In Bolivia per aiutare i bambini

Brembate. La giovane ha operato nella diocesi di El Alto con diversi progetti educativi.

In Bolivia per aiutare i bambini
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In Bolivia per diversi anni per aiutare i bambini. Ora Ilaria Corna è rientrata in Italia dove opera nel settore della migrazione.

Dal 2010

Una vita dedicata agli altri. E’ rientrata in Italia dopo anni trascorsi in Bolivia la brembatese Ilaria Corna, trent’anni che, nel paese andino, si è occupata di sviluppare diversi progetti educativi in favore dei bambini di El Alto nell’ambito dell’azione della diocesi.
Ilaria era partita per la Bolivia nel 2014, ma la sua prima esperienza missionaria risale addirittura al 2010. “Ho svolto un periodo di un mese in Giordania nell’ambito del tirocinio della laurea triennale in Diritti dell’Uomo, delle migrazioni e della cooperazione internazionale – ha spiegato Ilaria – Successivamente per la laurea magistrale ho fatto un tirocinio con gli Scalabriniani in Mozambico dove nell’ambito dell’Unhcr collaboravo in progetti educativi rivolti a bambini fino a cinque anni”

In Bolivia

La successiva esperienza nel mondo del volontariato e delle missioni di Ilaria Corna è in Bolivia dove la giovane brembatese è arrivata nel 2014 occupandosi della Casa del migrante e dei quattro centri collegati con progetti rivolti ai ragazzi di età compresa tra i 3 e i 13 anni. In un primo tempo la brembatese ha operata a La Paz, poi il vescovo di El Alto l’ha invitata a portare avanti alcuni progetti in questa località. Era il settembre 2015 e Ilaria rimarrà in Bolivia fino al 2018. “I progetti sviluppati a El Alto non erano solo di carattere educativo – ha spiegato – C’erano degli psicologi, degli oculisti e degli altri medici specialisti che controllavano i bambini ed eventualmente fornivano loro delle terapie. Non ci siamo però fermati al El Alto, ma andavamo anche in località distanti 6-7 ore di viaggio per portare i progetti educativi in altre località a 100-150 bambini ogni volta. Questa iniziativa ha avuto poi un seguito arrivando a creare altri tre centri destinati all’infanzia. Questi progetti non sono però autosufficienti, e sono sostenuti economicamente in gran parte dall’Europa”.

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