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Gianni Amelio chiude alla grande la prima edizione del Lecco Film Fest FOTO E VIDEO

Grande successo per la serata che ha coronato la kermesse

Gianni Amelio chiude alla grande la prima edizione del Lecco Film Fest FOTO E VIDEO
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Auditorium della Casa dell'Economia  gremito (nel pieno rispetto delle regole anticovid, naturalmente) per Gianni Amelio, ospite d’onore dell’ultima serata del Lecco Film Fest domenica 2 agosto, al punto che si è reso necessario organizzare la diretta in streeming in sala Ticozzi per accontentare tutti i presenti.

 

Gianni Amelio chiude alla grande la prima edizione del Lecco Film Fest

“Dimentichi di parlare di Albert Camus e parli di sè” : questa la frase che la figlia dello scrittore ha detto ad Amelio e che gli ha consegnato la libertà del racconto e gli ha permesso di immedesimarsi in quel bambino che come lui era stato povero e cresciuto da due donne, la mamma e la nonna.

Un Gianni Amelio incontenibile ha raccontato numerosi aneddoti sul film, a cominciare dalla ricerca della protagonista femminile scelta tra i volti sconosciuti di un paesino alla periferia di Parigi; ha parlato del suo rapporto con il cinema, del suo amore per questo mestiere, e della storia della sua famiglia, dalla povertà dei primi anni, alla scomparsa di suo padre, partito per l’Argentina per cercare il suo di padre, cioè il nonno di Amelio che nel frattempo si era fatto un’altra famiglia, e tornato solo dopo molti anni.

“Le mie ossessioni sono la mia infanzia senza padre e l’immigrazione e sono tutte nei miei film ci sono”, ha spiegato Amelio, ed ha proseguito raccontando l’adozione di suo figlio che oggi è direttore della fotografia ma che 25 anni fa era un pastore .

La grande passione

Amelio ha trasmesso la grande passione per il suo lavoro: “un lavoro privilegiato – ha detto – che farei pure pagando”. Ha ricordato i tempi di quando faceva l’insegnate, senza essere ancora laureato, l’anno successivo alla maturità, giudicandolo il più difficile.

Pisacane lo ha poi interrogato sulla posizione delle donne nel cinema. ”Viviamo in un modo maschilista – ha ammesso –ma nel tempo le donne hanno conquistato alcuni spazi. Io dico che il minimo comune denominatore devono essere la parità, la dignità ed il rispetto. Se dipendesse da me non ci sarebbe distinzione di genere in nessun campo. Certo nel cinema si limita la presenza femminile alla stagione della bellezza. Mentre per gli attori è diverso, invecchiando diventano sempre più popolari, soprattutto se comici. Ma non dobbiamo lamentarci dobbiamo agire: dobbiamo combattere. Nel lavoro dobbiamo essere bravi, non donne o uomini”. Pisacane ha poi letto la lettera della figlia di Camus, Catherine: che lo ringrazia per il pudore, la franchezza della direzione artistica e la giusta distanza, una lettera piena di stima.

La proiezione del film ha incantato i presenti che hanno regalato un fragoroso applauso al termine, un omaggio al regista in sala.

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Chiara Ratti

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