È Marco Balzano con “Bambino” (Einaudi) il vincitore del Premio Letterario Internazionale Alessandro Manzoni – Città di Lecco al Romanzo Storico, organizzato da 50&Più Lecco. Lo ha decretato lo spoglio dei 135 voti della giuria popolare svoltosi nella serata finale sabato 25 ottobre in Sala Ticozzi alla presenza del notaio Federica Croce.
È Marco Balzano con “Bambino” (Einaudi) il vincitore del Premio Letterario Internazionale Alessandro Manzoni
Tre i finalisti individuati dalla giuria tecnica (presidente Ermanno Paccagnini, Sara Chiappori, Mattia Conti, Stefano Motta e Mauro Novelli), oltre a Marco Balzano erano in lizza Erica Cassano con “La grande sete” (Garzanti) e Wanda Marasco (Neri Pozza) con “Di spalle a questo mondo”, già romanzo vincitore del Premio Campiello.
Lo spoglio dei voti dei giurati popolari, segnalati dalle librerie del territorio e da 19 gruppi di lettura, è avvenuto mentre Stefano Motta intervistava i tre autori sul palco. Motta ha guidato il numeroso pubblico in sala alla scoperta delle officine creative dei tre protagonisti, mettendo a nudo la loro idea di letteratura ed il rapporto con la scrittura e i personaggi.
“Mi piace abitare la letteratura per raccontare quello che si tende a nascondere – ha spiegato Balzano – il confine orientale è uno dei luoghi più rimossi, Trieste è una città complessa, l’unica con un campo di sterminio. Non ho un legame biografico con la città: credo però che uno stato e una democrazia stiano bene quando si ha la libertà di interrogare la storia e a Trieste è necessario”. Il romanzo di Balzano racconta la vicenda umana di Mattia, uno “che sta dalla parte sbagliata”, la cui esistenza vissuta da cane sciolto, con una “ferocia da boia”, è scandita da un implacabile conto alla rovescia tra guerra, fascismo e foibe.
“La scommessa era questa: capire se era possibile empatizzare con un “cattivo”, uno che non si lascia salvare. Nella vita occorre volere che ti salvino, che a farlo sia l’incontro con un maestro e o un amore, quel che conta è desiderare di essere salvati, altrimenti tutto è inutile – ha proseguito – Perché il bene è libertà, puoi farne di più o smettere di farlo, invece il male ti invischia in una spirale in cui se va bene rimani solo, se va male incontri qualcuno più spietato e più forte di te”.
Di tutt’altro sapore “La grande sete”, il romanzo d’esordio della Cassano, giovane autrice diplomata alla Scuola Holden. Ambientato a Napoli nel 1943, racconta la vicenda di Anna che si trova ad affrontare un periodo complesso in cui si era deciso che di Napoli, prima città liberata, non dovesse restare che “fango e cenere”. Il romanzo è ispirato al diario di Anna, nonna dell’autrice, che ha realmente vissuto quei giorni. “Ma la sete non è solo quella fisica, è una sete più grande che parla di libertà e indipendenza”, chiarisce l’autrice.
Napoli è anche lo sfondo di “Di spalle a questo mondo”, romanzo di Wanda Marasco ispirato al racconto della vita di Ferdinando Palasciano, primo chirurgo a proclamare il principio di neutralità dei feriti di guerra, e della moglie Olga. Uno sguardo originale su una vicenda umana che ha tratti di contemporaneità e valori universali.
“È la voce di uomo che ha la forza di dire “io non ci sto” – spiega l’autrice – che non vuole essere compromesso, un “Gino Strada” del suo tempo, e di Olga che è il ritmo, il bullone della storia, è la “misericordia”, una maternità universale che accoglie anche Ferdinando”.
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