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A Villa Monastero una collezione archeologica di eccezionale valore

Acquisiti i 200 reperti della famiglia Catalocchino che diventeranno fruibili entro un anno a Varenna. Proseguono anche gli studi sulle ceramiche appartenenti al Forte di Fuentes

A Villa Monastero una collezione archeologica di eccezionale valore
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Firmato il protocollo d'intesa tra Provincia di Lecco e Ministero della Cultura che permetterà l'esposizione permanente di una collezione archeologica di valore storico eccezionale, recuperata dalla famiglia lecchese Catalocchino. Non solo. Nella conferenza stampa di questa mattina, mercoledì 13 marzo 2024, nella sede della Provincia, è stato annunciato anche il proseguimento dei lavori di restauro delle migliaia di cocci di ceramica ritrovati in un'abitazione di Colico, ma che appartengono al Forte di Fuentes di Colico, e dunque restituiti dagli eredi allo Stato. Grazie a due famiglie lecchesi dunque il Sistema Museale Lecchese si arricchirà di nuovo materiale storico, da valorizzare e far conoscere.

A Villa Monastero una collezione archeologica di eccezionale valore: firmato il protocollo d'intesa tra Ministero e Provincia di Lecco

Se per il rinvenimento dei cocci di vasellame di Colico (ripuliti e ricomposti grazie a uno sponsor, la Bcc Valsassina) non è ancora stato deciso il luogo di esposizione, per la collezione Catalocchino è stata annunciata la collocazione: sarà Villa Monastero di Varenna a ospitare la mostra permanente. Entro un anno verranno eseguiti i lavori di ristrutturazione dell'ultimo piano della villa (ora adibito a uffici e sala conferenza), secondo il progetto preliminare redatto dall'architetto Matteo Sentini, della Soprintendenza, e qui troveranno spazio i 200 reperti già restaurati e analizzati. Le sorelle Catalocchino (discendenti del generale Alceo Catalocchino) hanno ereditato questa straordinaria collezione che il padre aveva a sua volta ereditato e che teneva con estrema cura in apposite teche all'interno della propria abitazione. Andando a ritroso e contattando gli organi competenti è stato deciso di "restituire" al patrimonio pubblico questa collezione straordinaria che può vantare alcuni reperti provenienti dalla Puglia, considerati secondi solo alla grande collezione archeologica di Taranto. "Il materiale è divisibile in 3 nuclei - ha spiegato il funzionario archeologo della Soprintendenza Alice Maria Sbriglio - Quello che ha più valore è sicuramente il filone apulo dal VII secolo a.C. al III secolo a.C. con elementi che appartengono alle popolazioni preromane, a figure rosse, che imitano le opere attiche e degli straordinari vasi canosini (sempre da Canosa di Puglia, ndr) che venivano utilizzati in ambito funerario, con colori rosa e azzurri che in gran parte conservano ancora i pigmenti originali, una vera rarità; poi abbiamo la parte più consistente della collezione, proveniente dal centro Italia e dal mondo etrusco, con i caratteristici buccheri (calici a impasto nero); e infine gli oggetti provenienti dal mondo romano (vetri e due teste di marmo)".

Stolfi, Hofmann, Sbriglio e Ranzi

L'esposizione della collezione a Villa Monastero

Ringraziamenti per il lavoro fatto e "per il lavoro di squadra che ci permetterà di tenere sul territorio un patrimonio che è sempre stato sul territorio", sono stati espressi da Alessandra Hofmann (che ha anche ammesso di essersi "emozionata durante la visita fatta in Soprintendenza osservando i professionisti impegnati nel restauro"), presidente della Provincia di Lecco, e da Anna Ranzi, conservatore di Villa Monastero, che ha spiegato il legame creato tra la collezione e la Villa: "Grazie ad alcuni studi abbiamo scoperto che il fratello del penultimo proprietario della villa, appartenente alla famiglia Kees, era un grande appassionato di egittologia e archeologia, tanto che nelle decorazioni sopra lo scalone di ingresso si trovano alcuni elementi collegabili all'area attica e romana". Soddisfazione anche da parte del soprintendente delle province di Como, Lecco, Monza‐Brianza, Pavia, Sondrio e Varese Giuseppe Stolfi, che ha portato anche i saluti di Emanuela Daffra, direttore regionale dei Musei della Lombardia: "Restituiamo al patrimonio pubblico una collezione importante, in modo coerente con il contesto e la affidiamo a una realtà storica solida come Villa Monastero. Da sottolineare i temi della collaborazione tra pubblico e privato e dell'importanza della tutela di ciò che è pubblico".

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Il recupero dei cocci del Forte di Fuentes di Colico

Infine, Sbriglio ha ricostruito anche la scoperta dei cocci del Forte Fuentes: "Nel 2022 siamo stati contattati dal Nucleo dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale abbiamo visionato le circa 80 cassette della frutta che contenevano questi frammenti ceramici. Il ritrovamento ci dà il la per iniziare un vero e proprio studio su questo tipo di ceramica che a Lecco manca. Si tratta sicuramente di materiale risalente al 1600-1700, quando il Forte era attivo, ed è stato tutto recuperato da un butto, ossia un punto dove venivano gettati i cocci di ciò che non era più utilizzabile. Fatto lo studio potremo capire dove verrà esposto questo vasellame da mensa che potrebbe darci informazioni utili sul luogo della loro produzione e sulle abitudini alimentari del tempo. Questo potrebbe spingerci anche a realizzare un vero e proprio scavo archeologico al Forte".

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