Morte Laura Ziliani, arrestate le due figlie e il fidanzato calolziese della più grande
Svolta nelle indagini sulla morte dell’ex vigilessa 55enne. Il 27enne lecchese raggiunto da provvedimento di custodia cautelare in carcere.
Laura Ziliani è stata uccisa dalle due figlie, Paola e Silvia Zani, e dal fidanzato della prima, Mirto Milani di Calolziocorte. E' la conclusione cui è giunta la Procura della Repubblica di Brescia e stamattina i Carabinieri della Compagnia di Breno hanno arrestato le due sorelle di 26 e 19 anni, rispettivamente impiegata e studentessa, e il fidanzato della sorella maggiore, uno studente universitario 27enne residente appunto a Calolziocorte, ritenuti responsabili, in concorso tra loro, dell’omicidio volontario e dell’occultamento di cadavere di Laura Ziliani, 55 enne madre delle ragazze, scomparsa da Temù l’8 maggio e ritrovata senza vita l'8 agosto. L'ex vigilessa, vedova, era impiegata presso il Comune di Roncadelle.
Le indagini sulla scomparsa di Laura Ziliani
Erano state le due figlie a dare l’allarme quella giorno, verso le 12, contattando il 112 e segnalando il mancato rientro della loro mamma, uscita di casa intorno alle 7 per andare a fare una passeggiata nella frazione di Villa Dalegno. La donna sarebbe dovuta rientrare verso le 10, per poi andare con le figlie presso la locale discarica a disfarsi di vecchi materassi.
Poco dopo la segnalazione della scomparsa, un vasto dispiegamento di soccorritori composto da personale dei carabinieri, del Soccorso alpino e dei Vigili del fuoco, oltre che numerosi volontari, aveva battuto palmo a palmo il luogo della presunta scomparsa, senza rinvenire il corpo dell’impiegata, esperta conoscitrice di quei luoghi.
Fin dai primi giorni, i carabinieri hanno maturato perplessità sulla tenuta logica della ricostruzione dei fatti offerta dagli arrestati. Le indagini, immediatamente avviate parallelamente alle ricerche, sono consistite in attività tecniche di intercettazione, in complesse analisi di tabulati, nell’analisi forense di smartphone e computer in possesso degli indagati, coniugate con perquisizioni domiciliari, sopralluoghi e repertamenti di carattere scientifico a cura della Sis del Comando Provinciale. Le risultanze investigative hanno evidenziato numerose anomalie nel racconto fornito dai tre arrestati, inducendo i carabinieri e la Procura a ritenere poco credibile la versione dell’infortunio o del malore in montagna.
Per queste ragioni, a fine giugno le due figlie e il fidanzato della più grande, sulla base delle preliminari risultanze investigative, erano stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla relazione di parentela con la vittima e occultamento di cadavere.
Troppe incongruenze
Sin da subito, sono risultati sospetti sia l’allarme dato troppo in fretta dalle due figlie, sia il rinvenimento del telefono cellulare, da cui la donna non era solita separarsi, trovato sotto una panca in cantina. Ad aggravare il quadro e a convincere ancora meno gli inquirenti circa l’ipotesi della scomparsa è stato, nella tarda mattinata del 23 maggio, il ritrovamento della scarpa che la donna, a dire delle due figlie, indossava la mattina verso le 7, quando sarebbe uscita di casa per fare la passeggiata.
La scarpa, infatti, è stata rinvenuta nel torrente Fumeclo, in un punto che sarebbe incompatibile con la direzione verso monte che avrebbe intrapreso la donna. Sempre nel fiume Fumeclo, poco distante dall’abitazione della donna, agli inizi di giugno scorso, era stato rinvenuto un jeans femminile rovesciato, compatibile con quello che, secondo il racconto delle figlie, la Ziliani avrebbe indossato la mattina della scomparsa.
Infine è stata rinvenuta anche la seconda scarpa della 55enne che, per come emerso dalle indagini, è stata collocata nel luogo del rinvenimento proprio dagli arrestati al fine di depistare le attività investigative avvalorando l’ipotesi dell’infortunio o del malore. Il rinvenimento del cadavere lungo la pista ciclabile di Temù, avvenuto nella tarda mattinata dell’8 agosto, ha ulteriormente alimentato il solido quadro indiziario.
Addosso solo slip e canottiera
Passeggiando lungo le rive del fiume Oglio, un bambino aveva notato il corpo di una donna in stato di decomposizione, non riconoscibile in volto, parzialmente nascosto tra i rami e le foglie, verosimilmente accumulatesi a seguito dell’esondazione del fiume. La donna indossava solo una canottiera e degli slip, abbigliamento incompatibile con la ricostruzione fornita dagli arrestati.