Treno deragliato, la memoria dei brianzoli va alla tragedia di Monza FOTO
Il 2 gennaio 1960 i morti furono 17
La tragedia del deragliamento del treno di questa mattina riapre una ferita nel cuore dei brianzoli più anziani. Quelli che ricordano la tragedia del 2 gennaio 1960. Quando il treno diretto 341, partito da Sondrio e atteso a Milano, mentre sta per compiere l’ultima fermata prima di portare a destinazione universitari e lavoratori, deraglia. I pendolari lo hanno soprannominato il «treno operaio». Sono le 8,05 e qualcosa va storto.
L’incidente
Nel tratto che va ad incrociare via Libertà a Monza, da cinque mesi sono in corso dei lavori per snellire la circolazione viaria e ferrata. In quel punto, come tutti i macchinisti sanno, bisogna passare a non più di 10 chilometri orari. Ma il diretto 341, inspiegabilmente, non rallenta, arriva in prossimità dei lavori e a non più di due chilometri dallo scalo monzese si sbriciola contro lo stabilimento delle «Lane BBB», storica fabbrica monzese. I morti sono 15, i feriti più di 139 su un totale di 800 passeggeri (in un secondo tempo moriranno in ospedale altre due persone).
Le vittime
Tra le vittime ci sono anche lavoratori del nostro territorio: Lucia Colombo, 32 anni, di Cernusco; Giambattista Mainetti, 36 anni, di Caprino; Maria Mandelli, 39 anni, di Lomagna; Ludovica Mariani, 35 anni, di Merate; Alessandro Mazzola, 30 anni, di Calusco; Elio Sangiorgio, 20 anni, di Olgiate e Silvana Vismara, 24 anni, di Cernusco.
Muore anche Elio Sangiorgio, studente ventenne, uscito di casa di buon’ora per andare in università. Accanto a lui, il cadavere del parroco di Dervio, Don Giuseppe Gaffulli, diretto a Gaggiano, per vedere la mamma morente. Ma fra le vittime c’è anche il macchinista Piero Vacchini 59enne milanese, trovato al posto di comando forse nel tentativo di un’ultima disperata manovra. Tra i morti anche tre giovani impiegati di Bernareggio: Silvana Cantù (36 anni), Wanda Vertemati (34 anni) e Angelo Vertemati (33).
Come era andata
I testimoni raccontano di aver sentito lo strattone della frenata, poi il fracasso, la polvere, il gas, il buio, le urla dei superstiti, i primi aiuti dal finestrino. L’Italia intera, per voce del presidente della Repubblica Maurizio Gronchi, si strinse attorno a Monza e alle sue vittime innocenti che ancor oggi, a quasi sessant’anni da quell’episodio, non hanno avuto una spiegazione.
Mio Padre era su quel treno e si stava recando a Milano per lavoro. Mi ricordo come se fosse adesso quando tornò a casa, ero un bambino, dovevo compiere 4 anni ad agosto e vidi la sua mano completamente fasciata perché colpita da una mitragliata di vetri nel tentativo di proteggere una ragazza seduta di fronte a lui.