importante decisione

Via i dubbi: sì alle seconde dosi programmate con AstraZeneca anche tra gli under 60

Il direttore generale della prevenzione Gianni Rezza: «Per ora non cambia nulla. Non ci sono evidenze di eventi avversi»

Via i dubbi: sì alle seconde dosi programmate con AstraZeneca anche tra gli under 60
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Sì alle seconde dosi programmate con AstraZeneca anche tra gli under60. Il via libera in Italia è arrivato ieri, sabato 1 maggio.

AstraZeneca, sì alle seconde dosi programmate agli under60

Via libera in Italia alla somministrazione delle seconde dosi del vaccino AstraZeneca anche agli under 60. La conferma, come riportano i colleghi di primabergamo, è arrivata nelle scorse ore per bocca del direttore generale della prevenzione al Ministero della Salute, Gianni Rezza, che parlando del vaccino anglo-svedese ha detto: «Per ora non cambia nulla. Non sono state prese decisioni diverse rispetto alle ultime settimane e rispetto al pronunciamento dell’Ema (l’Agenzia europea del farmaco, ndr) perché non ci sono evidenze di eventi avversi».

Si tratterebbe di circa un milione e mezzo di persone

La strada tracciata per il buon esito della campagna vaccinale, che ha finalmente toccato il target delle 500 mila somministrazioni al giorno, dunque, per ora non subirà deviazioni o cambiamenti in corsa. La scelta di confermare i richiami programmati utilizzando il vaccino sviluppato a Oxford nelle persone con meno di 60 anni ha risvolti importanti: gli under 60 cui è stato somministrato sono infatti nella maggior parte dei casi lavoratori della scuola e rappresentanti delle forze dell’ordine, per una platea complessiva di circa un milione e mezzo di persone.

Il caso AstraZeneca

La tribolata vicenda del vaccino AstraZeneca è nota a tutti. Dopo la sospensione delle somministrazioni a causa di rarissimi eventi avversi legate a forme inusuali di trombosi cerebrali e addominali in pazienti giovani. Per questa ragione Ministero della salute e Aifa (Agenzia italiana del farmaco) raccomandarono l’uso del vaccino a vettore virale per le persone con più di 60 anni. Già all’epoca le autorità sanitarie precisarono che per i richiami non sarebbe cambiato nulla; decisione che è stata ribadita in quanto i casi di trombosi si sono verificati solo in occasione delle somministrazioni delle prime dosi e non dei richiami.

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