Antichi mestieri nel cuore della Brianza due donne li custodiscono
Lisotte lavora la lana, Antonella fa il tombolo: sono testimonial della Pro Loco di Brivio.
Antichi mestieri. Nel cuore della Brianza ci sono due donne che ne custodiscono l'arte. Mettendola a disposizione di tutti i loro concittadini grazie alla Pro Loco del paese.
Antichi mestieri a Brivio
La lavorazione della lana e il tombolo. La Pro loco di Brivio, durante la consueta mostra sui lavori in disuso, ha dedicato infatti a Lisotte Del Fabbro e a Antonetta Ricciardelli uno spazio per ricordarci la bellezza di questi mestieri. «Ho imparato a lavorare la lana in terza elementare. All’epoca ero in Svizzera e nel Paese è usanza apprendere i mestieri “femminili” nel corso di quell’anno - ha specificato la svizzero-tedesca Lisotte - Tra le varie proposte ho deciso di imparare questo mestiere. Mi è sempre piaciuto». La signora Del Fabbro non si limita alla semplice realizzazione di abbellimenti, ma il processo è ben più complicato. «Passo molto tempo in Trentino dove possiedo una casa. In quella zona molti pastori non sanno cosa farsene di tutta la lana. Al momento della tosatura, dalle loro pecore si ottengono grandi quantitativi di materia prima che io non vedo l’ora di modellare» ha spiegato, evidenziando poi i passaggi utili per preparare la lana. «Una volta ottenuta procedo con la lavorazione e procedo facendola cardinare. Ovviamente per non avere un tessuto sfilacciato la cardinatura non è la stessa usata per realizzare materassi ma bensì una apposita. In partenza la lana la si può trovare di colore bianco o marrone, tutti gli altri colori li ottengo tingendoli con prodotti naturali. L’unica eccezione è il rosso» ha infatti raccontato.
Lisotte e la sua lana
Una passione che suscita ancora molte attenzioni nonostante sempre meno persone portino avanti questo mestiere. «Quando, principalmente nella mia casa vacanze, mi siedo per realizzare i miei piccoli capolavori sono in molti a fermarsi per osservarmi. Principalmente le bambine sono affascinate e io sono ben lieta di insegnare loro quest’arte. La mia intensa passione, essendo questo per me un semplice hobby, viene spesso colta dal mio giovane pubblico che ne rimane estasiato». L’ultimo passaggio del percorso è la vera e propria composizione. «Non utilizzo cuciture, né chiodi, né colla. Intorno alle strutture, spesso di legno, avvolgo la lana che, per le specifiche proprietà del tessuto, rimane attaccata senza uso di altro materiale. Il risultato è strepitoso e qui da vedere».
Il tombolo di Antonetta
La passione e la gratuità sono il denominatore comune delle due bellissime testimonianze offerte dalla Pro loco di Brivio. Antonetta infatti ha ereditato una passione dai suoi avi e come loro cerca di tramandarla alle nuove generazioni. «Ho imparato questo mestiere da mia madre. Avevo 7 anni quando ho incominciato e da allora non ho mai smesso. Già le nonne di mio padre lavoravano al tombolo per i Borboni». Nata in provincia di Avellino, si è trasferita in Brianza nel 1974 per ragioni di cuore. «Sono arrivata a Merate all’inizio degli anni ‘70 dopo essermi sposata. Mio marito, come me, faceva infatti l’insegnante». Lui nelle scuole elementari di Merate e Osnago, lei a Pagnano. «Questo per me è un hobby ma mi serve come antidepressivo. Mi tiene viva anche adesso che sono in pensione e che ho molto tempo libero». Un lavoro che non si è mai industrializzato nell’area campana. «Nonostante si creda che questo mestiere sia principalmente eseguito a Cantù sono molte le regioni dove si pratica. Sicilia, Umbria, Abruzzo e Marche sono solo alcuni esempi» ha spiegato Antonetta. Che ha poi specificato il perché questi piccoli capolavori non abbiano mercato: «Il costo del materiale e le ore da spendere per realizzare questi lavoretti rendono il tutto economicamente sconveniente».
Ci vuole molta pazienza
La pazienza resta infatti la principale caratteristica. «Sono lavori complicati. Bisogna posizionare uno spillo dopo l’altro seguendo il disegno. La tecnica già in partenza risulta molto difficile da apprendere e, come se non bastasse, è ancora più complicato perfezionarsi. Facendolo da una vita, ora, sono molto veloce, ma comunque in 60 minuti non si può pensare di fare grandi tratti». Centrini, tovaglie e lenzuola tra le principali lavorazioni di Antonetta. «La bellezza di quello che realizzo è spesso offuscata dalla poca praticità delle mie opere. Non possono essere messe in lavatrice, sono complicate da stirare e quindi vengono, o forse venivano, usate esclusivamente nelle occasioni speciali». La donna campana non vuole però che il mestiere si estingua e il suo scopo, oltre che quello prettamente artistico, rimane legato al futuro del tombolo. «Cerco di insegnare quest’arte ai ragazzini. Spesso le associazioni mi invitano ai loro eventi e molti si fermano per provare. Spesso ad Imbersago (Comune dove è attualmente residente, ndr.) mi invitano alle loro feste. E’ sempre un piacere per me testimoniare con i miei lavori la bellezza di un’arte che si sta perdendo, ma che non mi stancherà mai».