Soddisfazione

Young Inclusion: "Creiamo più accoglienza e meno disparità"

Bilancio positivo per il primo anno malgrado l’emergenza Covid-19

Young Inclusion: "Creiamo più accoglienza e meno disparità"
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Il primo anno di Young Inclusion va in archivio con la soddisfazione di alcuni primi risultati raggiunti, le difficoltà insorte durante i mesi di lockdown e ancora tanta strada da fare su molte iniziative.

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Young Inclusion: "Creiamo più accoglienza e meno disparità"

Il progetto sostenuto da alcune cooperative lombarde e parte del programma Interreg Italia-Svizzera (Asse 4 Integrazione) vuole prevenire situazioni di grave marginalizzazione di giovani attraverso la costruzione e il consolidamento di community care per disabili fisici da incidente, donne in situazione di disagio e ragazze con disturbo di personalità borderline.
Ciò che è stato messo in difficoltà, durante questi mesi, è stata l’organizzazione di micro eventi, che avrebbero potuto essere occasione di inclusione per alcuni dei soggetti fragili trattati. Inoltre, le misure rigide imposte dal lockdown hanno messo alle strette più di una cooperativa, costretta a fare i conti con quarantene, mascherine e incertezze.
Eppure, non manca il desiderio di rimettersi presto in gioco, allo scopo di affermare un modo diverso di guardare ai soggetti fragili, mai tanto necessario come oggi. «L’emergenza Covid-19 ha mostrato l’estrema fragilità di una società in via di globalizzazione e tutti i limiti di scelte e decisioni di politica sociale non inclusive», sono le parole di Claudio Prati, presidente dell’Aiep, capofila svizzero del progetto.
«E’ su questo punto che il progetto Young Inclusion deve ulteriormente focalizzare le proprie energie e sviluppare modelli alternativi in grado di creare più accoglienza e meno disparità»

 

 

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