Cinghiali e selvatici, nel Lario danni per 350.000 euro
Oltre ai danni alle colture e ai prati a fieno, si sono registrate distruzioni di muretti a secco e l’azzeramento di colture officinali. Nel 2018, ben 250 gli incidenti stradali causati dai selvatici
Non si fermano le invasioni della fauna selvatica, mentre cresce il numero degli abbattimenti: numeri che indicano la gravità del problema nelle province di Como e Lecco.
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Cinghiali e selvatici, nel Lario danni per 350.000 euro
Anche il conteggio dei danni ha subito un’impennata, secondo le ultime stime di Coldiretti riferite al computo dello scorso anno: per il 2018 le stime della Coldiretti interprovinciale (riportate anche in un documento consegnato all’assessore regionale Fabio Rolfi) parlano di 350.000 euro, molti dei quali non vengono nemmeno più segnalati dagli imprenditori agricoli, amareggiati e delusi. Ben 250, invece, gli incidenti stradali causati lo scorso anno da animali selvatici nelle due province lariane, sempre secondo le stime dell’organizzazione agricola.
Voragini nei campi
Intanto, in questi giorni continuano a susseguirsi le segnalazioni, da un capo all’altro delle due province: dalla Val d’Intelvi (dove cervi, cinghiali e caprioli devastano colture e prati a pascolo, pregiudicando in molti casi la raccolta del fieno) a Moltrasio, dove si segnalano distruzioni di muretti a secco, sino alla zona del Pian di Spagna alla Valsassina, dove gli imprenditori agricoli sono al lavoro per sistemare “le voragini lasciate nei campi: la fienagione in queste condizioni è un incubo, imballare ciò che abbiamo tagliato è quasi impossibile”. Alcune testimonianze sono impressionanti: nei campi intorno a Piano Porlezza e Grandola si vedono (in alcuni filmati inviati dagli stessi imprenditori agricoli) interi branchi e di cinghiali e cervi agire indisturbati nel rovinare il raccolto.
In molte zone, i due problemi sono sovrapposti: i cinghiali scavano il cotico erboso e, rivoltando le zolle, pregiudicano persino la possibilità di un successivo taglio di fieno di qualità, dato che il terreno in questo modo torna a “ricacciare” erbe infestanti, influendo sulla quantità del foraggio. Laddove i prati si sono salvati dall’invasione dei cinghiali, molto spesso passano i cervi, nutrendosi a dismisura di ciò che, invece, servirebbe ad alimentare i nostri bovini: al danno, si aggiunge quindi la beffa di acquistare esternamente il fieno. Solo per la nostra realtà, parliamo di decine di migliaia di euro ogni anno.
Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco
“Continueremo a raccogliere le segnalazioni delle imprese e a fare la dovuta pressione” commenta Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco. “Riconosciamo l’impegno della Regione e dell’assessore Rolfi, con importanti passi avanti, ma ribadiamo la necessità di intensificare ancor di più gli interventi nelle nostre due province. D’altro canto, le situazioni-limite si sprecano: si va da un produttore di erbe officinali che ha visto completamente azzerato il proprio raccolto, a chi ha realizzato recinzioni che si sono rivelate inutili, in quanto i selvatici riescono persino a scavalcarle. Senza contare la rabbia di un’azienda che, a fronte di un raccolto distrutto, si è vista stimare il danno in appena 25 euro: facile immaginare che, per una cifra simile, nessuno avrebbe nemmeno intrapreso il complesso iter burocratico per il risarcimento danni”.
Lo scorso anno ha visto l’adozione di due provvedimenti di rilievo: la delibera di giugno 2018 che consente ai proprietari/conduttori di fondi, muniti delle necessarie autorizzazioni, di intervenire nel controllo dei selvatici e quella dello scorso dicembre che concede la possibilità agli uffici territoriali di autorizzare la caccia di selezione al cinghiale, a partire dalle aree non idonee, anche in deroga a periodi e orari stabiliti per legge. “Ma chiediamo un passo ulteriore, perchè le continue segnalazioni delle imprese associate ci confermano che il problema non è ancora risolto Servono azioni mirate e concordate che permettano di ricondurre la popolazione dei selvatici a numeri sostenibili per i territori, e a questo proposito torniamo a ribadire come il cinghiale non sia una specie autoctona, bensì invasiva e fuori controllo. Un’autentica calamità”.
E' necessario prevedere figure opportunamente formate
Coldiretti Como-Lecco ha evidenziato alcuni elementi che vanno tenuti in considerazione: dall’attuazione di interventi straordinari di prelievo alla revisione dei piani faunistico-venatori di concerto con le associazioni di categoria e gli organismi preposti. Ciò con particolare riferimento alle quote di esemplari, partendo dalla effettiva consistenza delle popolazioni di selvatici e in relazione ad oggettivi criteri di sostenibilità dei territori.
Inioltre – sottolinea Coldiretti Como Lecco – è necessario coinvolgere gli Enti parco e dei gestori delle aree naturali degli Enti locali nella determinazione coordinata dei piani di contenimento; è altrettanto necessaria una semplificazione nei confronti delle imprese per la gestione dei risarcimenti dei danni e una revisione urgente della norma che ricomprenda tali risarcimenti negli aiuti di Stato (tema del “de minimis”).
Ancora, è necessario, rimarca il presidente Trezzi “prevedere figure opportunamente formate e preparate in affiancamento agli operatori della polizia provinciale affinchè l’attività di contenimento sia più efficace ed efficiente. Sarebbe altrettanto utile chiedere a livello nazionale maggiore autonomia gestionale in capo alla Regione per governare e gestire particolari situazioni di emergenza”.