Rimontare in sella dopo un incidente: la storia di Matteo

Matteo Cagliani di Verderio fa parte della onlus Di.Di. che aiuta chi è affetto da disabilità fisica a tornare sulla moto.

Rimontare in sella dopo un incidente: la storia di Matteo
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Rimontare in sella per ritornare a vivere. E’ la storia di Matteo Cagliani, 39 anni, titolare dell’autofficina Autoquattro che si affaccia sulla Provinciale 56 a Verderio e volontario nella onlus toscana «Di. Di.». Sintesi delle parole «diversamente disabili», associazione nata nel 2013 con scopo di regalare una seconda chance di tornare in sella ad una moto a persone affette da disabilità fisica causata proprio da un incidente.

In sella dopo un grave incidente

«Nel 1999 la mia vita è cambiata. Sono caduto in moto, da solo e ancora oggi non so bene come sia successo. Quello che so è che mi sono risvegliato in un letto di ospedale con diverse complicazioni: un rene compromesso, interventi alla schiena e soprattutto, quello che ancora oggi si nota, il braccio destro immobile, paralizzato – ha esordito il verderese raccontando con grande lucidità l’episodio che gli ha stravolto l’esistenza a distanza di 20 anni – Ho dovuto imparare a fare tutto da capo: scrivere con la sinistra, vestirmi, magiare, lavorare… Posso dire di avere avuto una grande forza d’animo perché mi sono ripreso relativamente in fretta, ma la passione per la moto pensavo di non poterla più portare avanti».

L'incontro con la Onlus Di.Di.

Fino all’incontro casuale con la onlus, avvenuto nel 2013 navigando in internet. «Ho trovato per caso questa associazione e ho cercato subito di prendere i contatti con i suoi soci. Io e mia moglie, che ringrazio perché mi ha sempre accompagnato in questo percorso, abbiamo quindi deciso di partire per il Mugello e scoprire da vicino questa realtà. Ci sono andato per curiosità, ma mi sono divertito talmente tanto che sono tornato a casa con una moto nuova, speciale, modificata per consentirmi di guidare nonostante la disabilità», ha spiegato con grande entusiasmo il meccanico.
La vita di Cagliani si è inevitabilmente legata all’associazione toscana, che da piccola realtà è diventata in pochi anni un vero e proprio serbatoio di iniziative. «E’ nata proprio nel 2013, fondata da Emiliano Malagoni, che ne è anche presidente, e da Chiara Valentini. Ricordo che eravamo pochissimi quando l’ho conosciuta. Oggi siamo una realtà affermata nel mondo del motociclismo e ci conoscono tutti: piloti di Motogp e di Superbike che frequentemente partecipano alle nostre iniziative - ha proseguito il verderese - Grazie a loro sono tornato in sella a una moto, qualcosa che credevo impossibile. Mi hanno insegnato a guidare di nuovo e ho anche partecipato a qualche gara. L’associazione infatti organizza un vero e proprio campionato a cui oggi partecipano atleti disabili provenienti da tutti il mondo. Tutto viene fatto rigorosamente in sicurezza. Ci sono tantissime persone che vogliono provare, la maggior parte dei quali, come me, ha disabilità dovute ad incidenti in strada».

La forza di ripartire

E’ quando parla del suo ruolo di istruttore che però gli occhi di Cagliani si illuminano di gioia ed entusiasmo, di quella voglia di vivere che il meccanico verderese ha saputo ritrovare dopo l’incidente e che attraverso l’impegno nella onlus ha deciso di trasmettere ad altre persone. «Visto da fuori può sembrare qualcosa da pazzi. C’è gente che non ha le gambe, che è in carrozzina, ma che comunque trova la forza per ripartire, ritornare in sella ad una moto. E’ bellissimo poter avere una seconda opportunità nella vita, questo è l’aspetto che più amo del mio impegno in associazione. Vedo tanti di questi ragazzi che si lasciano andare, che pensano che la loro vita sia finita. Molti cadono anche in depressione. E invece, in sella ad una moto, ritrovano loro stessi, l’entusiasmo di vivere e capiscono di non essere gli unici a cui è crollato il mondo addosso – ha proseguito Cagliani con grande animosità, senza nascondere l’emozione – Non tutti poi riescono a tornare in sella ad una moto, conta molto l’aspetto psicologico. C’è anche chi decide di non provarci nemmeno, tutti però restano all’interno di quello che è ormai un gruppo di amici e così facendo trovano un aiuto in tantissimi aspetti della vita quotidiana che avevano perso».

Terapia di gruppo, tra amori sbocciati e agonismo

Una vera e propria terapia di gruppo. «E’ proprio questo lato umano che preferisco e che amo raccontare. Ci sono anche tante persone che grazie a “Di. Di.” hanno trovato l’amore e si sono perfino fidanzati. Poi c’è anche il lato agonistico che è davvero interessante, perché dà una scarica di adrenalina che si pensava di non poter provare più. Ci sono alcuni di questi ragazzi che non appena si calano la visiera sugli occhi dimenticano del tutto la loro condizione».
Cagliani ha poi descritto il suo compito all’interno dell’associazione come istruttore per le «matricole». «Insegno ai nuovi come tornare in sella. Mi capita spesso di rivedere me agli inizi in tutte queste persone che si approcciano di nuovo alla moto dopo un incidente. Ci sono due o tre giornate l’anno che si svolgono al circuito Tazio Nuvolari con tutta la pista a nostra disposizione. Ci sono piloti professionisti che spiegano come guidare in pista e poi ci siamo noi istruttori. Solitamente insegniamo a chi ha lo stesso tipo di disabilità perché chi meglio di chi l’ha vissuto può raccontarne i segreti? – ha proseguito ancora il meccanico – Ma ormai portiamo avanti tantissime iniziative: facciamo testimonianza nelle scuole e sensibilizzazione, oltre a corsi specifici per riprendere la patente anche su strada».
Una seconda chance vera e propria, insomma, quella che questa splendida realtà riesce a rendere possibile. «Chiunque si trovi in una situazione simile e volesse provare a ritornare in sella o anche solo conoscerci meglio, può venire qui ad Autoquattro e sarò felice di dare qualche consiglio o qualche informazione in più sulla nostra associazione».

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