Braccio di ferro 73enne brianzolo vuole il record del mondo
Intervista a Giulio Bertacchi, il Re Leone di Arlate di Calco.
Braccio di ferro. E polso d'acciaio. Tutti lo conoscono come il Re Leone, un guerriero coraggioso e vincente, che delle sue sfortune ha saputo far tesoro e si è dimostrato più forte di un destino beffardo. Giulio Bertacchi, 73enne di Arlate di Calco ha nuovamente trionfato nella disciplina sportiva di braccio di ferro. Ultimo traguardo nel suo palmarès, il primo posto ai Campionati Internazionali di villa Fenaroli a Rezzato nella categoria Senior grand master.
Braccio di ferro a 73 anni
La finale, disputata il 3 marzo contro il connazionale Pietro Crippa, si è chiusa in due round secchi, senza bisogno del terzo. «Alla manifestazione concorrevano 160 atleti divisi in 14 nazioni. Ovviamente distribuiti in più categorie, contrassegnate da una soglia massima di peso e di età - ha spiegato il Re Leone - Il mio avversario pesa 106 kg, io 90. Era una sfida tosta, lui aveva sicuramente più potenza di me, ma alla fine ho vinto io». Dopo l’analisi dello scontro ha poi aggiunto: «E’ il primo anno che anche per gli over sessanta c’è la possibilità di gareggiare. Il presidente della Federazione Italiana braccio di ferro, Claudio Rizza, ha infatti insistito per avere questo match - ha giustificato Bertacchi - Volevamo dimostrare che lo sport non ha età e che, se si affronta seriamente, ci si può togliere diverse soddisfazioni, ottenendo grandi risultati».
Il Re Leone di Arlate
Un vero sportivo il Re Leone, dedito alla cura del corpo e aperto agli stimoli di più discipline, ricetta segreta del suo successo. «Nella mia vita ho fatto diversi sport. Sono stato infatti campione nazionale di bodybuilding e un gran corridore amatoriale in bicicletta. Correvo per la Pennelli Cinghiale, una delle più competitive formazioni per i non professionisti. Ho vinto diverse gare, ma il destino ha voluto farmi ricominciare da capo». Una vita di successi e sofferenze, quindi, che hanno temprato nel corpo e nello spirito il Re Leone. «Sono caduto e mi sono rotto il bacino. Ho fatto sei mesi fermo e non ho più potuto correre. Tutto questo a quasi sessant’anni». La tragedia si trasforma però in occasione e per Bertacchi la vita da quel momento cambia radicalmente.
«Non potevo più far niente? Non è vero. Avevo le mie braccia quasi del tutto sane. A sinistra ho infatti tutta la muscolatura idonea e forte. A destra purtroppo ho dei problemi al bicipite, danneggiato anch’esso nella caduta. Poco importa però. Da quando ho conosciuto il braccio di ferro non mi ferma più nessuno» ha puntualizzato con determinazione.
Ore e ore di allenamento quotidiano
Un polso d’acciaio ottenuto con ore e ore di allenamento quotidiano. «Mi sono avvicinato a questa disciplina accompagnando ad una gara un ragazzo che seguivo nella mia palestra. Da quando mi hanno impiantato le protesi quell’attività mi è sembrata la miglior opzione possibile per non mollare, per non arrendermi. Non avrei mai voluto adagiarmi sul bancone del bar, come fanno altri miei coetanei». Ecco che allora a 73anni il suo curriculum sportivo vanta diversi titoli, prova del fatto che i suoi sforzi stanno dando ottimi risultati. «Mi alleno tutti i giorni, dalle due alle tre ore. Per essere il migliore in questo sport ho studiato la tecnica più adatta al mio stato fisico e ora la applico alla perfezione - ha continuato il Re Leone - Con fatica ho impiegato due interi anni per diventare competitivo, ma dal 2007 è difficile che qualcuno sia così bravo da battermi, quasi impossibile in Italia».
Sacrifici e costanza
E come in ogni racconto eroico che si rispetti, per guadagnarsi l’alloro e la gloria servono sacrifici e costanza. «Dal 2008 al 2017 ho collezionato ben dieci titoli italiani consecutivi nella mia categoria. Oltre ai successi nazionali ho inoltre collezionato anche un oro, due argenti e un bronzo ai mondiali». Fuori dalla norma la dedizione per inseguire i propri sogni. «Mi sto preparando per il 26 aprile, quando inizieranno i campionati italiani». A Monsano, in provincia di Ancona, infatti, Bertacchi avrà l’occasione di entrare nella storia: «Potrei guadagnarmi il record di vittorie consecutive nel campionato nazionale». Per questo motivo, oltre al quotidiano allenamento con i pesi per rafforzare polso e avambraccio, il Re Leone ha lavorato sul proprio corpo per valorizzare il proprio talento. «Mi sono prescritto una dieta perché voglio giocarmi al meglio tutte le mie carte. Lo scorso anno pesavo infatti 121 chilogrammi, ora invece 90. Oltre che a vincere il titolo italiano quest’anno voglio tornare anche sul podio mondiale. Me lo merito».
Alla ricerca di due record
Due infatti i record del mondo che Bertacchi sta inseguendo. «Se dovessi classificarmi tra i primi tre atleti del globo sarei il più anziano ad averlo fatto nella storia. Per questo ho voluto far scendere il mio peso così tanto. Questi 30 kg sono stati per me un sacrificio che devo ripagare con un successo. Se fossi ancora quasi 100 kg rischierei infatti di essere sovrastato dai sessantenni che con 13 anni in meno avrebbero molte più chance di vittoria». Ancora più eccitante, quindi, la scommessa con lo storico amico che lo ha sempre sostenuto. «Molte delle mie vittorie le ho dedicate ad una persona fantastica che mi è vicina costantemente e alla quale devo molto. Sergio Penati è infatti un grande amico e con lui ho concordato che se dovessi trionfare e dunque ottenere un primato mondiale sarà proprio lui a portarmi da Gerry Scotti nella trasmissione dei Guinness».
A un passo dalla storia
Mille avventure hanno quindi accompagnato Bertacchi ad un passo dalla storia. «Non avrei mai pensato di girare il mondo a questa età. Sono stato in Canada, in Ungheria, in Romania e persino a Las Vegas. Il prossimo novembre sarò ad Istanbul e ho molte altre richieste per sfide all’estero» ha aggiunto. In conclusione il campione ci ha raccontato un aneddoto, che spiega chi è il Re Leone e quanto il suo ruggito sia più forte della voce del destino. «Una volta, poco prima di partire per i campionati mondiali, non mi son sentito bene; sono andato all’ospedale e mi hanno detto che non era nulla di grave. Prescritta qualche medicina infatti sono partito per andare a giocarmi l’ennesimo titolo, ma i dolori continuavano e mi si era completamente paralizzata una gamba. Una volta tornato sono andato in un’altra clinica dove mi hanno diagnosticato una trombosi. Il medico non si spiegava come avessi potuto viaggiare in aereo senza nessuna conseguenza. Mi bastarono poche e semplici parole: io sono il Re Leone».