Gesto choc nel Lecchese alla vigilia del Giorno della Memoria: strappata la Lettera agli Ebrei FOTO
Un "semplice" atto di vandalismo, se così si può definire il gesto di strappare un libro messo a disposizione della comunità nella cassetta del book crossing, oppure un "messaggio" decisamente spaventoso in un momento che dovrebbe ricordare a tutti l'orrore vissuto e la necessità che esso non si ripresenti mai più?
(Foto Mario Stojanovic)
Gesto choc nel Lecchese alla vigilia del Giorno della Memoria: strappata la Lettera agli Ebrei. L'inquietante episodio è avvenuto ieri, domenica 26 gennaio 2020, 24 prima prima della giornata che commemora le vittime dell'Olocausto. Un "semplice" atto di vandalismo, se così si può definire il gesto di strappare un libro messo a disposizione della comunità nella cassetta del book crossing, oppure un "messaggio" decisamente spaventoso in un momento che dovrebbe ricordare a tutti l'orrore vissuto e la necessità che esso non si ripresenti mai più? Una domanda lecita che lascia aperto un interrogativo che preoccupa non poco.
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Gesto choc nel Lecchese alla vigilia del Giorno della Memoria: strappata la Lettera agli Ebrei
Il gesto oltraggioso, come detto, è avvenuto ieri nei pressi del monastero del Lavello dove è posizionata una cassetta per la condivisione pubblica dei libri. Tra i volumi presenti nel "dispenser" c'era anche una copia de "La Lettera agli Ebrei' di San Paolo. La Lettera agli Ebrei è un'opera inclusa nel Nuovo Testamento, in cui il profilo e la missione di Gesù sono delineati tramite il confronto con la figura del sommo sacerdote nell'Antico Testamento. Il suo genere letterario è molto discusso. Ben più che una lettera o un'omelia il testo risulta essere un "trattato per i cristiani di origine ebraica ed etnica ora ellenizzati" Il testo, anonimo, è stato accostato al nome di Paolo di Tarso sin dai tempi più antichi, ma la critica antica e moderna ha escluso quasi concordemente questa attribuzione.
Inquietante episodio
Il libro è stato prelevato, strappato e poi gettato a terra. Un atto deprecabile di per se e in ogni momento, ancor più in questi giorni dove in più parti si è assistito ad un rigurgito antisemita. Basti pensare alla scritta “Qui ebrei” comparsa a Mondovì sulla porta della casa di una deportata e staffetta partigiana, Lidia Beccaria Rolfi, scomparsa nel ’96 e dove oggi abita il figlio. Scritta alla quale ha risposto idealmente e concretamente il sindaco di Milano Beppe Sala con un cartello esposto sulla porta della propria abitazione.