Al Cenacolo tutti pazzi per Giacomo FOTO

In 500 alla serata Avsi-CdO per l’asilo di Qaraqosh (Iraq) Il pubblico del Cenacolo paga il biglietto poi dona altri 1500 euro.

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Tutti pazzi al Cenacolo per Giacomo Poretti. Il coico, ieri sera ha sissertato  sul “fare un’anima”, in questi tempi modernissimi comandati da password e algoritmi, davanti alle 500 persone che hanno mandato esaurito,  il Cenacolo Francescano di Lecco.

Giacomo a Lecco Per Avsi Point

Cinquecento - ma tanti sono rimasti fuori, “vittime” del sold out - chiamati a raccolta dalla bravura di Poretti e dall’appello di solidarietà lanciato da Avsi Point Lecco e dalla Compagnia delle Opere (che inizia così a festeggiare i 25 anni di presenza in città e in provincia) a favore dell’asilo di Qaraqosh, piana di Ninive, Iraq: una scuola semidistrutta dall’occupazione dell’Isis, i suoi piccoli ospiti e le loro famiglie costrette a rifugiarsi altrove. Qaraqosh è stata liberata qualche mese fa - come ha ricordato il video di Avsi proiettato ad inizio serata e che ha illustrato anche le altre iniziative della Campagna Tende 2017-2018 - ed ora si vuol ridar vita e speranza anche all’asilo, e ai suoi bambini, e alle loro famiglie, tutti finalmente tornati a casa.

La solidarietà dei lecchesi

Servono aiuti concreti, ha rimarcato nella sua presentazione Stefania Bolis a nome di Avsi Point Lecco (attivo in città da un paio d’anni e guidato da Assunta Anghileri), e un po’ di aiuto verrà anche dall’incasso della serata al Cenacolo. Un incasso rimpinguato dai 1500 euro che il pubblico ha voluto aggiungere, all’uscita dal teatro, a quanto già offerto pagando il biglietto d’ingresso. Un segno anche questo della concretezza di parole solo apparentemente astratte come anima - ha spiegato nel monologo Giacomo Poretti -, o come - appunto - solidarietà e amicizia.

Protagonista il mondo moderno

Giacomo, con la verve che tutti conoscono, insieme impietoso e tenero nel raccontare i nostri tempi, si è lanciato in un’ironica cavalcata sulle stranezze di questo mondo moderno. Dove appunto la parola anima - nel senso di principio vitale e spirituale, secondo quanto spiega Wikipedia, “supremo giudice della conoscenza”, come l’ha definita Poretti - sembra solo un inciampo e un’invenzione da preti o da filosofi dimenticati, e nella ricerca su Google è addirittura preceduta da una società di fondi di investimento e dall’associazione dell’industria meccanica.

Ma è davvero meno profonda e necessaria di quelli che sono i pilastri della nostra esistenza datata 2018? Il comico passa in rassegna account e password, e ancora gli algoritmi che al primo nostro clic già sanno di cosa e di quanto abbiamo bisogno, gli organizer e i personal shopper (“badanti del nostro portafoglio”, ha incalzato Giacomino) e ancora i social d’ogni genere e specie. Tutto bellissimo ed utilissimo, ha raccontato Poretti, ma intanto ad ogni certezza abbiamo sostituito il dubbio, anzi il sospetto, tanto che neppure più la scienza sa raccogliere la fiducia della gente. Si fa fatica a credere anche a quel che è evidente, immaginarsi al resto… Eppure anche l’amore di un padre o di una madre per il figlio non si vede ai microscopi più moderni, come l’anima: eppure è vero e concretissimo, più di tutti gli influencer del mondo.

Divertimento e riflessione

Giacomo scherza ma non troppo, spiega che il bidone dell’immondizia sul palco serve solo a far scena e come appoggio per la bottiglietta d’acqua minerale, se la prende col radiomicrofono frusciante (“Ma dove l’avete rubato, questo?”), poi col posto riservato in prima fila e rimasto (unico in tutto il teatro) desolatamente vuoto: “Ma chi è questo qui? Gli tenete la poltroncina d’onore e nemmeno si presenta!”; raccoglie l’appello di Stefania Bolis e invita tutti a dimenticare il “braccino corto” e a sostenere l’iniziativa di Avsi. Applausi per lui durante il monologo e alla fine dello spettacolo, pubblico divertito e attento. Aldo Giovanni e Giacomo si stanno ancora godendo l’anno sabbatico di separazione consensuale; lui, il “piccolo” del trio, continua a scherzare e a far ridere, ma costringe anche il pubblico, e sé stesso, a porsi una qualche domanda in più sulla stoffa di cui siamo fatti.

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