Fiumi di cocaina in Valsassina: sgominata una violenta banda di spacciatori
Cinque persone finite in manette, quattro uomini tra i 30 e i 50 anni italiani e albanesi e un ragazzino minorenne e due latitanti
Cinque persone finite in manette, due uomini tra i 30 e i 50 anni italiani, gli altri albanesi e un ragazzino minorenne. Due latitanti (uno destinatario di un ordine di custodia cautelare e uno che dovrà sottostare all'obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria) entrambi stranieri. Almeno 140 clienti affezionati, 70 dei quali hanno collaborato con la giustizia fornendo indicazioni per ricostruire il giro criminoso. Oltre un chilo di droga sequestrata, migliaia di dosi di morte cedute (almeno 21mila cessioni in due anni) e un giro di affari che "spannometricamente" - come ha sottolineato il Procuratore Capo di Lecco Ezio Domenico Basso, si aggira sul milione di euro in 24 mesi. Questi i "numeri" di ''Drug Valley 2022'', l'operazione condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Lecco che ha permesso di sgominare un vasto giro di spaccio di droga, cocaina e hashish, in Valsassina, tra Ballabio, Cremeno, Barzio , Cassina Valsassina e anche Lecco.
Fiumi di cocaina In Valsassina: sgominata una violenta banda di spacciatori
Ad illustrare i dettagli delle indagini, iniziate nel giugno del 2022, proseguite nel 2023 e culminate ieri, mercoledì 13 marzo 2024, con il blitz degli uomini della Mobile, supportati in questa ultima fase dagli uomini del Reparto Prevenzione del Crimine, sono stati oggi il Questore Ottavio Argaona, il dottor Basso e l'ispettore Enzo Pasquale che ha raccolto il testimone del Commissario Gentiluomo alla guida della Mobile.
"Quella portata a termine è stata l'ennesima ennesima operazione della Mobile a contrasto dello spaccio - ha sottolineato il Questore - Si tratta di una indagine molto importante perché investe un territorio, quello della Valsassina, che non è mai stato oggetto di operazioni di polizia giudiziaria di questa rilevanza. Questo attesta la nostra attenzione ad un'area che ha una importanza strategica tanto per le attività economiche che sono presenti, quanto per quelle turistiche".
Dello stesso avviso il procuratore capo. "A differenza dell'area urbana di Lecco , della zona a sud della provincia confinante col Monzese, e dell'Alto Lago, sembrava che la Valle non fosse inserita tra le zone più critiche del narcotraffico, ma non è così. Riprova ne è anche l'ingente quantitativo di droga che è stato individuato e posta sotto sequestro proprio durante gli arresti (8 panetti di hashish, in una laboratorio artigiano ed altri tre nelle disponibilità del figlio minorenne di uno degli arrestati, a sua volta arrestato). Una ciliegina sulla torta la possiamo definire, o per meglio dire il riscontro provato della bontà della attività di indagine".
L'indagine
Una indagine avviata inizialmente su input di segnalazioni anonime sull' app YouPol della polizia, ma proseguita anche grazie alle al contributo di tanti sindaci della Valsassina fortemente preoccupati per il dilagare della droga, di intimidazioni, di violenza.
La violenza
Sì perchè tra gli arrestati c'era anche chi, ed è il caso del cittadino albanese residente a Maggio che nell'ottobre del 2017 sparò nella zona della Fornace a un giardiniere di origini kosovare residente a Barzio, non esitava a usare violenza e a sbandierare il possesso di armi. Un atteggiamento in grado di spargere puro terrore tra i clienti che temevano di subire ritorsioni se non pagavano puntualmente.
Uomini pericolosi, determinati, pronti a tutto e allo stesso tempo ben inseriti nel tessuto della Valle, anche da un punto di vista economico, titolari di imprese artigiane. Uomini che vendevano fiumi di cocaina praticamente quotidianamente, anche all'interno di diversi bar dove la droga veniva persino consumata.
Cocaina venduta nei bar e consumata anche nei rifugi di montagna
"E veniva consumata anche nei rifugi di montagna - ha spiegato il commissario Pasquale - Il giro era ingente e non sono state poche le persone che hanno accumulato un debito considerevole nei confronti di questi spacciatori. Uno addirittura, che doveva a questi pusher 80mila euro, ha dovuto anche vendere la casa."
L'attività investigativa infatti ha permesso anche di mettere in luce, oltre allo spaccio, altre ipotesi di reato nei confronti in particolare di uno degli indagati al quale sono stati contestati i reati di estorsione e minaccia per aver costretto uno degli acquirenti di droga appunto a vendere l'immobile di proprietà per riscuotere il debito.
Il cittadino albanese, insieme ai propri complici, dopo aver costretto l'acquirente di cocaina a ripianare i debiti con la vendita forzata dell' immobile, ha incassato il denaro dissimulando l'operazione di recupero credito attraverso false fatturazioni di opere edili mai realizzate utilizzando la società di un complice con sede nel
comune di Padova. Quindi, prima con bonifici ha accreditato la somma sul conto corrente della società, e poi l'ha trasferita sul conto corrente di una banca lituana intestato ad una alto complice.
Anche i finti matrimoni per ripagare i debiti della cocaina
E non è finita qui perchè sempre quest'ultimo è accusato anche di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e, in concorso con un connazionale, di falso ideologico commesso da privato, per avere organizzato un matrimonio falso, celebrato all'unico scopo di regolarizzare la posizione di immigrato clandestino complice dell'uomo, il quale ha costretto sempre un acquirente di droga ad una promessa di matrimonio.