Antonio Albanese, un uomo d'acqua dolce che accende il fuoco sul Lecco Film Fest
“Questa città è stata sonnolenta sotto il profilo culturale, inutile negarlo, ma se lo merita un festival così ed un nuovo cinema perché i lecchesi sono così: quand ghe de laurà se laura”
Doppio appuntamento con Antonio Albanese al Lecco Film Fest il 30 luglio: alle 16 ha inaugurato il Cinema Aquilone con la proiezione degli episodi 1 e 2 di Topi “il mio gioiellino”, come ha detto lui stesso durante la presentazione, alle 18 è stato protagonista di un’intervista “confessione” con Federico Pontiggia, critico della Rivista del Cinematografo.
Antonio Albanese, un uomo d'acqua dolce che accende il fuoco sul Lecco Film Fest
Travolgente, esplosivo, divertente, Antonio Albanese ha letteralmente “tenuto banco” ed ha firmato la porta del cinema Aquilone: “Sono emozionato - ha detto - stiamo partecipando a un evento straordinario, incredibile. Quando a Riccione alle “Giornate di cinema” ho detto che venivo a Lecco per inaugurare un cinema si è sentito un “ohhh” di sorpresa ed ammirazione, praticamente un miracolo. È Importante avere uno spazio dove condividere le proprie emozioni, fare teatro e terapia, scoprire la meraviglia, inventare cose”. Spazio poi a Topi, alla seconda serie. “E’ un mio progetto, dalla scrittura alla regia e ne sono orgoglioso. Nasce dalla rabbia: mi dava fastidio che i criminali in qualche misura venissero mitizzati. Così ho creato una famiglia di ignoranti, un padre di famiglia, Sebastiano, che è un deficiente. L’ho voluto ridicolo, come sono in realtà questi criminali. Ho usato la metafora del sottosuolo. Il messaggio che vorrei passasse è che il lavoro è vita, è meglio dell’illegalità”.
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E dopo il cinema Aquilone nuovo bagno di folla per il comico, ma l’espressione è riduttiva, di origine Olginatese. Tutto esaurito e pubblico anche fuori dalle transenne per l’appuntamento in piazza XX Settembre.
Qui Albanese è incontenibile: “Ho un’emozione incredibile: ho attraversato questa piazza un migliaio di volte, ci venivo col Ciao, qui c’è la mia acqua, qui ho imparato a nuotare, questa comunità ha consentito a mio padre di farsi una famiglia, da immigrato. Sono cose che non si dimenticano”.
Poi arriva una ruvida carezza: “Questa città è stata sonnolenta sotto il profilo culturale, inutile negarlo, ma se lo merita un festival così ed un nuovo cinema perché i lecchesi sono così: quand ghe de laurà se laura” e poi via, a ruota libera, provocato dalla domande di Pontiggia.
Il primo film di Antonio Albanese
Ha ripercorso la sua carriera, i 25 anni di “Uomo d’acqua dolce”; l’esperienza di “come un gatto in tangenziale” ha che ha “trasformato Coccia di morto, una località sulla costa laziale non proprio alla moda in una località balneare. Ci sono veri e propri pellegrinaggi, e ha fatto scoprire ai romani quartieri che non conoscevano, come Bastogi”.
Perego
Poi ancora battute, con la maschera dell’industriale Ivo Perego, nato proprio qui e rivelazioni sul futuro “sto pensando di tornare a girare qui”; e sul destino delle quattro galline ovaiole acquistare durante il lockdown: “Le ho date ad un contadino, le guardava e già vedeva quattro bolliti, ma… è arrivata prima la volpe”.
Epifanio
C’è tempo anche per una battuta a distanza con gli occupanti dell’ultimo piano di fronte a palazzo delle paure, che si sono goduti da li lo show: “Allora come va lassù? Chissà quanto avete pagato al metro quadro. E poi se buttate giù qui (e indica palazzo delle paure) vedete anche il lago”.
Al termine Albanese è stato letteralmente sommerso dall’affetto dei lecchesi e degli amici di Olginate che ha riabbracciato con vero affetto, a cominciare da Italo Bruseghini. Un vero e proprio ritorno a casa.Chiara Ratti