Omicidio Ziliani: Mirto Milani e le sorelle Zani ricorrono in Appello contro l'ergastolo
Il "fine pena mai" potrebbe non essere definitivo
I giudici della Corte d'Assise di Brescia, presieduta da Roberto Spanò, li hanno condannati all'ergastolo, ma il "fine pena mai" potrebbe non essere definitivo. Sì perchè il calolziese Mirto Milani e le sorelle Silvia e Paola Zani, figlie della vittima, rei confessi dell'omicidio Ziliani, ovvero del brutale assassinio della dell' ex vigilessa 55enne di Temù, hanno deciso di ricorrere in appello contro la sentenza emessa lo scorso dicembre.
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Omicidio Ziliani: Mirto Milani e le sorelle Zani ricorrono in Appello contro l'ergastolo
Le difese hanno depositato il ricorso in Appello ovviamente nella speranza di ottenere uno sconto di pena. Gli avvocati avevano chiesto alla corte di escludere le aggravanti della della premeditazione, dell’uso di sostanze venefiche per tutti e tre e quella del rapporto di parentela per le due sorelle, con una riduzione di pena prevista per il rito abbreviato.
I tre, secondo le perizie, erano pienamente capaci di intendere e volere e non avevano agito per denaro (una delle ipotesi è che volessero accedere all’ingente patrimonio della vittima), ma per giustificare “l’ego” e “la coesione del gruppo”, anche se la difesa di Silvia Zani – che sarebbe stata l’ideatrice del delitto insieme a Mirto – ha avanzato la richiesta di capacità “fortemente scemata”.
Nelle motivazioni della sentenza di primo grado era emerso che "i tre hanno agito di concerto tra loro concorrendo a comporre, ciascuno per la propria parte il mosaico del progetto criminoso. In sé e per sé l'omicidio non costituiva agli occhi degli esecutori un progetto abbastanza ambizioso e accattivante per poter celebrare adeguatamente la loro coesione, per questo motivo avrebbero escogitato un "piano cervellotico".
Laura Ziliani sparì di casa l'8 maggio del 2021 e venne ritrovata senza vita solo due mesi più tardi. Subito gli inquirenti avevano avuto sospetti e avevano sottoposto il trio ad intercettazioni telefoniche. Milani e le due figlie della vittima erano poi stati arrestati a settembre di tre anni fa. Per lungo tempo si erano trincerati dietro un muro di silenzio. Poi, a poche settimane dalla conclusione delle indagini le confessioni, prima di Milani e poi delle due sorelle.
Confessione quella di Milani, cantante dalla voce angelica ma anima nera secondo quanto da lui stesso ammesso, arrivata a seguito delle intercettazioni (finite poi nel fascicolo) delle conversazioni di del giovane con il compagno di cella al quale aveva di aver scavato la fossa per nascondere il cadavere dell'ex vigilessa di Temù. Dopo il "cedimento" di Milani anche le due sorelle confessarono.