diciannovesimo racconto

Le Stelle sul Soffitto: la bellezza che chiede responsabilità

Un'altra luce quella che si accende oggi in questo firmamento digitale che in primavera diventerà anche cartaceo.

Le Stelle sul Soffitto: la bellezza che chiede responsabilità

La bellezza e il cambiamento autentico non possono essere posseduti, sfruttati o trasformati in spettacolo; esistono solo se diventano responsabilità quotidiana: ce lo ricorda con passione il racconto di oggi, 19 dicembre 2025.

La diciannovesima storia  della raccolta Le Stelle Sul Soffitto ci apre davvero un mondo, ci meraviglia, ci fa riflettere ci spinge a capire che la bellezza va rispettata, custodita, non usata. Un’altra luce quindi quella che si accende oggi in questo firmamento digitale che in primavera diventerà anche cartaceo.

E’ già possibile ordinare il libro che sarà arricchito di immagini di  illustratori d’eccezione: così facendo si sostiene il progetto “Gaza Chiama, Lecco Risponde”, portando sollievo e nuove possibilità là dove ce n’è più bisogno: nella tenda-scuola di Nuseirat, dove l’ingegnere Mohammed Nassar, con un impegno straordinario, offre istruzione e accoglienza a circa 200 bambini, piccoli germogli di un futuro possibile. Per tutte le informazioni CLICCA QUI 

 

Le Stelle sul Soffitto: la bellezza che chiede responsabilità

Blu come un papavero

di Francesca Negri

A Zugno il sole era sorto come ogni mattino, con poca luce e minor voglia. I muri gonfi di crepe si scambiavano occhiate rassegnate; i balconi stendevano lenzuola come bandiere di resa; i cassonetti rigurgitavano la spazzatura di settimane.

Corrado camminava verso scuola ricurvo sotto lo zaino consunto dei fratelli, eredità sudata di almeno quattro cicli di elementari. Gli occhi a terra, contava le lattine accartocciate ai lati della strada. Girato l’angolo, la signora Rosa aprì la finestra al primo piano. Vestaglione di flanella, sigaretta al labbro, gracchiò: “Vai a imparare il mondo, scienziato?” e gli sganciò la cenere in testa. Lo faceva sempre. Lo faceva apposta. “Grazie del pensiero” mormorò il ragazzo, e tirò dritto verso il parco. Disteso sulla panchina di legno marcio, lo aspettava Giampi. L’odore di vino e piscio lo precedeva da metri.  CONTINUA A LEGGERE QUI