Serial killer delle squillo, il criminologo: «Riapriamo il caso»
Franco Posa, direttore scientifico di NeuroIntelligence Aps di Varese e docente Universitario con il suo team studierà il cold case delle 11 prostitute assassinate fra il 1996 e il 2011 tra Como e Lecco

Un killer spietato che faceva a pezzi le sue vittime, tutte donne con un comune denominatore: erano prostitute e principalmente arrivavano dai Paesi dell’Est.
Undici i casi, a partire dal 1996 fino al 2011, ma le squillo assassinate potrebbero anche essere di più, tenuto conto del fatto che i resti erano stati rinvenuti in aree impervie e quindi potrebbero esserci altri corpi che non sono mai stati ritrovati. E con tutta probabilità non lo saranno mai...
Serial killer delle squillo, il criminologo: «Riapriamo il caso»
E’ un caso archiviato senza un colpevole quello delle squillo brutalmente assassinate nell’arco di quindici anni. Un cold case che il dottor Franco Posa - direttore scientifico di NeuroIntelligence Aps di Varese e docente universitario - e il suo team hanno deciso di riaprire. Poi saranno le autorità competenti a decidere se vorranno investigare nuovamente sulla base delle risultanze e dei nuovi riscontri.
I macabri ritrovamenti - lo ricordiamo - sono avvenuti fra le province di Como e di Lecco.
Tra questi La prostituta «Natasha» trovata in un sacco della spazzatura fra Perledo ed Esino Lario. Silvia Demiciuc, 24 anni, era di origine moldava e viveva a Oggiono. Ai vicini raccontava di essere una studentessa.
E ancora ancora i cadaveri di due lucciole romene trovati nei boschi tra Ballabio e Morterone:Ionela Dragan, 19 anni, e Luminita Ioana Dan, 17 anni, erano due giovani madri con una vita difficile alle spalle.
«La NeuroIntelligence opera attraverso dei gruppi di lavoro e uno di questi, che io dirigo, si occupa di cold case, ovvero di quei casi che risalgono a diverso tempo fa e ai quali si è smesso di investigare - è la premessa di Posa - In particolare, il team tratta omicidi avvenuti con arma bianca, come è successo per questi delitti. La nostra attività è criminalistica, tecnica e scientifica e l’interess e ai delitti di Como e Lecco è scaturito dalla lettura delle fonti aperte».
Parte dell’attività di ricerca della NeuroIntelligence avviene in sede di laboratorio, dove si provvede a studiare sezioni anatomiche, preparare supporti macro e microscopici ed effettuare la lavorazione e lo studio degli stessi.
«Noi non facciamo gli investigatori e non cerchiamo gli assassini - prosegue - Ma la nostra attività scientifica e tecnica, potrà evidentemente essere utile a chi si dedica all’investigazione».
Posa non vuole parlare di serial killer (non ancora) anche se ammette che «c’è un comune denominatore fra le vittime che sono state depezzate, conservate e occultate in malo modo all’interno di alcuni sacchi della spazzatura chiusi con un nastro adesivo grigio che riporta la scritta Yamaha in tre diverse circostanze. Il fatto che le donne siano state fatte a pezzi fa pensare alla stessa persona, perché è una tecnica impegnativa, tipica di alcune aree geografiche. C’è anche il fatto che queste vittime avevano una vita legata alla prostituzione. Non ultimo, c’è la provenienza, principalmente dell’Est Europa, anche se figurano tre nigeriane e una donna di colore, trovata a Malgrate e mai identificata».
La NeuroIntelligence ha deciso solo pochi giorni fa di studiare la casistica delle prostitute assassinate: «Nelle prossime ore metteremo in campo un’attività di crime mapping e quindi di geolocalizzazione forense di tutta la casistica per verificare se, dal punto di vista geografico, abbiamo un comune denominatore. Un’altra nostra strategia, è quella di applicare il Pasic, ovvero il nuovo protocollo di autopsia psicologica. Lo abbiamo presentato in Illinois nel 2021 e ha portato grandissimi risultati. Grazie al Pasic, dopo 50 anni abbiamo trovato del materiale biologico nel caso del serial killer di Milano che colpì negli Anni Sessanta e Settanta quando vennero assassinate otto donne. In quel frangente abbiamo recuperato il Dna di Ignoto 1».
E ancora: «Chiederemo parte dei fascicoli alle autorità competenti e, se ce lo consentiranno, visioneremo i referti delle autopsie per ricostruire alcune parti anatomiche».
Il primo caso risale al 1996, quando a Villa Guardia (Co) venne trovato il corpo di una donna incinta sventrata e colpita da 18 coltellate. Si tratta di una donna di nazionalità albanese la cui identità è rimasta sconosciuta. L’ultimo caso è del 2011, sempre in provincia di Como.
Il test del Dna venne utilizzato per la prima volta in Italia nel 1987 per l’omicidio di Lidia Macchi, (studentessa di Giurisprudenza trovata morta in un boschetto a due passi da Varese) massacrata con 29 coltellate. Evidentemente nel 1996, quando fu trovata la prima vittima del serial killer delle prostitute venne effettuato il test.
«E’ un po’ precoce parlare di Dna - aggiunge Posa - Anche se oggi abbiamo strumenti moderni, efficaci, performanti e validi dal punto di vista scientifico, quindi non escludo nulla. E’ chiaro che sono stati fatti passi da gigante nel campo del Dna e quindi questo è un elemento da prendere in considerazione».
C’erano segni di violenza sessuale sulle vittime?
«Erano depezzate e chiuse in un sacco (l’occultamento è stato malriuscito). Quindi è difficile stabilirlo. Nel caso della donna ritrovata nel lago a Malgrate, addirittura è stata rinvenuta solo la testa. Quindi secondo me l’omicidio è stato compiuto in maniera molto veloce».
Quali tempistiche vi siete dati?
«Noi lavoriamo fino a che ci sono elementi da studiare ed eventuali informazioni di interesse scientifico da pubblicare. . Per quanto riguarda la nostra attività di ricerca, ricostruzione, laboratorio e recupero di informazioni si va da uno a tre anni. Il nostro obiettivo è evidenziare il tipo di tecnica, le motivazioni e soprattutto migliorare il protocollo per esplorare la casistica e fornirlo alla comunità scientifica in Italia e all’estero».
Micaela Crippa