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Basta morti sul lavoro: 3 minuti di silenzio in ricordo di Aldo Civillini e delle vittime di Lecco

La Giornata nazionale delle vittime degli incidenti sul lavoro a Lecco tra lacrime, memoria e l’impegno concreto per la sicurezza, tra numeri locali e iniziative per prevenire tragedie future

Basta morti sul lavoro: 3 minuti di silenzio in ricordo di Aldo Civillini e delle vittime  di Lecco

Niente dati, niente statistiche, niente discorsi. Solo uomini. Uomini che hanno pagato con la vita il prezzo di una sicurezza sul lavoro che, ancora oggi, non è una certezza. Quest’anno l’istituzionalità ha lasciato spazio al silenzio, alle lacrime, all’omaggio e al ricordo. Al dolore inciso nei volti segnati dalle lacrime di una vedova e di un figlio che hanno perso un marito e un padre solo pochi mesi fa.

La cerimonia, organizzata come ogni anno dall’AMNIL Lecco (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) in occasione della Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, oggi,  domenica 12 ottobre 2025, è stata dolorosa come un pugno sferrato in mezzo allo stomaco.

Il momento di riflessione si è svolto, come da tradizione in mattinata davanti al Monumento ai Caduti sul Lavoro, realizzato da Pablo Atchugarry, che svetta in largo Caleotto a Lecco. Presenti Gian Franco Longhi, presidente di ANMIL Lecco; il Direttore INAIL, Sergio Ferraro; l’assistente sociale Enrico Bianchini; i rappresentanti di Cgil Lecco, Cisl Monza Brianza e Uil del Lario; il presidente provinciale FAND, Silvano Stefanoni; la vicesindaco di Lecco, Simona Piazza; e il consigliere provinciale Antonio Pasquini.

Davanti al marmo bianco che ricorda chi oggi non c’è più, c’era soprattutto lei, Maria Rosa, moglie di Aldo Civillini, 49 anni di Brivio, vittima dell’ennesimo infortunio sul lavoro avvenuto nella mattinata di mercoledì 16 luglio 2025 nel Vicentino.

Basta morti sul lavoro: 3 minuti di silenzio in ricordo di Aldo Civillini e delle vittime di Lecco

Civillini si trovava nel piazzale di un’azienda per effettuare una consegna di profilati di alluminio per conto della ditta di trasporti della Bergamasca per cui lavorava. Dopo aver terminato lo scarico del materiale, ancora nel cassone del mezzo, compì un volo di un paio di metri sull’asfalto. Dopo un’agonia dolorosa, l’uomo si è spento in ospedale.

È stato il consigliere provinciale Antonio Pasquini a dar voce alla storia di Aldo e di Maria Rosa, conviventi dal 2002 e sposati dal 2013, genitori di Martina, 20 anni, e Tommaso, 15 anni.
«Una famiglia normale, il cui passare dei giorni è scandito dai ritmi e dalle necessità tipiche di un tranquillo quotidiano. Maria Rosa lavora part-time come segretaria al mattino e come cameriera in un ristorante nel pomeriggio. Aldo, 48 anni, è camionista. Parlavano di cose banali, ma importanti, per la gestione della casa. Parlano delle ferie, di una cena di sabato con amici… fino al 16 luglio 2025.»

Quel giorno, che per molti sarebbe passato senza particolare significato, diventò per Maria Rosa, Martina e Tommaso il loro Giorno della Memoria: il giorno dell’incidente mortale sul lavoro di Aldo.

«Qualche tempo prima, durante lo scarico del materiale dal camion, una cinghia si era sganciata e il materiale si era rovesciato dalla parte opposta. Quell’episodio aveva cambiato radicalmente il modo di lavorare di Aldo. Da allora, si occupava personalmente dello scarico delle merci, temendo per chi avrebbe dovuto compiere quella mansione e che avrebbe potuto rischiare un incidente. Voleva essere il buon esempio per tutti, anche se non era suo compito. Era sempre presente al lavoro, anche con la febbre. Teneva il camion così bene che ci si “poteva pranzare sopra”. Una persona dedita al lavoro… e alla sua famiglia».

Chi era Civillini? «Aldo era un runner, amava andare in moto e avevamo e abbiamo tanti amici: casa nostra è un porto di mare. Un giorno, c’era un ladro dai vicini… stava scassinando la porta d’ingresso… e una volta ripreso, prima di allontanarlo, gli si era avvicinato chiedendo se avesse bisogno di qualcosa… perché aveva visto in quell’uomo una persona sofferente. Ecco, questo è Aldo», ha detto ancora il consigliere provinciale Antonio Pasquini, che ha poi concluso: «Aldo ha donato gli organi: cuore, polmoni, reni, cornee, cute, fegato… Aldo ha salvato 15 vite e 15 famiglie hanno gioito.»

Maria Rosa non è riuscita a trattenere le lacrime ascoltando queste parole e non lo ha fatto nemmeno quando il Direttore INAIL, Sergio Ferraro, le ha consegnato un attestato e una medaglia in nome del marito.
«Ringrazio tutti gli amici presenti qui oggi – ha detto, stringendosi al figlio – siamo una famiglia allargata, tanti hanno sofferto per la morte di Aldo. Senza ognuno di loro non ce l’avremmo fatta. Ma Aldo non se ne è andato, è ancora qui, è vicino a noi e continua a darci indicazioni, continua a farci ridere. Lo ha sempre fatto e lo farà per sempre.»

Ma la storia di Aldo purtroppo non è un caso isolato. I morti sul lavoro sono troppi, tre al giorno. «Proprio pensando a questo numero, quest’anno il Consiglio dell’AMNIL ha deciso di non fare nulla, limitandosi a tre minuti di silenzio in ricordo delle vittime quotidiane – ha aggiunto con forza Gian Franco Longhi – Ormai è ora di smettere di parlare e iniziare a fare qualcosa. Si può fare, si deve fare, perché quello che si diceva vent’anni fa si dice ancora oggi… eppure non si fa nulla per evitare quella che sembra una tappa quasi obbligata nel percorso lavorativo di una persona. Lecco dice basta, e lo ha ribadito con il cartellone e il manifesto: basta morti sul lavoro».

Vero è che i numeri di quest’anno mostrano un lieve miglioramento. L’analisi regionale evidenzia però forti differenze: alcune aree del Paese, come Basilicata, Umbria, Campania, Sicilia e Calabria, registrano un tasso di mortalità superiore del 25% alla media nazionale, fissata a 20,6 morti ogni milione di occupati. In altre regioni, come Trentino-Alto Adige, Puglia, Veneto, Liguria, Sardegna, Abruzzo e Toscana, i valori sono leggermente più bassi, mentre Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Lazio e Molise mostrano l’incidenza più bassa. Dei 681 decessi complessivi, 493 sono avvenuti sul luogo di lavoro, mentre 188 sono avvenuti durante il tragitto casa-lavoro, con la Lombardia al primo posto per numero assoluto di vittime, seguita da Veneto, Campania e Sicilia.

Andando più vicino al nostro territorio, in provincia di Lecco  gli infortuni denunciati tra gennaio e luglio 2024 sono stati 2.091, mentre nello stesso periodo del 2025 sono scesi leggermente a 2.060, con un calo dell’1,5%. Le malattie professionali sono passate da 77 a 61. Ma gli incidenti sul lavoro con esito mortale in provincia di Lecco sono aumentati, passando da 3 a 4.

«Sicuramente le aziende stanno facendo molto per la prevenzione sul lavoro, ma a mio avviso c’è un dato importante: l’infortunio “in itinere”, cioè quello che avviene durante il tragitto da casa al lavoro. Spesso viene considerato un incidente fortuito, ma l’uso del cellulare mentre si guida sposta il problema dalla prevenzione sul lavoro a un’attenzione più generale, civica, che riguarda la responsabilità del singolo lavoratore – ha concluso l’assistente sociale Enrico Bianchini –  Quest’anno, però, si sta passando dalle parole ai fatti: il governo ha infatti bandito per la prima volta nuovi concorsi per ispettori, prevedendo 500 assunzioni in tutta Italia, di cui il 20% in Lombardia, segnando così un concreto incremento delle risorse umane dedicate ai controlli».