E’ nato Imbergin, il gin lecchese nato dall'ingegno di un infermiere
Quattro le botaniche utilizzate: ginepro, rosmarino, limone e pepe lungo.

Ginepro, rosmarino e limone dell’orto di casa e un tocco esotico: il pepe lungo. Sono queste quattro le botaniche che compongono Imbergin, il nuovo gin frutto dell’ingegno di Stefano Del Fabbro, che ha trasformato la sua passione per il «bere bene» in un prodotto caratterizzante della terra in cui vive: Imbersago, appunto, ma più in generale il Meratese e la Brianza.
Frutto dell’ingegno di un giovane infermiere
Infermiere di professione, 34 anni, doppia cittadinanza italiana e svizzera, Del Fabbro ha iniziato un po’ per gioco ad associare tra loro le botaniche fino ad arrivare alla ricetta «perfetta» del suo distillato. «Sono appassionato di gin da una decina d’anni – racconta – Mi piace bere bene e trovo che in particolare il gin tonic sia il cocktail perfetto per stare in compagnia. Mi piace provare gin diversi tra loro, negli anni sono arrivato ad avere 150 bottiglie di provenienza diversa e quando sono fuori zona amo “testare” gintonerie e locali che trattano il gin con una sorta di rispetto. Diciamo che mi sono allenato un po’ le papille gustative…».
Botaniche a km zero
Da lì a provare a produrre un gin «home made» il passo è stato breve. «Ho acquistato un alambicco a febbraio e ho cominciato a fare qualche prova, ovviamente per autoconsumo. La maggior parte dei tentativi li ho realizzati mischiando le botaniche nell’acqua, non nell’alcol, e sono andato alla ricerca dei sapori che amo e che spesso ritrovo nei gin spagnoli». Posto che il ginepro nel gin non può mancare, la scelta è ricaduta su due prodotti tanto semplici quanto dalle potenzialità enormi. «Uso il rosmarino della pianta di casa mia, che ha molti anni: in macerazione infatti non metto solo le foglie ma anche i rami, il che fornisce una nota ancora più particolare. E poi il limone, sempre dell’albero del mio giardino, che come sapore “arriva” alla fine e dà un senso di pulizia al palato. Il pepe lungo invece è una chicca: non è una spezia molto conosciuta ed è un po’ la mia firma personale».
I primi assaggi degli amici
I primi assaggi sono avvenuti al «buio». «Ho portato il gin a una grigliata con amici e l’ho fatto provare. Solo dopo ho detto loro che lo avevo prodotto io e il risultato è stato apprezzato. L’ho fatto assaggiare anche ad altri conoscenti esperti del settore e mi hanno spronato a produrlo a tutti gli effetti». Mancava un piccolo particolare: il nome. «E’ nato al bar con gli amici: un gin nato a Imbersago non poteva che chiamarsi Imbergin…». Il laboratorio di Del Fabbro è nella sua abitazione di via dei Ronchi, la produzione vera e propria avviene però in una distilleria di Meda. «Ovviamente avevo bisogno di una struttura professionale, non avrei certo potuto produrre un gin a casa mia. E poi grazie ai consigli di un professionista come il titolare della distilleria sono riuscito ad affinare meglio le dosi della ricetta».
Nell’etichetta di Imbergin il traghetto leonardesco
Imbergin, dunque, è nato a tutti gli effetti. E se nel distillato racchiude i sapori di casa del suo ideatore, nell’etichetta vuol essere ambasciatore del territorio in cui è stato concepito. «Se si parla di Imbersago si pensa al traghetto di Leonardo, è questa dunque l’immagine che ho scelto per il mio gin – conclude Del Fabbro – Ho voluto inoltre mandare due piccoli ma importanti segnali di rispetto dell’ambiente e di valorizzazione del territorio. Il vetro e il cartone della confezione sono interamente riciclati, i miei fornitori sono tutte aziende brianzole».