Un viaggio fotografico nell’umanità dietro le sbarre: sedici ritratti di detenuti colti da Gian Maria Zapelli in gesti e sguardi che parlano di dignità e riconciliazione. La sala auditorium di Officina Badoni a Lecco, dal 4 al 27 settembre 2025, ospiterà la mostra fotografica «Gli anni smarriti»: lontano dalla tradizione di fotografia carceraria, questo progetto sceglie di raccontare la persona oltre il reato, cogliendo sorrisi, sguardi e gesti che appartengono a una comune umanità.
“Gli anni smarriti” in mostra all’Officina Badoni
L’intento è quello di abbattere il muro che separa i carcerati dal resto della comunità, invitando a riflettere sulla dignità e sulla possibilità di riconciliazione. Le fotografie non cercano il dramma, ma restituiscono un volto quotidiano, fatto di fragilità e speranza. L’iniziativa ha preso forma all’interno della Casa Circondariale di Lecco, dove la direttrice Luisa Mattina ne ha sostenuto il valore umano e sociale.
Diversamente da una lunga tradizione di fotografia di carcere, nella mostra di Zapelli non viene raccontato il dolore e la fatica emotiva della detenzione. «Questo progetto è ispirato da una convinzione: che una persona non sia definita solo dal suo reato, per il quale deve giustamente scontare una pena. Vi è una polifonia umana in ognuno più articolata e ricca delle singole azioni che si compiono», spiega Gian Maria Zapelli.
«Da questa prospettiva l’intento è di infrangere il muro che separa un carcerato dalle altre persone, allontanato, per il suo reato e la detenzione, in una distanza sociale e psicologica che lo rende totalmente estraneo come essere umano, non solo colpevole. Il progetto si propone di testimoniare persone più grandi del reato che hanno commesso». Giovedì 4 settembre alle ore 18 si terrà l’inaugurazione della mostra.