Violenza sulle donne, in Lombardia crescono i casi e il coraggio di denunciarli
Le vittime chiedono soprattutto di essere ascoltate: nel 2017 in quasi 6mila hanno chiesto aiuto. 154 si sono rivolte alle associazioni lecchesi.
Violenza sulle donne, in Lombardia crescono i casi e il coraggio di denunciarli. Sono 49 i centri anti violenza attivi sul territorio lombardo, una rete di solidarietà e sostegno per le vittime che ha contribuito all’aumento dei casi denunciati.
Violenza sulle donne
Il terzo rapporto sulle donne vittime di violenza domestica, che si sono rivolte nel 2017 alle strutture attive in Regione Lombardia, da oggi e’ on line sul portale di Regione Lombardia. Un’iniziativa dell’assessorato alle Politiche per la famiglia, genitorialità e pari opportunità in collaborazione coi Centri antiviolenza. Si tratta della prima relazione realizzata col nuovo sistema informativo dell’Osservatorio regionale antiviolenza.
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I dati lecchesi del 2017
Ben 123 casi di violenza sulle donne, 80 dei quali nuovi. Sono impressionanti i numeri dell’anno 2017 dell’associazione L’Altra metà del Cielo di Merate, da sempre a fianco delle donne maltrattate.Telefono Donna Lecco ha teso la mano a ben 131 donne l’anno scorso. Tante coloro che si sono rivolte al servizio gestito dalle quindici volontarie attive nella sezione della onlus in via Solferino, nel rione Castello di Lecco.
In quasi 6mila hanno chiesto aiuto
La terza Relazione annuale “La violenza contro le donne in Lombardia – I dati dei centri antiviolenza 2017” rileva 5.892 donne che si sono rivolte per violenza domestica a uno dei Centri antiviolenza, abilitati all’inserimento dei dati nel sistema. Un dato arricchito da quante si sono rivolte al Soccorso violenza sessuale e domestica della clinica Mangiagalli (Svsed), che ha raccolto a parte anche i casi di violenza sessuale ad opera di sconosciuti o di persone esterne alla rete familiare. Si tratta di 288 vittime, un numero molto sopra la media dei Centri, al quale perciò è stata riservata un’analisi separata.
Crolla il muro di omertà
“Nel 2017 – ha detto l’assessore Silvia Piani – gli accessi sono stati 5.892, contro i 5.244 del 2016 e i 4.317 del 2015″. “Appare sempre più evidente che il rafforzamento della copertura territoriale delle Reti antiviolenza e la crescente sensibilità dell’opinione pubblica – ha spiegato l’assessore – stanno influendo sulla crescita del numero delle donne che rompono la spirale della violenza rivolgendosi a noi. La nota dolente è la diffusione del fenomeno e la constatazione di quanto rimanga ancora da fare in termini di prevenzione”.
Violenza domestica, quando il mostro è in casa
In quasi i due terzi dei casi (il 64,1%) l’autore della violenza domestica è il partner (coniuge, convivente o fidanzato) e nel 27% l’ex partner. Se per le violenze da estranei (Centro antiviolenza Svsed) il 39,9% dei maltrattanti è causato da sconosciuti, nel 33% l’autore è una persona nota e appartenente alla cerchia amicale (amico famiglia, conoscente, amico, collega, datore di lavoro). Più di un quarto delle donne (il 25,7%) invece non indica l’autore della violenza.
Chi sono le vittime
Le caratteristiche socio-anagrafiche delle donne prese in carico nel 2017 sono coerenti con le rilevazioni passate e le indagini dell’Istat.
Emerge tuttavia una significativa differenza tra le donne vittima di violenza domestica e le vittime di estranei. Nel primo caso si tratta di italiane (61,5%), quasi tutte adulte (90% con più di 25 anni), coniugate o conviventi (52%), con figli/figlie (il 61% ha almeno un figlio/figlia minorenne).
Le donne vittime di violenza sessuale da parte di estranei sono nella maggioranza dei casi giovani (il 54,1% hanno meno di 25 anni), in larga parte nubili (81,6%) e senza figli (80,7%). Solo il 54,6% di loro è italiana, il 45% è straniera, sia Ue (12%) che extra-Ue (33,6%).
La condizione socio-economica
La possibilità delle donne di essere economicamente autonome rispetto al partner o alla famiglia di origine è considerata cruciale per sostenere il percorso di uscita dalla violenza. Per questo i Centri pongono particolare attenzione alla loro condizione lavorativa ed economica.
Quasi la metà delle donne (il 48,5%) non ha un proprio reddito da lavoro, perché disoccupate (30,2%) o casalinghe/inattive (5,9%) o studentesse (9,4%). La percentuale di occupate è ancora inferiore tra le donne vittime di violenza sessuale da estranei: sono per lo più studentesse (37,3%) e occupate solo nel 30,5% dei casi, rispetto al 54,9% di quelle vittime da violenza domestica.
I pochi dati disponibili sul reddito annuo delle donne prese in carico confermano la scarsa o inesistente autonomia economica.
Il 40,6% non ha un proprio reddito da lavoro e solo il 4,3% dichiara un’entrata superiore ai 25 mila euro l’anno. Tra le quelle registrate extra-sistema, più giovani e meno occupate, la quota di quante non hanno reddito raggiunge il 91%.
Chiedono di essere ascoltate
Ecco i centri antiviolenza della Lombardia:
La gran parte di quante si sono rivolte ai Centri (il 77,1%) ha preso contatto tramite telefono o sms, nel 14,9% dei casi sono andate direttamente in sede. Solo il 6,4% di loro è arrivata attraverso altri servizi territoriali, dalla rete familiare e/o amicale. Il primo contatto mira ad ottenere informazioni generiche (56%) o legali (nel 36%). Più della metà di esse (54,5%) chiedono di essere ascoltate, il 19,6% chiede sostegno psicologico, segno della solitudine di cui soffrono.
Il 71% delle donne vittime di violenza sessuale da parte di estranei si è recata direttamente invece al Pronto soccorso della Clinica Mangiagalli per le prime cure mediche, nella quasi totalità dei casi (il 92%) la loro richiesta è di assistenza sanitaria.