Commosso addio a Marco Deriu in basilica a Lecco

Il messaggio del figlio Giovanni ai presenti: "Se c'è qualcosa che volete fare con vostro papà, fatelo oggi perché un domani potrebbe non esserci"

Commosso addio a Marco Deriu in basilica a Lecco
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Tante le persone legate a Marco Deriu riunite ieri pomeriggio nella Basilica di San Nicolò per l'ultimo, doloroso saluto.

I funerali di Deriu in basilica

Le esequie del giornalista lecchese, tragicamente scomparso venerdì scorso a soli 51 anni, sono state  un momento di profondo, attonito cordoglio e insieme un affettuoso abbraccio che ha unito la comunità lecchese, e non solo, ai suoi cari. Soprattutto è stato il momento dell'omaggio ad un uomo da tutti riconosciuto come buono, generoso, impegnato a perseguire su più fronti, anche attraverso scelte di vita difficili, il bene in aiuto al prossimo.

Toccante l'omelia pronunciata da don Carlo Gerosa, parroco di Bonacina, il rione dove Deriu è cresciuto. Il sacerdote concelebrato la funzione insieme ad altri sei confratelli. In chiesa, stretti alla moglie Cristina, ai figli Giovanni e Chiara, tanti amici, ma anche colleghi e semplici conoscenti della famiglia.

L'omelia di don Carlo

"Gesù giudice dei vivi e dei morti è l'unico che conosce la verità del cuore di ciascuno di noi, l'unico che conosce fino in fondo pensieri, sentimenti, fatiche" ha esordito don Carlo. "Anche noi siamo testimoni di questo Gesù che ci ha donato un destino di eternità che   un senso alla nostra esistenza".

"Davanti al Cristo giudice possiamo porre un'altra questione, quella della nostra relazione, del nostro affetto per Marco e i suoi famigliari" ha proseguito il parroco. "Ciascuno di noi è qui perché in qualche misura ha da lui ricevuto qualcosa. Oppure è legato alla sua famiglia. Siamo qui amici, colleghi del mondo della comunicazione, dell'insegnamento all'università, o magari semplicemente perché conoscenti, appartenenti alla stessa parrocchia e città. Tanti sono amici di Cristina, di Giovanni, di Chiara e degli altri famigliari. Siamo qui a testimoniare che la relazione con lui e la sua famiglia segna in qualche modo la nostra vita. E mi pare bello e importante voler testimoniare la preziosità di questo rapporto umano, vero, profondo, che esprime affetto. Ci far star bene, ma ci fa anche soffrire. E' una relazione che vuole consegnare adesso un po' di consolazione alla sofferenza dei nostri fratelli. Come credenti stiamo testimoniando che la fraternità in Cristo rende buona la nostra vita. Vivifica la comunità nella quale viviamo, dove condividiamo gioie dolori, dove siamo attenti ai bisogni dell'altro, mentre siamo pellegrini su questa terra in questa nostra esistenza. E' una vita buona del Vangelo quella che vogliamo presentare a Gesù. La testimonianza stessa di Marco verso la quale avvertiamo un grande debito di riconoscenza. La nostra comunità ecclesiale e civile ha ricevuto molto da lui. Giornalista, animatore, docente. Per il suo impegno sociale e politico, per la sua attività nel mondo della comunicazione, per la sua grande generosità, per il bene vissuto da figlio, marito, padre. Lui di fronte a Gesù si presenta con il bene compiuto nella sua vita. Con quei gesti singoli e grandi con i quali ha cercato il bene di chi incontrava. Ora Cristi per il bene fatto da lui ai fratelli più piccoli lo introduca con i benedetti del Padre nel Regno".

Il pensiero degli amici e della famiglia

A conclusione della messa funebre, gli amici della parrocchia di Bonacina hanno letto un breve ed intenso ritratto di Marco, ragazzo che si faceva voler bene per la gentilezza e il garbo dei modi, ma anche per la coerenza del proprio  pensiero, ma soprattutto per l'amore che aveva per la moglie e i suoi figli. Anche la famiglia ha dato lettura ad un "breve pensiero", introdotto da una intensa citazione: "La nostra debolezza tu la conosci, ma non vedi soltanto i nostri errori. Sai che siamo fragili. I nostri giorni sono fili d'erba e i nostri come stagioni.Solo tu rimani per sempre e noi rimaniamo nel pensiero che tu hai per noi". Di Marco è emersa ancora una volta quella "sensibilità che gli è rimasta sempre addosso, sia nel lavoro che in famiglia". Una sensibilità ch'egli testimoniava "nella fede e nell'impegno cristiano, concretizzandosi in tante scelte, vissute sempre con tanta discrezione come quella di accogliere due bambini in affido".

"Quello che noi siamo è quello che noi siamo diventati insieme"

"Noi vogliamo ricordarlo per la sua bontà e generosità. Per la sua dedizione e il suo rigore. Ma anche per il suo senso dello humor, le sue battute argute. Se credeva in qualcosa, in una causa, si spendeva per quella. Se decideva di aiutare una persona, non si tirava indietro davanti alle difficoltà. Lo faceva con tenacia e costanza. E una buona dose di testardaggine. Chiedeva ai figli di dare il meglio di sé e lo pretendeva innanzitutto da se stesso. Oggi ci lascia un dolore immenso. Ma in questo grande mistero nel quale ci aggrappiamo alla nostra fede e in cui chiediamo a tutti di accompagnarci con la preghiera, in questo mistero insondabile, sappiamo che Marco non ci lascia perché quello che noi siamo come famiglia, come amici, come persone a cui ha voluto bene e che gli hanno voluto bene, quello che noi siamo è quello che noi siamo diventati insieme".

Il messaggio del figlio Giovanni

Ma il messaggio più commovente è arrivato dal figlio Giovanni. Parole ascoltando le quali in pochi sono riusciti a trattenere le lacrime.

"Vorrei rivolgermi a tutti voi presenti con un invito: Se c'è qualcosa che volete, potete fare oggi con i vostri genitori, con il vostro papà, con vostra madre, fatelo. Se ne avete la possibilità, fatelo oggi. Non date per scontato di poterlo fare domani. Perché un domani potrebbe non esserci. e quindi se volete dare un abbraccio, un bacio, se volete dire ti voglio bene, grazie, chiedere scusa, fatelo. Non abbiate paura, non rinunciate per orgoglio o perché magari vi vergognate. perché loro saranno sempre pronti a capirvi. Non date per scontato nulla. Fatelo".

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