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L'ombra di Mafia e Camorra sulla maxi frode: sequestrato un immobile a Bellano

200 persone indagate e 400 società coinvolte

L'ombra di Mafia e Camorra sulla maxi frode: sequestrato un immobile a Bellano
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L'ombra di Mafia e Camorra sulla maxi frode: sequestrato un immobile a Bellano. Il Giudici per le indagini preliminari del Tribunale di Milano  ieri, giovedì 14 novembre 2024,  di Milano, su richiesta della Procura Europea  ha emesso 34 misure cautelari in carcere, 9 di arresti domiciliari e 4 misure interdittive. La maxi inchiesta, arrivata anche sulle sponde lecchesi del Lario, riguarda una presunta maxi evasione dell'Iva intracomunitaria nel commercio di prodotti informatici e il riciclaggio dei profitti illeciti conseguiti.

L'ombra di Mafia e Camorra sulla maxi frode: sequestrato un immobile a Bellano

Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi anche 7 persone per le quali è stato emesso mandato di arresto europeo. Il gip ha inoltre disposto il sequestro preventivo, anche per equivalente, per oltre 520 milioni di euro, corrispondenti al valore complessivo della frode, pari all'Iva evasa, e il sequestro preventivo, per riciclaggio, di diversi immobili tra cui alcuni resort del valore complessivo di oltre 10 mln di euro a Cefalù.

160 perquisizioni in 30 province  sono state effettuate anche con le unità cinofile della Finanza specializzate nel ritrovamento di banconote. Sono in tutto 200 le persone fisiche indagate e oltre 400 le società coinvolte.

Sottoposti a sequestro, come detto, anche diversi immobili  a Chiavari (Ge), Bellano (Lc), Noli (Sv), Cinisello Balsamo (Mi) e Milano e Cefalù (Pa).

Ma come funzionava la presunta frode?  La truffa permetteva di immettere sul mercato nazionale beni a prezzi molto concorrenziali e prevedeva, di norma, ulteriori passaggi in cui la merce veniva venduta, sempre sottocosto, a favore di altre imprese italiane inserite nel circuito con l'esclusiva finalità di rendere più difficile l'identificazione dello schema e dei suoi beneficiari finali, rappresentati dalle società broker, cioè le imprese effettivamente operative che, acquistando il prodotto con applicazione dell'Iva, vantavano nei confronti dell'Erario il credito corrispondente. L'effetto finale era quello di rivendere la merce sul mercato interno, approfittando del prezzo d'acquisto artificiosamente concorrenziale, oppure rivenderla all'estero spesso alle stesse aziende comunitarie che avevano originato la catena commerciale vendendo originariamente alla missing trader, per far sì che il carosello ricominciasse.

Il Gip ha riconosciuto per i vertici della banda l'aggravante di aver agevolato mafia e camorra, investendone i profitti nel settore delle frodi all'Iva, e di essersi avvalsi del metodo mafioso per risolvere conflitti nati all'interno dell'associazione  tra esponenti delle diverse organizzazioni criminali.

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