Protesta

"Priorità alla scuola": genitori, insegnanti e ragazzi presidiano piazza Cermenati

Manifestazione questa mattina a Lecco per rivendicare il diritto dei bambini a frequentare in presenza. Chiesto un tavolo di confronto con le istituzioni

"Priorità alla scuola": genitori, insegnanti e ragazzi presidiano piazza Cermenati
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«La scuola torni ad essere una priorità». Docenti e genitori hanno dato voce ai loro bambini e ragazzi confinati a casa in Dad, organizzando questa mattina,  sabato 13 marzo 2021, in piazza Cermenati a Lecco, un "presidio statico".

"Priorità alla scuola"  scende in piazza a Lecco

"Scendiamo in piazza perché vogliamo porre l'attenzione sulla scuola, vogliamo esprimerci in sua difesa e per la sua valorizzazione. La scuola è perno della cittadinanza e del pieno godimento di tutti i diritti, uno dei fondamenti del patto sociale che unisce la comunità. Senza scuola non ci sono diritti" ha ribadito il portavoce  Luca Toncelli  portavoce  locale di "Priorità alla Scuola", un movimento che invero interessa ormai tutta la penisola e che è approdato a Lecco la scorsa settimana, dopo la chiusura delle scuole decretata a livello regionale in contemporanea al passaggio in zona arancione rinforzato.

"Quante rinunce chieste ai nostri figli?"

In piazza decine di adulti ma anche bambini, cartelli con slogan arguti ("dad =dimenticati a distanza" o "Disagio a distanza"  "Scuola=cultura=beni essenziali") manifesti e zaini a terra a simboleggiare le classi vuote.
"Quante rinunce sono state chieste a bambini e ragazzi? Quanti 'no' hanno dovuto sopportare? Quante chiusure senza preavviso? Quante misure di sicurezza hanno accolto senza battere ciglio? Quante lacrime, senso di solitudine e disorientamento hanno subìto?" le domande che genitori e insegnanti girano alle Istituzioni. Alle quali, dati alla mano, chiedono ora un tavolo rotondo di confronto, "considerando le nuove generazioni per ciò che sono: il futuro". "Chiediamo soluzioni che non abbiamo la responsabilità di prendere, ma la necessità di condividere" continua Toncelli. "Riteniamo di aver chiesto troppo ai nostri ragazzi, perché la scuola non è solo didattica, ma esperienza di vita, condivisa tra persone in presenza. Con questo presidio abbiamo rinnovato al sindaco, all'Amministrazione comunale e alle istituzioni del territorio la nostra disponibilità al dialogo ed ad un confronto costruttivo  per portare  poi in Regione le problematiche della scuola del nostro territorio".
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Una mamma insegnante: "Uno schermo non può colmare le distanze"

Luisa Lazzarini, mamma e insegnante alla scuola dell'infanzia. "I bimbi più piccoli, dell'Infanzia e della Primaria, sono sicuramente quelli che soffrono di più in questa situazione. Noi educatori stiamo facendo del nostro meglio per colmare le distanze, ma c'è qualcosa che non possiamo colmare ed è il rapporto con i nostri bambini.  Un rapporto che lo schermo non può dare. Io vedo tutti i giorni bambini che si nascondono dietro le sedie, che guardano papà e mamma con gli occhi che chiedono: "Ma perché mi trovo qua, perchè non posso abbracciare la mia maestra. Vedo bambini che mi dicono che sono arrabbiati. E' anche la nostra rabbia. Io sono anche una mamma, oltre che una insegnante: vedo la difficoltà che i bambini devono affrontare. Non stiamo negando che la situazione è grave per tutti, che gestirla è problematico. Ma i nostri bambini non devono pagare  il costo più alto. Loro devono essere i primi ad essere protetti. Abbiamo il dovere come genitori e insegnanti di proteggere loro prima di tutto".

Un papà: "La dad mette in ginocchio bambini, genitori e nonni"

Giovanni Bassi, un papà di  San Giovanni di Lecco: "Abbiamo due bambine che frequentano la primaria. Siamo genitori costretti a lavorare in presenza. I nonni sono anziani. Come noi ce ne sono tanti. Mettere i bambini a casa in Dad è veramente una cosa allucinante da gestire. Bisogna fare in modo che la scuola sia in presenza assolutamente almeno per le scuole elementari e per le medie inferiori.  Senza contare il fatto che per i bambini la mancanza dei compagni di scuola probabilmente ha una ricaduta psicologica. Ritengo che i contagi non si annidino nelle scuole. In Abruzzo le hanno chiuse ma il numero dei positivi ha continuato a salire. Ci sono ambiti più rischiosi di un'aula: le aziende, i mezzi di trasporto. Giustamente non chiudiamo le aziende, per un motivo sacrosanto, altrimenti moriremmo di fame. Ma allora non chiudiamo nemmeno le scuole. Se no muore la cultura e mettiamo in ginocchio i nonni. A scuola i bambini sono anche più controllati. Se manifesta un sintomo, viene mandato a fare il tampone. Invece adesso magari finisce dai nonni con tutti i sintomi. La cosa diventa ancora più pericolosa. I nostri genitori sono andati a scuola sotto i bombardamenti. non vedo perché per un virus si chiudano le scuole con soltanto 250 contagi su 100mila abitanti nell'arco di una settimana. Riflettiamo su questa cosa".

La studentessa: "La scuola ora è un sistema che ti riduce a numero"

Sul palco degli interventi anche una giovane studentessa delle scuole Superiori, Aurora: "In questi mesi insieme ad altri miei compagni sono scesa in piazza.  Lo abbiamo fatto a settembre, a dicembre e a gennaio ed ogni volta non abbiamo semplicemente chiesto di rientrare in classe, ma abbiamo chiesto sicurezza, investimenti concreti e soprattutto di dare priorità alla scuola. Perché chiudere la scuola non deve essere l'unica soluzione.
Perché siamo stanchi di dover scegliere tra il diritto di studiare e il diritto alla salute".

E ancora: "La scuola in questa situazione ha dimostrato di essere solo un sistema che ti riduce ad un numero: alle tue capacità di studio invece di formarti come individuo.  Perché non sono mai stati affrontati i problemi come i mezzi di trasporto affollati  invece di farci rinunciare al nostro diritto di studiare ed andare a scuola? Questo sistema scolastico, che sia a distanza o in presenza, ha fallito. Noi non ci stiamo più. Ormai non bastano più le parole, né tantomeno le promesse. La scuola è il motore della società, solo essa può davvero portare ad una reale innovazione e al progresso necessario per cambiare in meglio un sistema ormai vecchio e in crisi.  Per questo chiediamo di non venire più ignorati e di iniziare ad essere parte fondante delle decisioni prese: per questo chiediamo un tavolo di confronto con la Provincia e il Comune.  Chiediamo investimenti strutturali su istruzione e trasporti perché altrimenti a settembre saremo di nuovo nelle condizioni di prima.  La salute degli studenti non si protegge solo chiedendoci in casa, deve essere valutato anche il risvolto psicologico che questa situazione sta portando tra noi adolescenti. Chiediamo di dare priorità alla scuola, perché senza scuola non c'è futuro".

Presente anche il prefetto De Rosa

Alla mattinata è intervenuto anche il prefetto Castrese De Rosa, a testimoniare solidarietà  e interesse a genitori e insegnanti riuniti in piazza.

Mario Stojanovic

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