Maroni a Lecco spiega il "rito ambrosiano" per una politica della concretezza

L'ex governatore della Lombardia a Palazzo delle Paure per presentare il suo libro. "Realizzare l'autonomia della Lombardia è solo questione di volontà politica"

Maroni a Lecco spiega il "rito ambrosiano" per una politica della concretezza
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Il concretissimo rito ambrosiano contro la paludosa liturgia romana. Argomentando questa metaforica contrapposizione Roberto Maroni, lumbard delle origini, già due volte ministro ma soprattutto ex governatore della Lombardia, eclissato dalla ribalta politica al termine del suo secondo mandato (le ragioni restano tuttora inesplicate), ha scritto un libro che celebra il primato del Nord, o meglio della meneghina Milano sulla bizantina Roma. Un libro che sabato scorso ha presentato a Lecco.

Maroni a Palazzo delle Paure

Non gremitissima la sala conferenze di Palazzo delle Paure. Maroni, che oggi insegna alla scuola di Pragmatica della Politica all'Università degli studi di Pavia, ha presentato il volume "Il rito ambrosiano per una politica della concretezza", edito da Rizzoli. Si è radunata per lui una platea di amici, in maggioranza militanti del Carroccio. Tra gli altri,  il consigliere comunale di Lecco Giovanni Colombo; la consigliera provinciale Elena Zambetti; l'ex sindaco di Missaglia ed oggi candidata al parlamento europeo, Marta Casiraghi; Giovanni Pasquini candidato sindaco a Casargo; il commissario provinciale del partito Stefano Parolari. Il consigliere regionale Antonello Formenti ha fatto gli onori di casa (accompagnando poi Maroni ad Oggiono, a far da testimonial alla campagna del candidato sindaco Pucci Ceresa). A moderare l'incontro con il pubblico il giornalista Lorenzo Bonini.

Carità, coraggio, concretezza

Carità, coraggio, concretezza le tre caratteristiche del pensare ed agire dei lombardi secondo il loro ex governatore. L'idea di compararli ai romani  usando la metafora del differente rito liturgico si è accesa grazie ad una battuta. "E' capitato giusto un anno fa. Commentando il fatto che con il sindaco di Milano Sala siamo riusciti a collaborare sempre benissimo, nonostante lui sia del Pd e interista, ho detto 'è il rito ambrosiano'. L'espressione è piaciuta. Questo libro non è di memorie, raccolta un'esperienza vissuta, condivisa da chi vive qui. La concretezza con cui ci diamo un obiettivo e troviamo il modo di raggiungerlo è il nostro modo  di stare al mondo e anche di fare politica". Per chiosarla con una battuta: "Il rito ambrosiano è il segreto del successo di Milano. Funziona bene e sono felice di vivere in un posto dove i rapporti personali si basano sugli stessi valori condivisi".

La palude romana

Ma la capitale politica non è a Milano. "Roma ladrona". Maroni ha ricordato il suo primo impatto con la paludosa liturgia dei palazzi del potere a Roma. Un approdo non facile, nel 1994, da leghista neonominato ministro dell'interno nel primo Governo Berlusconi. "Al ministero metà dei funzionari erano ex sindacalisti, per metà ex Cgil - ha ricordato Bobo Maroni - Figuratevi quando sono arrivato io, un leghista...".  Uno che tutto sommato aveva una bella gavetta politica istituzionale. Eppure: "E' che a Roma hanno un modo diverso di concepire il rapporto tra pubblico e privato, un'autoreferenzialità che mi faceva impazzire. Ho cercato di scardinarla, con le dovute cautele. Perché, per ottenere qualcosa, devi assecondarli. Tu sei il ministro ma sono loro che comandano. Tu puoi fare un decreto, ma poi l'attuazione passa da loro". Fondamentale l'aiuto di Gianni Letta, uno che il rito romano lo conosce benissimo, anzi "è un artefice di quel rito". "Quando avevo problemi da risolvere, sentivo lui" confessa Maroni.

Aspettando l'autonomia come Godot

Allora c'era la Lega Nord. "Adesso c'è qualcosa che le somiglia. Non ero favorevole a cambiarle il nome, per ragione affettive, dopo tutto  l'ho fondata io con Bossi. Poi mi sono detto "ok, se non viene messa da parte la questione del Nord...". Una questione per cui si era vittoriosamente arrivati alla svolta con il referendum regionale sull'autonomia e la successiva firma dell'accordo preliminare  tra il Governo e le tre regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.  E invece  "il tema dell'autonomia è ancora lì che aspetta. E' come aspettare Godot, che non arriva mai....". Le ragioni? "E' solo questione di volontà politica, non ci sono problemi procedurali. Io, Zaia e Bonaccini abbiamo firmato accordi nei quali sono già presenti i criteri per i trasferimenti delle funzioni da Stato a Regioni. Per metterli a punto ci abbiamo messo quattro mesi , ma c'è già la firma del Presidente del Consiglio. Non c'è da rinegoziare nulla, occorre solo mandare quei documenti in Parlamento, che può approvarli o no, ma non modificarli". Salvini che fa? "L'ho sentito, ha detto che va avanti...". Eppure è passato un anno e tutto è ancora sospeso.

Economia: "Il governo sta facendo malissimo"

Sul governo gialloverde in carica il lumbard Maroni non ha remore a fornire un giudizio: "Sta facendo malissimo in materia economica". Un giudizio che non ammette attenuanti. "Io non critico la scelta di mettere a fare il ministro persone che non hanno un'esperienza dimostrata. Anch'io ero così all'epoca. Ma poi ci vuole l'umiltà di mettersi a studiare e soprattutto ad ascoltare. Di Maio invece non ascolta. Ha fatto il Decreto Dignità senza ascoltare le imprese. Il risultato è che sono tutti scontenti, che non funziona".

Il rito romano 4.0

Se la concretezza delle imprese milanese soffre, la liturgia romana evolve. L'ultima versione è quella 4.0. La politica odierna, camaleontica, liquida. La politica che cambia direzione a ritmo di tweet, sui social. "Quand'ero ministro, il mio capo ufficio stampa mi diceva che alle 18 dovevamo fare un comunicato stampa. Bene. Avevo tempo fino alle 18 per lavorare. Adesso ti svegli alla mattina con un tweet e tutto si muoverà in base alle reazioni che avrà scatenato. Non interessa risolvere i problemi, ma essere considerato il più bravo ad essere seguito sui social". Una pratica pericolosa. "Il rischio è di fare la fine che ha fatto Bersani. Aveva vinto le elezioni, passò da leader a follower. Non sapeva se fare un accordo con Berlusconi o i Cinquestelle. Il risultato è stato che  il patto lo ha fatto Enrico Letta, che così lo ha fregato... E' che se hai una idea devi avere la forza di lasciar perdere i commenti e andare avanti".

Un appello e una profezia

A conclusione del suo libro Maroni lancia un appello e una profezia. Il primo è a dare impulso all'Eusalp, la macroregione alpina nata dall'accordo strategico siglato nel 2013 da Italia, Francia, Germania, Austria , Slovenia, Svizzera e  Liechtenstein. Ne fanno parte le 48 regioni e province autonome che si trovano attorno alla catena alpina. Tra queste la Lombardia.  Punta a promuovere, attraverso la cooperazione tra aree montane e urbane, una gestione sostenibile dell’energia e delle risorse naturali e culturali, nonché la protezione ambientale del territorio, sviluppando servizi, trasporti e infrastrutture  per la sua comunicazione. quest'anno la Lombardia detiene la presidenza per l'Italia.

"Elezioni politiche anticipate, nel 2020"

La profezia riguarda le prossime elezioni politiche. Maroni le pronostica anticipate nella primavera del 2020. "Prima non si può,  per ragioni tecniche. In teoria si potrebbe in autunno, ma tradizionalmente in Italia non si è mai accaduto". Ad ogni modo dipenderà dall'esito delle Europee. "Un livello molto complicato, che ha bisogno di cambiare radicalmente. Per come funziona a comandare alla fine sono Francia e Germania, non c'è possibilità per l'Italia". Maroni si è sbilanciato riguardo all'amicizia perseguita da Salvini con Orban ed altri leader sovranisti. "Non è utilissimo. Un fronte sovranista rischia di compattare tutti gli altri sul fronte opposto. E se finisci all'opposizione non sarai certo tu a governare".

Inevitabile la domanda arrivata dalla platea: tornerà mai Bobo Maroni nell'agone politico? L'ex governatore ha tergiversato: "Lo spazio c'è. Ci vuole qualcuno che si metta lì a sognare...".  Un barbaro sognatore.

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