IL COMMENTO

Bike Sharing a Calolzio: secondo Cambia è il simbolo del fallimento sul turismo e la mobilità dolce

Secondo Cambia, infine, la città avrebbe "bisogno di idee, di rete, di coraggio. Ma a chi guida oggi la città manca tutto questo: manca la volontà politica, manca la capacità progettuale"

Bike Sharing a Calolzio: secondo Cambia è il simbolo del fallimento sul turismo e la mobilità dolce
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«Il simbolo del fallimento sul turismo e la mobilità dolce sul territorio». Così Diego Colosimo, capogruppo di Cambia Calolzio ha commentato l’abbandono del servizio di bike sharing attivato in città nel 2011 e oggi in totale abbandono e degrado.

Bike Sharing a Calolzio: secondo Cambia è il simbolo del fallimento sul turismo e la mobilità dolce

«Il servizio all’epoca accolto come un progetto innovativo per promuovere il turismo sostenibile e la mobilità dolce, si è rivelato l’ennesimo fallimento – afferma Colosimo - Un’idea potenzialmente utile, ma gestita male sin dall’inizio: accesso complicato, costi sproporzionati, nessuna promozione».

Mentre in molte città italiane anche del nostro territorio vengono proposti nuovi progetti di cicloturismo, a Calolziocorte tutto resta com’era: «Un ricordo di una postazione di bike sharing arrugginita, obsoleta e in stato di degrado – prosegue Colosimo – Nel cuore del Parco Adda, proprio di fronte a una delle aree più frequentate, si erge ancora oggi un impianto che comunica solo incuria e disinteresse. Una cartolina perfetta per raccontare l’immobilismo di questa amministrazione».

Poi ancora: «Il punto non è solo il bike sharing. Il vero tema è l’assenza totale di una visione strategica per la valorizzazione del nostro territorio. Il turismo, la mobilità sostenibile, il rilancio del Lavello, la collaborazione con i comuni limitrofi: parole mai tradotte in fatti.  L’amministrazione Ghezzi continua a dimostrarsi incapace di proporre un progetto concreto che sappia guardare oltre».

Secondo Cambia, infine, la città avrebbe «bisogno di idee, di rete, di coraggio. Ma a chi guida oggi la città manca tutto questo: manca la volontà politica, manca la capacità progettuale, manca la consapevolezza che un territorio come quello calolziese merita molto di più che qualche rastrelliera arrugginita dimenticata nel verde»

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