Antonio Ligabue e l’arte degli Outsider: a Lecco una mostra sul complesso legame tra arte e follia
Un viaggio nelle vite tormentate e straordinarie di artisti che, tra manicomi e visioni, hanno trasformato la sofferenza in capolavori fuori dagli schemi.

Dal 13 giugno al 2 novembre 2025, le sale del Palazzo delle Paure a Lecco ospiteranno una mostra unica dedicata al rapporto profondo e tormentato tra arte e follia. Intitolata Antonio Ligabue e l’arte degli Outsider, l’esposizione, curata da Simona Bartolena e promossa da ViDi cultural e Ponte43 in collaborazione con il Comune di Lecco e il Sistema Museale Urbano Lecchese, propone un viaggio intenso attraverso le vite e le opere di alcuni tra i più significativi artisti italiani del Novecento, segnati dall’esperienza del manicomio o da percorsi creativi fuori dagli schemi.
Antonio Ligabue e l’arte degli Outsider: a Lecco una mostra sul complesso legame tra arte e follia
Al centro del percorso espositivo c’è Antonio Ligabue, “Toni al matt” per gli abitanti della Bassa padana, regione dove visse gran parte della sua vita. La mostra celebra i sessant’anni dalla scomparsa dell’artista (avvenuta nel 1965) e ne presenta 14 opere, tra cui capolavori che ritraggono belve feroci, paesaggi rurali, autoritratti e scene di vita contadina. Opere come Giaguaro con gazzella e serpente (1948) e Leonessa con zebra (1959-60) raccontano la sua visione intensa e primitivista, ben lontana dall’etichetta riduttiva di naïf che per troppo tempo ne ha oscurato la profondità espressiva.
La mostra non si limita a Ligabue, ma offre anche una ricca panoramica sull’arte degli outsider: artisti che hanno vissuto esperienze traumatiche legate alla salute mentale e che hanno saputo trasformare il dolore in linguaggi artistici originali e potenti. Tra loro spiccano nomi come Filippo de Pisis, pittore e poeta la cui produzione, segnata dal malessere interiore e dall’internamento nella clinica Villa Fiorita di Brugherio, è testimoniata da struggenti nature morte e paesaggi.
Il percorso prosegue con artisti come Mario Puccini, definito “un Van Gogh involontario”, la cui esperienza nel manicomio di Siena ha segnato una svolta nella sua pittura; Gino Sandri, illustratore e disegnatore di raffinata sensibilità, la cui produzione racconta l’umanità ai margini della società; e Rino Ferrari, che nelle stanze dell’ospedale psichiatrico ha trovato modo di esprimere la tragedia della vita e della morte.
Non mancano Carlo Zinelli, tra i maggiori rappresentanti dell’Art Brut italiana, e due figure meno note ma altrettanto significative, Pietro Ghizzardi ed Edoardo Fraquelli, che con le loro opere portano lo spettatore a riflettere sulla complessità del rapporto tra espressione artistica e fragilità psichica.

L’inizio della mostra è affidato a un’installazione di Giovanni Sesia, artista contemporaneo che ha indagato con forza e sensibilità il tema degli internati nei manicomi, utilizzando fotografie d’archivio come spunto per una riflessione sul dolore umano e sull’arte come forma di riscatto.
Simona Piazza, assessora alla Cultura del Comune di Lecco, sottolinea l’importanza di questa esposizione: “Secondo appuntamento del ciclo Grandi mostre 2025-2027, questa mostra mette l’arte al centro della scena culturale lecchese, invitando cittadini e turisti a scoprire storie di creatività straordinaria, nate anche dalle difficoltà più profonde.”
Accompagna l’esposizione un catalogo realizzato da Ponte43 per ViDi cultural, che approfondisce la biografia e le opere degli artisti, offrendo uno strumento prezioso per comprendere la complessità del legame tra arte e follia.