “Ad Achille sono servite 34 mila parole per descrivere il mondo della sua Valmadrera di inizio Novecento, mentre a Dante un numero uguale solo per descrivere l’Inferno. Forse se avessimo tentato di tradurre anche il Purgatorio e il Paradiso ci saremmo dovuti fermare sulla sponda dello Stige…”.

Infine, un’ultima considerazione: “Il tono aulico e maestoso di Dante, attraverso la lente del dialetto valmadrerese, diventa più familiare e colloquiale, quasi un racconto fantastico che i nostri vecchi narravano ai bambini davanti al camino… Solo che la storia non inizia con C’era una volta, ma con Nel mezzo del cammin di nostra vita“. E, su questa riflessione finale, Dell’Oro ha declamato i primi versi dell’Infernu suscitando lo stupore e l’ammirazione dei presenti.

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