Oggi, martedì, filosofo Sini a Lecco
Appuntamento oggi, martedì, 4 febbraio 2020, alle 16.30 al polo lecchese del Politecnico
Dialogo tra discipline per conoscere il reale con il Filosofo Sini a Lecco. Di fronte alla crescente frammentazione dei saperi e specializzazione delle professioni, la proposta di una formazione transdisciplinare, che metta in interazione ambiti di ricerca e competenze che di solito non comunicano (arte e tecnologia, scienze naturali e pratiche sperimentali, discipline sociali e filosofia), può contribuire a delineare un orizzonte alternativo all’inefficacia dei particolarismi e alla sterilità dell’omologazione culturale. Questa è la proposta, inedita e per molti versi controcorrente, che da cinque anni Mechrí / Laboratorio di filosofia e cultura sviluppa presso la sua sede milanese.
Il Filosofo Sini a Lecco
Nell’incontro organizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano, per iniziativa del Prorettore delegato del Polo territoriale di Lecco Manuela Grecchi, oggi, martedì, 4 febbraio 2020, alle ore 16.30 (campus di via Previati, aula B.01, edificio 09), Mechrí presenterà gli esiti dei percorsi condotti fino a qui. Al seminario, aperto all’intera cittadinanza, interverranno il filosofo Carlo Sini (accademico dei Lincei e direttore scientifico di Mechrí), Gabriele Pasqui (docente di Politiche urbane nella Scuola di Architettura del Politecnico di Milano e membro del Comitato scientifico dell’Associazione) e Florinda Cambria (docente di Antropologia filosofica all’Università dell’Insubria e presidente di Mechrí).
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Dialogo tra discipline per conoscere il reale
Il tema della transdisciplinarità si affaccia direttamente sulla questione della progettazione e costruzione di spazi ideali e fisici condivisi, entro i quali sia possibile governare e mettere a frutto differenti linguaggi, tradizioni, competenze: spazi all’altezza della complessità e della ricchezza insite nelle attuali forme del vivere urbano. Punto di partenza per la discussione sarà il recente volume collettaneo «Dal ritmo alla legge» (Milano, 2019), nato dalla collaborazione con la casa editrice Jaca Book, presso la quale è in corso un piano di pubblicazioni periodiche che si affiancano al sito on line www.mechri.it, dove vengono regolarmente documentati i lavori dell’Associazione.
La diffusione del sapere
L’accessibilità alle più avanzate riflessioni che le multiformi conoscenze del nostro tempo stanno sviluppando può essere garantita da una diffusione del sapere che non sia sommaria divulgazione, né richieda competenze specialistiche, ma contemperi la varietà dei linguaggi e l’efficacia del loro comune basamento. Tale basamento non è un’ulteriore conoscenza disciplinare né un dedalo di linguaggi settoriali, ma è la continuità osmotica che lega il cammino dei saperi a quello della vita di tutti e di ciascuno, nel loro reciproco mutare e transitare.
Il linguaggio
Come la vita, anche il linguaggio (ogni linguaggio) è un transito, una continua trasformazione di quel che facciamo in quel che sappiamo e viceversa. Spesso però dimentichiamo che, nell’uso, a mutare non sono solo gli oggetti linguistici (ciò che diciamo), ma anche le forme viventi che ad essi sono soggette (noi stessi in quanto soggetti parlanti). In quel che sanno e dicono, tutti i soggetti sono messi in gioco nella loro postura, nel loro modo di abitare le proprie discipline, che si chiamano così anche perché regolano i comportamenti, vincolando le possibilità e definiscono normativamente ciò che può e non può essere detto, fatto e scritto. Il tema della legge si apre così ai sensi molteplici in cui si declina la nozione di nomos come misura e ritmo che dà forma al vivente. Quel che più importa, in una formazione transdisciplinare, è perciò la relazione indissolubile e mobile che lega (vincola e regola) certi contenuti a certe forme o, più precisamente, certi oggetti di sapere a certe pratiche di vita e modalità di soggettivazione.
Interazione transdisciplinare
Tale esercizio è la premessa per quel processo di reciproco contagio che dà accesso all’interazione transdisciplinare: un modo per stare lì dove si è, nella particolarità del proprio sapere, aprendosi però alla sua (alla propria) vitale metamorfosi. La scommessa è che ciò costituisca un incremento di efficacia non solo per quel che si sa, ma anche per quel che se ne fa.