La riflessione di Pasqua di Monsignor Milani

Non chiediamoci "cosa mi manca?" ma piuttosto "che cosa mi occorre?"

"Gesù Cristo Risorto ci sta raggiungendo con passo sicuro e mano tesa: con la nostra mano afferriamo la sua. L’altra tendiamola a chi in questa sventura cerca sostegno e speranza. E sarà buona Pasqua"

Non chiediamoci "cosa mi manca?" ma piuttosto "che cosa mi occorre?"
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Di Monsignor Davide Milani, Prevosto di Lecco

Cosa ci manca? Patiamo per quanto ci è stato sottratto: la salute, la scuola in presenza, la visita alle persone care in ospedale, le attività in parrocchia e nelle associazioni, la vacanza di Pasqua, le risorse economiche, il pranzo con gli amici, gli acquisti in negozio, il ristorante, il parrucchiere, la serata al cinema, una mostra...
Soffriamo per così tante mancanze da non riconoscere più cosa è necessario.
Per noi creature fragili, dai mille bisogni, assecondare la domanda «cosa ci manca» non è promettente: rischiamo di finire schiavi di ogni desiderio, frammentati in troppe urgenze.
Le mancanze che in questo tempo di pandemia sperimentiamo non lasciamole sequestrare da atteggiamenti di rivendicazione, sofferenza, nostalgia: proviamo a condividerle con chi amiamo.

La Pasqua che celebriamo ci consente di poterle consegnare anche a Gesù: come noi attraverso la sofferenza e il dolore, addirittura l’ingiusta morte, ma ora ci viene incontro vittorioso, risorto. Davanti alla morte, quando ci tocca da vicino, sperimentiamo come molti di quelli che ritenevamo «problemi» svaniscano come futili.
Ciò accade non perché la morte sia un problema più grande degli altri, ma perché abbiamo la possibilità di guardare alla vita da un’altra prospettiva: dalla fine, dal suo compimento.
Accogliere il Risorto che a Pasqua ci viene incontro è la possibilità di leggere le nostre difficoltà non restandone assoggettati: la nostra vita è destinata ad andare oltre la morte, quel doloroso passaggio verso la liberazione da ciò che ci uccide, ferisce, ammala, impoverisce, spaventa.
Per non restare prigionieri degli affanni di questi tempi proviamo a cambiare la domanda con cui leggiamo le giornate: non più «cosa mi manca?» ma »cosa mi occorre?».
Ciò che occorre, come significa letteralmente il termine, è ciò verso cui si decide di correre incontro. Dove posso trovare ciò che mi occorre e riprendere così a vivere? Verso che direzione posso orientare la mia ricerca? Se lo è chiesto anche un poeta, Carlo Betocchi (Torino 1899, Bordighera 1986). Ciò che occorre è un uomo non occorre la saggezza, ciò che occorre è un uomo in spirito e verità; non un paese, non le cose ciò che occorre è un uomo un passo sicuro e tanto salda la mano che porge, che tutti possano afferrarla e camminare liberi e salvarsi. Non sono le cose o le apparenze a darci vera felicità, ma donne e uomini autentici da incontrare. Ci occorrono persone accoglienti che ci raggiungano. Ciascuno di noi può essere per gli altri una mano tesa, una presenza amica: è quel che occorre per sostenerci in questa prova e riprendere a vivere. Gesù Cristo Risorto ci sta raggiungendo con passo sicuro e mano tesa: con la nostra mano afferriamo la sua. L’altra tendiamola a chi in questa sventura cerca sostegno e speranza. E sarà buona Pasqua.

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