Cinghiali senza controllo: con la pandemia Covid meno abbattimenti, la situazione è esplosiva
Coldiretti: "Prati e campi delle due province di Como e Lecco ancora sotto assedio. E' necessario invertire la rotta con interventi radicali e un nuovo censimento che vada a fotografare la situazione”
Mentre si moltiplicano le iniziative di denuncia dell’allarme cinghiali da parte di imprese, cittadini e istituzioni locali, Coldiretti torna sul tema rimarcando “il protrarsi di una situazione preoccupante, uno scenario dove i danni aumentano mentre gli abbattimenti subiscono una battuta d’arresto, complici le restrizioni dovute all’emergenza Covid: ma, per assurdo, sono stati proprio i “blocchi” a favorire, indirettamente, il dilagare del problema, con cinghiali e selvatici che si sono riversati sulle strade sgombre senza più timore di auto e uomini. E il rischio è, quindi, aumentato a dismisura”. Così il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi torna sul nodo-fauna selvatica, alla luce di una recrudescenza monitorata nelle ultime settimane anche per quanto riguarda i danni alle imprese agricole. Nella stagione venatoria 20/21 gli abbattimenti di cinghiali in Lombardia sono quindi diminuiti a causa del lockdown e della sospensione delle attività di caccia. Se i prelievi in controllo e selezione sono aumentati, gli abbattimenti con la caccia collettiva si sono dimezzati, a livello regionale, rispetto allo scorso anno.
Cinghiali senza controllo: con allarme Covid meno abbattimenti, la situazione è esplosiva
“L’inverno freddo e le nevicate anche a quote più basse hanno favorito ancor più l’avvicinamento degli animali in cerca di cibo ai centri abitati, prati e campi. Inoltre, le strade sono a costante rischio di incidenti: è evidente che le risposte finora date, sul territorio, si sono rivelate insufficienti a risolvere il problema: ora è necessario affrontare la situazione in modo deciso e ben consapevoli che i selvatici – come già visto negli scorsi anni – non stanno dando tregua nemmeno nel periodo invernale”.
Campi che sembrano “bombardati”
Uno scenario di guerra, con prati e campi che sembrano “bombardati”: in realtà si tratta dei cinghiali che scavano alla ricerca di bulbi e quant’altro per potersi alimentare, ma il risultato è che, dopo il loro passaggio, ogni attività agricola risulta in possibile. Le imprese sono costrette a ripristinare i danni, con ingente aggravio di costi, e in molti casi tutto viene reso vano dal ripetersi delle incursioni degli ungulati.
Senza contare gli innumerevoli allarmi dei cittadini che si ritrovano faccia a faccia con i cinghiali sull’uscio di casa, specie nelle zone periferiche dei borghi rurali.
La proliferazione senza freni di questi animali – continua la Coldiretti interprovinciale – oltre a preoccupare per i rischi per la salute, provocati dalla diffusione di malattie come appunto la peste suina giunta in Europa, sta provocando un’escalation di danni nelle campagne, che si vanno a sommare a quelli di altre specie selvatiche come ad esempio le nutrie (che sono ormai diffuse in diverse zone della Brianza lecchese).
“E’ assolutamente importante intraprendere al più presto un’azione efficace di controllo e contenimento – conclude Trezzi – agendo anche per superare eventuali ostacoli normativi”. Soluzioni chiare ed efficaci, quindi, “a partire da un nuovo censimento che fotografi in modo chiaro una situazione ormai sfuggita di mano” chiede nuovamente Trezzi. Precisando che, ovviamente, “l’attesa di questi nuovi numeri non dovrà essere una nuova scusa per rimandare ulteriormente interventi già troppo a lungo attesi: occorre partire subito per cercare di invertire un trend che non lascia spazio alle nostre campagne ma che, allo stesso tempo, minaccia la sicurezza stessa dei cittadini e l’equilibrio di ogni ecosistema territoriale”.