Reddito di cittadinanza, in provincia di Bergamo scoperti 12 "furbetti"

C'era chi lavorava in nero, chi non ha dichiarato i redditi, anche molto alti, dei famigliari conviventi, e chi addirittura lavorava a Londra.

Reddito di cittadinanza, in provincia di Bergamo scoperti 12 "furbetti"
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C’era chi lavorava in nero, chi non ha dichiarato i redditi, anche molto alti, dei famigliari conviventi, e chi addirittura lavorava a Londra. Tutti, però, incassavano il reddito di cittadinanza pur non avendone titolo: 12 casi scoperti in provincia di Bergamo dalla Guardia di Finanza. Ammontano a oltre 31mila euro gli importi percepiti illecitamente segnalati dalle Fiamme Gialle di Bergamo all’Inps per la revoca e la restituzione del denaro. I responsabili dovranno anche rispondere all’autorità giudiziaria per aver dichiarato il falso.

Reddito di cittadinanza, scoperti 12 furbetti

Dodici le persone scoperte attraverso mirati controlli, nati da specifica attività d’intelligence nel settore della spesa pubblica ma scaturiti anche da situazioni rilevate nel corso delle quotidiane attività di servizio degli uomini della Guardia di Finanza di Bergamo. Si tratta di 7 cittadini di origine italiana e 5 straniera residenti in vari comuni della provincia bergamasca, quali Costa Volpino, Casazza, Sovere, Villongo, Carobbio degli Angeli, Castelli Calepio, Clusone e Castione della Presolana.

Dichiarazioni fasulle

Diversi i casi svelati dai Finanzieri, come quello di una donna italiana sorpresa a lavorare in nero nonostante avesse presentato la domanda per ottenere il reddito di cittadinanza o di una signora di origine libanese che nella dichiarazione presentata all’INPS, simulando una separazione dal coniuge, non aveva indicato il reddito del marito di oltre 120mila euro. Ma anche quelli di uomo di origine marocchina che aveva omesso di dichiarare compensi percepiti superiori a 17mila euro e di un cittadino italiano che non aveva indicato nel proprio stato di famiglia alcuni componenti del nucleo familiare titolari di redditi, ne l’affitto incassato per un immobile dato in locazione.

E ancora il caso di due donne italiane che riscuotevano il beneficio pur essendo state, nel frattempo, assunte o quello di un uomo, sempre di origine italiana, che non aveva indicato nella domanda lo stipendio del figlio convivente né il possesso di autovetture, per finire con un cittadino di origine pakistana che riceveva la misura di sostegno nonostante fosse residente e lavorasse da mesi a Londra, come emerso nel corso dei controlli all’aeroporto di Orio al Serio.

Controlli sul territorio

E’ bene ricordare che il Reddito di Cittadinanza è un beneficio economico riconosciuto ai nuclei familiari in possesso di particolari requisiti di cittadinanza, residenza, soggiorno, reddituali e patrimoniali, che si ottiene presentando all’INPS, telematicamente o presso i centri autorizzati (CAF e Uffici Postali), un’apposita domanda che presuppone una Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) da parte dell’interessato sulla posizione patrimoniale e reddituale dell’intero nucleo familiare.
Ed è sulla veridicità dei dati auto dichiarati dai richiedenti che si sono concentrati i controlli dei Finanzieri, vale a dire su quelle informazioni che non emergono dalle verifiche automatiche del sistema ma che possono essere scoperte solo attraverso l’azione di servizio sul territorio e grazie all’incrocio delle notizie contenute nelle diverse banche dati in uso al Corpo.

Segnalati all’Inps

Le posizioni irregolari sono state segnalate alla Direzione Provinciale INPS di Bergamo, con la quale esiste un collaudato coordinamento, per l’immediato blocco del beneficio e il recupero delle somme incassate indebitamente, quantificate in oltre 31mila euro. I responsabili dovranno anche rispondere all’Autorità Giudiziaria, avendo presentato una dichiarazione (DSU) contenente dati falsi, omessi o incompleti al fine di ottenere la specifica misura.

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