"Quel volto può essere di Leonardo": scoperta di due collezionisti lecchesi FOTO
Due collezionisti lecchesi sono entrati in possesso di un ritratto che potrebbe raffigurare un Da Vinci trentenne dallo sguardo sfuggente
Non si placa, a distanza di cinquecento anni dalla sua morte, la curiosità sulle tante ombre che ancora offuscano la figura di Leonardo. Da Vinci appassiona, intriga per la sua genialità, le sue opere e per quel volto che rimane ancora un mistero. Un enigma che non trova soluzione. Il dibattito e gli studi sulle fattezze del maestro toscano si perdono nella notte dei tempi senza che uno di questi potesse imporsi sugli altri. Grazie ai coniugi Silvia Gallo e Massimo Mazzoleni anche Lecco potrà dire la propria in merito. I due collezionisti lecchesi, infatti, sono entrati in possesso di un disegno che potrebbe ritrarre proprio Leonardo.
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"Quel volto può essere di Leonardo": scoperta di due collezionisti lecchesi
L’uomo raffigurato non dimostra più di trent’anni, ha barba e capelli rigogliosi, fissa lo spettatore ma il suo sguardo è pensoso e sfuggente. Certezze assolute non ve ne sono ancora, ma in attesa di ottenere risposte più o meno approfondite i coniugi hanno presentato l’opera nei giorni scorsi nella sala conferenze di Confcommercio.
In omaggio alla città «I sovrani delle Grigne», come li chiamano gli amici per la grande quantità di opere raccolte nella loro collezione privata, hanno voluto che il disegno prendesse il nome di «Il ritratto di Lecco». La famiglia Gallo-Mazzoleni non è studiosa d’arte, ma al momento dell’acquisto di una collezione di sette disegni su carta, tra cui il papabile Leonardo, tra il marzo e il settembre 2019, ha deciso di intraprendere una «vera avventura» alla scoperta dei significati celati dietro quel volto in sanguigna (una delle tecniche più popolari nel Rinascimento).
Il volto di Leonardo? Parola agli esperti
I primi ad essere interpellati sono stati due esperti vinciani statunitensi: il professor Jean-Pierre Isbouts e lo scrittore e documentarista Christopher Heath Brown. Entrambi hanno lodato il potere espressivo del tratto e hanno convinto i collezionisti ad andare a fondo della questione, sicuri della portata artistica dell’opera. «Complimenti per la scoperta di questo lavoro, che siamo sicuri delizierà il mondo dell’arte!» hanno scritto in una lettera indirizzata ai coniugi lecchesi. Dello stesso parere si è espresso il professor Nicola Barbatelli, scopritore delle tracce lasciate da Leonardo nel sud Italia: «Si tratta sicuramente di un ritrovamento interessante e stimolante. L’attribuzione del volto rimane comunque ancora molto incerta. L’ipotesi che rappresenti il volto del Maestro è avvalorata tanto quanto quella che possa trattarsi di una copia di un più antico ritratto prodotto da un allievo di Da Vinci, forse il Caprotti».
Un’altra tesi è che l’uomo raffigurato possa essere nientemeno che Cristo
Un’altra tesi è che l’uomo raffigurato possa essere nientemeno che Cristo. Sarà compito della critica e degli studiosi stabilire la verità, processo arduo quando ci si imbatte nell’inafferrabilità del genio toscano. Ma Gallo e Mazzoleni hanno accettato la sfida e dedicato l’estate ad incontrare esperti, visitare centri restauro e reperire più informazioni possibili. I proprietari hanno chiesto il supporto di tre laboratori di restauro della carta al fine di essere certi della datazione del proprio acquisto.
Sia il Centro per il Restauro di pergamene e libri antichi inserito nel Monastero Benedettino di San Pietro di Sorres (nella Sardegna del nord), sia i laboratori diretti dalla professoressa Cinzia Paraboschi a Monza e da Francesco Paolo Rizzo a Canzo, hanno concordato nel collocare il disegno tra il 1600 e il 1700. E’ stato attestato anche un restauro riconducibile alla seconda metà del Novecento.
Nuove indagini di approfondimento
«Sono risultati preliminari ma incoraggianti – è il commento soddisfatto di Massimo Mazzoleni – Nei prossimi mesi o anni questi dovranno essere sicuramente sottoposti a nuove indagini di approfondimento ma, trovandoci nel pieno dei festeggiamenti riservati a Leonardo, ci sembrava doveroso, come famiglia e come lecchesi, rendere pubblico il nostro ritrovamento». La proiezione, i cui primi passi sono già stati tracciati, è che Lecco diventi meta culturale non solo per il Manzoni, ma anche per i legami che ha intrecciato con Da Vinci. «E’ un rapporto, quello tra la nostra città e il Maestro, che è stato troppo poco valorizzato. Io per primo sono approdato nel mondo leonardesco per caso e, con mia moglie, ne sono stato catturato. Sarebbe bello studiare con più attenzione il rapporto tra le nostre montagne e Leonardo, magari con lo scopo di creare un rifugio-museo».