Covid, "Dedicato a chi nega: ecco come si passa la notte in Terapia intensiva"
La primavera scorsa l'appellativo che veniva usato con più frequenza per definirli era "eroi". Oggi, a volte, si vedono "costretti" a tentare di convincere le persone che la loro non è una lotta contro i mulini a vento.
La primavera scorsa l'appellativo che veniva usato con più frequenza per definirli era "eroi". Oggi, non solo continuano, a distanza di mesi, a lavorare con incredibile impegno per prendersi cura, per salvare, i pazienti che vengono loro affidati, ma a volte si vedono anche "costretti" a tentare di convincere le persone che la loro non è una lotta contro i mulini a vento. Ma una battaglia contro un virus "reale" violento, aggressivo, a volte mortale. Stiamo parlando dei medici che a Lecco, così come nel resto del Paese, vivono quotidianamente il dramma del Coronavirus. Un dramma che alcune (troppe persone) sminuiscono, per non dire negano. Tra i camici bianchi in prima linea a Lecco c'è il dottor Paolo Maniglia, medico anestesista del Manzoni, residente a Olginate, che più volte, in questi mesi, ha testimoniato, con parole e immagini, quanto succede nei reparti Covid. Lo ha fatto anche questa settimana con un eloquente post in rete, corredato da una fotografia. "Per te che non credi - Dedicato a chi nega: ecco come si passa la notte in Terapia intensiva". E anche questa volta abbiamo deciso di riportare la testimonianza del dottor Maniglia per offrire a tutti uno spunto di riflessione che solo chi, come lui, vede con i suoi occhi i pazienti colpiti da Coronavirus, può offrire con sincerità.
Covid, "Dedicato a chi nega: ecco come si passa la notte in Terapia intensiva"
Lo smonto notte ti lascia sempre un po’ stranito e confuso. Spesso il turno finisce con un gusto amaro in bocca che nemmeno il caffè o il dentifricio possono guarire.
Lui la sua notte l’ha passata così.Quindi alla fine un po’ di amaro in bocca si può tranquillamente sopportare.Niente. Ognuno ha il suo Covid.
PS: Le foto in bianco e nero sono più suggestive. Le uso per quello.Rendono meglio la drammaticità della situazione.Mai comunque quanto la realtà.
La situazione al Manzoni
Nella foto postata dal dottor Maniglia, che trasuda di sofferenza, si vede una persona che indossa un casco respiratore. Un paziente reclinato in una posizione che possa aiutare l'ossigenazione del suo corpo. Ricordiamo che, secondo gli ultimi dati diffusi dalla Asst di Lecco, aggiornati a lunedì. sono 40 i pazienti che per respirare hanno la necessità di supporti esterni: 21 sono ricoverati a Lecco e 9 a Merate.
Valanga di reazioni
"Caro Dottore, a questo punto credo che nemmeno immagini così drammatiche possano bastare per far capire, a chi nega o minimizza, la realtà che stiamo vivendo e, soprattutto, State vivendo in ospedale... Molti non credono, altri non capiscono... e se non capiscono non vale nemmeno la pena spiegare!!! Grazie a voi che curate tutti e, per favore, continui a postare immagini e pensieri: Ci sono anche molti che capiscono ed apprezzano i vostri sforzi, persone che vi stimano e continuano a credere che gli eroi esistono, eccome se esistono! Grazie
Vedo tutti i giorni con i miei occhi il grande lavoro che fate, con che professionalità e con quanto cuore seguite le persone che soffrono...
Grazie di esistereGrazie grazie mille volte grazie per il lavoro che fate con tanta umanità!!!! Come già qualcuno ha detto anch’io sto selezionando le persone che nonostante tutto quello che si sa e si vede ed in alcuni casi purtroppo si vivono sulla propria pelle, continuano a negare!!! Grazie per tutto e per la forza la speranza che sapete dare anche ai parenti con profonda umanità .....dopo 12 giorni in rianimazione mio marito ora è tornato in reparto malattie virali ....e lui mi dice in continuazione ( per quello che si ricorda)....”non puoi capire cos’è sta malattia è tremenda.....ma ancora di più è la grande umanità che ho sentito intorno a me ....non ero solo a combattere a soffrire a resistere “loro” (tutto il personale sanitario etc) erano con me vicino a me”.......GRAZIE da parte nostra ed anche da parte di nostra figlia che vive negli USA e che avete anche aiutata a “vedere” il suo papà ed a restare fiduciosa e speranzosa. ........ Dott. Paolo io già la conoscevo in quanto sua paziente, conoscevo lei ed altri suoi colleghi e già vi ammiravo per la vostra umanità ....ma ora più che mai posso dire che tutti siete veramente SUPER ........p.s mi scuso per lo sproloquio che ho fatto ma è quello che mi è uscito di getto dal cuore.
Tenete duro!! So che e ' una fatica immane per voi......ma so anche quanta speranza c'è negli occhi di chi aspetta il proprio caro.......e non solo ! Quanta angoscia.........forzaaaaaa!!!