Bambino guarisce da una malattia rara grazie ai medici dell'ospedale

La storia a lieto fine di Jordan Messa, 11 anni, di Casatenovo.

Bambino guarisce da una malattia rara grazie ai medici dell'ospedale
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Di quel ricovero d’urgenza, della Pasqua trascorsa in ospedale, del terrore che ha pervaso i suoi genitori in quei giorni drammatici, oggi parla con una serenità disarmante.  Jordan Messa ha solo 11 anni ma è lui a infondere tranquillità a papà Walter, mamma Elisabetta e al fratellino Alex, a un anno di distanza da quell’episodio che ha stravolto la sua vita e quella dei suoi familiari. Ed è stato proprio lui a voler rendere pubblica la sua storia, iniziata mentre stava cenando a casa, a Campofiorenzo di Casatenovo.

I sintomi di una malattia rara

«Stavo impugnando la forchetta con la mano destra quando a un certo punto ho iniziato a perdere il controllo del braccio: uno spasmo, poi un altro, un altro ancora... I miei genitori pensavano stessi scherzando e mi sono quasi beccato un rimprovero, in realtà non capivo cosa mi stesse succedendo» racconta Jordan, che essendo un po’ perfezionista, sia a scuola che nelle sue passioni, ha pensato a un po’ di stress e stanchezza. «Il giorno dopo però gli spasmi si sono intensificati e ho iniziato ad avere problemi anche alla gamba destra». Ed è a quel punto che mamma e papà, allarmati, lo hanno portato al Pronto soccorso dell’ospedale di Merate. «Abbiamo immaginato qualsiasi cosa, anche le più brutte - ricorda mamma Elisabetta - Quegli spasmi erano fortissimi, incontrollati, cosa stava succedendo a nostro figlio?».

Il ricovero in Pediatria

La situazione è apparsa sin dal principio molto critica e i medici hanno disposto il ricovero del ragazzino in Pediatria per svolgere tutte le analisi del caso: esami del sangue, tampone, risonanza magnetica con liquido di contrasto in anestesia totale (a causa degli spasmi che non consentivano a Jordan di rimanere fermo) e visita neurologica. Quindi la diagnosi: corea minor (o corea di Sydenham). Patologia nota anche, in gergo, come «Ballo di San Vito». «In pratica, tutto è nato da uno streptococco, che Jordan ha contratto chissà quando e chissà come almeno 6-8 mesi prima - raccontano i genitori - E’ rimasto in incubazione, senza sintomi, per tutto quel tempo e ha devastato il suo sistema immunitario. Nell’80-90 per cento dei casi quel batterio finisce per compromettere gli organi, in particolare cuore e cervello. Jordan è rientrato invece in quella piccola percentuale di casi fortunati». Sono stati giorni terribili, quelli a cavallo della Pasqua dello scorso anno, per la famiglia di Jordan, che nonostante la sofferenza è stato l’unico a mantenere sempre calma e ottimismo. «Era lui che tranquillizzava noi, promettendoci che sarebbe andato tutto bene - ricordano ancora mamma e papà - In quei giorni abbiamo vissuto come in una bolla: avremmo voluto delle risposte e delle rassicurazioni immediate ma i medici non si sbilanciavano, siamo stati anche un po’ “scontrosi” con loro, ma la loro comprensione del momento che stavamo vivendo è stata massima. A loro va tutta la nostra gratitudine, abbiamo sempre avuto grande fiducia nell’ospedale di Merate, ma la nostra esperienza dimostra quanto la Pediatria del Mandic sia formata da grandi professionisti, che hanno individuato con precisione la diagnosi esatta della malattia di Jordan, che al tempo stesso sanno dimostrarsi comprensivi e umani, sia con i pazienti che con i loro familiari».

La cura antibiotica

Il ricovero di Jordan è durato una ventina di giorni, durante i quali si è sottoposto a una potentissima cura antibiotica e di cortisone, che ha finito per ridurre definitivamente gli spasmi. «L’unico strascico, che è stato inevitabile, è stata una febbre reumatica - raccontano i genitori - Ogni 21 giorni, fino a quando compirà 21 anni e comunque fino alla fine dell’età dello sviluppo, deve sottoporsi a un’iniezione di penicillina per scongiurare di nuovo la contrazione del batterio che gli ha provocato quella malattia». Un’iniezione dolorosa, che Jordan sopporta con un grande spirito «zen». «Ho superato la paura degli aghi, anche perché quello che si usa per queste iniezioni è bello grosso, essendo la sostanza molto densa - racconta con una tranquillità e maturità disarmanti - Ogni 21 giorni mi tocca, però se devo essere sincero sono felice che sia successo a me perché forse avevo gli strumenti per affrontare tutto questo. Un altro bambino probabilmente avrebbe sofferto molto, io invece sono riuscito a rimanere sereno anche quando ero in ospedale».

La sofferenza per il dolore degli altri

Gli unici momenti veramente difficili, che Jordan ricorda ancora con dispiacere, sono state le passeggiate che era costretto a fare per «sciogliere» gli spasmi dalla gamba tra i corridoi del reparto di Pediatria. «Io mi sentivo fortunato, perché in fondo avevo solo questo problema e una cura per me i medici l’avevano trovata - ricorda - C’erano tanti bambini però con malattie molto serie, loro sì che soffrivano e avrei voluto poter fare qualcosa per loro. Un altro aspetto che in quei giorni mi rendeva triste era non poter stare con mio fratello Alex, che è più piccolo di me di tre anni. Mi fa disperare perché è vivacissimo, però io e lui siamo inseparabili». La scuola - all’epoca frequentava la quinta elementare a Lesmo, oggi è invece in prima media sempre nello stesso istituto - invece non è stato un problema. «Ho recuperato alla grande. Anzi mi ha fatto piacere che sia le maestre che molti amici siano venuti a trovarmi».

La Pasqua in ospedale

Quasi una «vacanza», insomma, non fosse che anche il giorno di Pasqua lo ha trascorso in una camera in isolamento. «Tutti i giorni a colazione c’era il tè, che a me in realtà non piace molto... Quel giorno però i medici mi hanno concesso cioccolata e ciambella. E mi hanno pure regalato l’uovo. Il pranzo è stato un po’ strano: io ho mangiato il cibo dell’ospedale, mamma, papà e mio fratello sono andati al bar e hanno preso i panini». Dettagli, piccoli momenti per sempre impressi nella memoria di un ragazzino che questa difficile esperienza ha reso ancor più speciale. Ama la storia, le scienze, i fantasy e la scrittura. Chissà, forse un giorno racconterà la sua esperienza in un libro. Non subito però, perché intanto ha già in cantiere due romanzi, vuole imparare il giapponese e prendere voti alti a scuola. Sogni in un cassetto, che con determinazione probabilmente saprà fare avverare.

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