La storia delle sarte lecchesi del Carnevale: «1500 capi cuciti»
A San Giovanni un'attività volontaria che rende unico il Carnevale ormai da 40 anni

La storia delle sarte lecchesi del Carnevale: «1500 capi cuciti».
Le sarte lecchesi che lavorano per il Carnevale
Zorro, Uomo Ragno, Batman, Biancaneve, Peter Pan e Arlecchino. E poi ancora jolly, indiani, principesse, fate e maghi, fino addirittura ai Promessi Sposi e alle regine del ‘700. Un mix di colori, stoffe e decorazioni, in pieno spirito carnevalesco, nel senso primitivo dell’aggettivo. È questo il colpo d’occhio all’ingresso di una delle sale di via Nino Castelli, a San Giovanni, dove alcune volontarie della Parrocchia affittano vestiti per Carnevale, soprattutto per i più piccoli, ma anche per gli adulti. Anziché comprare ogni anno un vestito nuovo, ecco una gamma varia e infinita di scelte, alla modica cifra di dieci euro.
«1500 abiti per ogni età»
«In totale abbiamo circa 1500 capi – racconta Loredana Buccetti, la responsabile – sia per bambini che per adulti. Anno dopo anno abbiamo riempito questi armadi: ogni mercoledì, per tutto l’anno, ci troviamo insieme per tagliare e cucire nuovi abiti. Non compriamo niente: puntiamo al riciclo e sfruttiamo tutto ciò che ci viene regalato, come stoffe, fili o vestiti vecchi, ma anche abbigliamenti nuovi che non vanno bene». È dalla passione di queste donne – oltre a Loredana, presenti Bruna e Maria Esposito, Luigia Abate e l’amministratrice Maria Rosa Rossi, tanto timide che appena vogliono raccontare di loro, non certo farsi fotografare – che nascono i vestiti. «Anzi, se qualcuno vuole aiutarci, lo accogliamo volentieri», aggiunge Loredana, che porta avanti un’attività iniziata più di quarant’anni fa e che ha portato – nel corso dei decenni – i capi di San Giovanni anche al Carnevale di Venezia e a vincere un premio in Svizzera.
Le offerte alla parrocchia
«L’offerta finale – ci spiegano – la consegniamo interamente alla Parrocchia. Da due settimane prima della sfilata cittadina, siamo aperti per il ritiro e il noleggio. Capita che qualche volta arrivi qualche vestito rotto: non c’è problema, lo sistemiamo. L’unica cosa che chiediamo è la pulizia». Tra gli armadi dei locali, come detto inizialmente, anche i vestiti dei Promessi Sposi, cuciti con cura e dedizione, utilizzati per diversi spettacoli. E poi, nella bacheca di quest’attività, anche gli abiti per il Re Resegone e la Regina Grigna, i regnanti cittadini che per l’intera settimana grassa conservano le chiavi della città. Gonne dai vecchi tessuti e abbandonate che diventano vestiti per gli indiani, tovaglie che diventano gonne: originalità e fantasia non mancano, ma alla base resta l’ingrediente principale. «Noi lo facciamo con passione, e ci divertiamo». Con il sorriso sulla maschera – ops, sulla faccia – da oltre quarant’anni. Giù il cappello. Va bene anche quello di Zorro.