Coronavirus

Senz'aria: viaggio nell'incubo del Covid, dalla terapia intensiva alla rinascita

La toccante testimonianza di Corrado Mancini, cinquantaduenne calolziese cresciuto a Valmadrera

Senz'aria: viaggio nell'incubo del Covid, dalla terapia intensiva alla rinascita
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Un anno fa era ricoverato in Terapia intensiva e oggi ha scritto un libro per non dimenticare: «Senza aria». Si intitola proprio così il volume scritto da Corrado Mancini, cinquantaduenne calolziese cresciuto a Valmadrera, che, attraverso una sorta di diario di viaggio, ha deciso di raccontare la terribile esperienza del ricovero in ospedale e dell’inaspettata guarigione.

Senz'aria: viaggio nell'incubo del Covid, dalla terapia intensiva alla rinascita

Il 17 ottobre del 2020 la scoperta della malattia: «Ho capito che qualcosa non andava – racconta Corrado – quando ho iniziato ad avere la febbre. Non ne ho mai avuta dopo i 15 anni, e da lì mi sono isolato. Quattro giorni dopo non respiravo più e sono stato ricoverato in ospedale a Lecco». Era il 21 ottobre quando, a seguito degli esami effettuati in Pronto soccorso, venne ricoverato nel reparto Covid rosso. Dopo un iniziale e apparente miglioramento, la situazione è andata via via peggiorando fino alla sera del 28 ottobre quando, a seguito di una crisi respiratoria, si è reso necessario l’utilizzo dell’ormai noto a molti casco Cpap e il trasferimento in terapia semi-intensiva. Iniziò così quella che a Corrado, e a chi gli stava attorno, sembrava proprio essere la sua ultima notte.
«Il Covid ti consuma lentamente e le forze mi abbandonavano piano piano – spiega – A quel punto mi sono completamente lasciato andare a me stesso, senza forze e in balia degli eventi. Fu solo allora che successe l’inaspettato. Quella notte ho fatto cose reali di cui non ricordo nulla, e altre successe nella mia testa che invece ricordo perfettamente».

Ho capito di non essere solo

Per Corrado, quella notte è stata come una rinascita: «La persona che tutti conoscevano è morta quella sera. Oggi sono una sorta di “Corrado 2.0”. Durante quella notte qualcuno mi ha parlato e nella solitudine con cui devono convivere i malati Covid ho potuto sapere di non essere solo. Capito questo mi sono detto: dobbiamo vincere contro questo virus». Da quell’esatto momento è di fatto iniziato il percorso di guarigione che l’ha portato dopo quattro giorni a tornare nel reparto di Medicina 1, sotto gli occhi increduli di medici e infermieri che ancora non si spiegavano un simile cambiamento in una sola notte, culminato il 13 di novembre con le tanto attese dimissioni e il ritorno a casa dalla moglie Barbara e dai figli Elisa e Simone. 

Per non dimenticare

Da qui l’idea di scrivere un libro, «per non dimenticare» e testimoniare come la fede, sia stata per lui un riferimento e l’ultimo appiglio a cui aggrapparti per riuscire ad uscire dal baratro in cui la malattia lo stava trascinando: «Pensiamo che la nostra esistenza sia inesauribile – spiega Corrado – La prova attraverso cui sono passato ha dato un nuovo valore al mio futuro. Un giorno una donna, uscendo dalla chiesa mi ha ringraziato perché grazie alla mia testimonianza ha potuto tornare alla serenità dopo il dolore per la perdita di alcuni cari. Li ho capito che potevo essere utile a far star meglio altre persone».
Il libro, pubblicato nel giugno 2021, è diventato ben presto un simbolo di speranza e punto di riferimento per molti, credenti e non, anche sconosciuti. Perché «quando le forze ti abbandonano e pensi che tutto possa finire, succede l’inaspettato e tutto rinasce».

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