La quotidianità in casa di riposo ai tempi della pandemia
Il punto di vista degli anziani raccontato da una operatrice della struttura di Introbio: il mantra «state a casa» è ancora più doloroso per chi non è più in famiglia e da settimane non vede più i propri cari

Villa Serena di Introbio è la più grande Rsa valsassinese, gli ospiti sono assistiti da personale sanitario qualificato e non mancano le attività ricreative e di condivisione proposte dalle educatrici. Anche per loro l’emergenza epidemica è una sfida quotidiana
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La quotidianità in casa di riposo ai tempi della pandemia
Per gli ospiti delle case di riposo la quotidianità viene percepita sempre diversamente rispetto al resto della società… Sembra di essere in un mondo differente da quello in cui si è abituati a vivere.
Il tempo pare non passare mai e le giornate sono scandite sempre con le stesse routine; per chi è più «fortunato» e meno compromesso c’è la possibilità di vedere e/o sentire telefonicamente, parenti, amici e volontari, con cui poter scambiare qualche parola e condividere ancora il proprio vissuto oppure partecipare alle attività animative pensate proprio con lo scopo di fornire loro un momento di scambio e di compagnia.
In questo periodo caratterizzato dalla presenza del Coronavirus, in tutto il mondo, anche la quotidianità dei nostri anziani si è drasticamente modificata, senza neanche dar loro la possibilità di rendersene conto.
Infatti, per loro, vivere questo momento risulta particolarmente difficile poiché oltre a faticare nel comprendere il perché di tutti i cambiamenti attuati nelle strutture (accessi limitati alle persone esterne, meno possibilità di aggregazione tra loro, operatori che indossano gli ausili di protezione che riducono ancor di più il contatto e la relazione con loro…), si ritrovano a non poter godere più della presenza dei loro amati e delle relazioni, che per gli esseri umani, rappresentano la principale fonte di piacere e conforto.
Il tutto, inoltre, è amplificato dall’ormai abituale frase «state a casa» ripetuta molte volte al giorno dalle radio, dalle televisioni e anche dai giornali. Tale espressione risuona moltissimo negli ospiti poiché ribadisce loro continuamente il fatto di non essere nella loro casa e, soprattutto, accresce il vissuto di solitudine e deprivazione dai contatti umani e affettivi a loro cari.
Abbiamo chiesto ad alcuni ospiti come percepiscono e vivono questo momento e, dalle loro parole, che ora riportiamo, abbiamo avuto la conferma di quanto scritto sopra.
Alla nostra domanda «Come state vivendo questo momento?, Come vi sentite?» loro ci hanno dato le seguenti risposte:
Francesca: «In questo momento mi sento spaesata; è cambiato tutto all’improvviso e non eravamo preparati. Per fortuna io ho il mio cellullare e, così, posso sentire lo stesso mia sorella».
Eleonora: «Questo periodo è stato una schifezza; meno male che ho potuto sentire i miei cari e i miei nipoti poiché ho il cellulare personale. Inoltre per fortuna che ci sono gli operatori che ci aiutano in questo momento».
Elide: «Mi dispiace soprattutto perché non posso vedere i miei cari».
Margherita: sto abbastanza bene, qui mi trovo bene e non ho paura… Spero passi in fretta tutto questo».
Luigi: «E’ dura non vedere i parenti… loro ti sollevano e ti alleviano dalla solitudine… non ci voleva. Sentire mia moglie e le figlie al telefono mi aiuta e mi apre il cuore».
Maria T.: «Sono arrivata da poco in struttura; mi sento un po’ così così, tutto questo mi spaventa e ho paura di prendere il virus. Mi aiuta avere il cellulare perché almeno posso parlare con amici e parenti».
Ebbene si, la nostra vita è stata provvisoriamente modificata e, come sempre, i cambiamenti sono caratterizzati da duplici aspetti: negativi e positivi. Infatti se da un lato questo periodo è caratterizzato da vissuti di paura, timore e preoccupazione, dall’altro c’è stata la riscoperta delle cose belle della vita che, in generale, contano più di tutto: un sorriso, uno sguardo, un gesto gentile, una carezza.
Nonostante questo momento di fragilità, comunque, anche i nostri anziani hanno avuto la possibilità di scoprire «mondi» nuovi, tra i quali quello della tecnologia. Grazie ad essa, infatti, nella nostra struttura, abbiamo cercato di accorciare le distanze affettive attraverso telefonate, videochiamate e mail proprio con la finalità di rendere più leggere le giornate ai nostri nonni e per consentire loro di poter godere ancora di attimi di spensieratezza, di scambio emotivo e relazionale.
Non sono, infine, mancati anche gli arcobaleni, colorati direttamente dagli ospiti, per trasmettere un messaggio di speranza e positività.
E’ un periodo strano…
Un tempo di riscoperta,
un tempo di silenzio,
un tempo di sguardi intensi, nonostante le mascherine.
Un tempo pieno di tutte quelle cose semplici, piccole, a volte nascoste agli occhi degli altri ma che fanno bene al cuore!
Cristina Tantardini