“Non tutti possiamo fare grandi cose, ma possiamo fare piccole cose con grande amore”. Sono state le parole di Madre Teresa di Calcutta, la piccola grande suora che, nel 1987, quando il sacerdote era parroco a Suello, arrivò sul territorio grazie all’organizzazione del sacerdote, ad accompagnare l’ultimo viaggio di monsignor Giacomo Tagliabue, scomparso il primo settembre a 86 anni.
Addio a Don Giacomo Tagliabue: fede, carità e ricordi commossi al funerale del sacerdote che portò Madre Teresa nel Lecchese
Una folla commossa ha detto addio oggi, giovedì 3 settembre 2025, a monsignor Giacomo Tagliabue, sacerdote originario di Cantù amato in tutto il lecchese, da Maggianico – dove fu animatore della parrocchia e dell’oratorio dal 1967 al 1982 – a tutta la Brianza, nel suo ultimo viaggio. La cerimonia funebre è stata celebrata nella chiesa di Santa Eufemia a Oggiono dal vescovo ausiliare di Milano, Monsignor Erminio De Scalzi, con il vicario episcopale Monsignor Gianni Cesena e l’ex vicario episcopale Monsignor Maurizio Rolla. Oltre 30 i sacerdoti presenti in una chiesa gremita, che non è stata in grado di contenere tutte le persone che hanno voluto tributare un ultimo omaggio a don Giacomo.
All’inizio della cerimonia, animata dalla corale della parrocchia di Suello – paese dove don Giacomo era stato parroco – è stato letto un messaggio dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini. Tra i fedeli presenti anche il sindaco di Oggiono, Chiara Narciso, il vice sindaco di Paderno Dugnano, Antonella Caniato, Mauro Colombo, sindaco di Garbagnate Monastero, e il primo cittadino di Suello, Angelo Giacomo Valsecchi.
Durante l’omelia, Monsignor Erminio De Scalzi ha voluto ricordare la figura del sacerdote con parole toccanti, tra memoria e fede. L’omelia si è aperta con un’immagine intensa: si è pensato che anche nell’ultima sera della sua vita don Giacomo si sia addormentato recitando la compieta, la preghiera serale dei sacerdoti. Come ricorda il vecchio Simeone, egli pregava: “Ora lascia, Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la Tua parola, perché ormai i miei occhi hanno visto la Tua salvezza a Gesù, luce delle genti.”
Monsignor De Scalzi ha sottolineato il legame di don Giacomo con le comunità che ha servito nel corso della sua vita: la sua città natale Cantù, gli oratori di Valle Olona e Maggianico, la parrocchia di Suello, la comunità pastorale San Paolo VI di Paderno Dugnano, la parrocchia di Molteno e, infine, Santa Eufemia di Oggiono, oggi meta del suo ultimo viaggio terreno. Particolare riconoscenza è stata espressa anche per coloro che, nelle sue difficoltà di salute, lo hanno accolto e sostenuto.
La vita sacerdotale di don Giacomo è stata descritta come dedizione totale e umanità concreta: “I sacerdoti lavorano in mezzo alla gente, si dedicano ad essa senza risparmio, arrivano stanchi alla sera… trovando tempo per la preghiera e per esercitare la carità con gesti che magari nessuno conoscerà se non Dio solo. Don Giacomo è stato un prete così. Il Vangelo ci parla della sua vita sacerdotale: dalla Passione alla Risurrezione, ricordando che la Pasqua è il cuore della vita di un sacerdote. L’Eucaristia quotidiana è il dono supremo di sé ai fedeli, e da essa ogni sacerdote riparte con nuova energia. Oggi lo salutiamo con fiduciosa certezza che don Giacomo vive felice nella casa del Signore, lontano da dolore, stanchezza e ingiustizie. Morire per un credente è come tornare a casa, sentendosi attesi dal Signore.”
Don Giacomo è stato ricordato come persona buona, affettuosa e umana, capace di ascoltare, prendersi cura della comunità e far sentire a proprio agio chiunque gli stesse vicino. Monsignor De Scalzi ha aggiunto: “Era una persona a cui non si poteva non voler bene… persone che con la loro presenza sciolgono le tensioni e mettono a proprio agio gli altri.”
La sua operosità e dedizione hanno lasciato un segno indelebile nelle comunità in cui ha lavorato, sempre animato dall’amore per il Signore e dal desiderio di servire: “Don Giacomo, siedi qui alla mia tavola e riposati… tu sei stato una persona che ha fatto del servizio in terra la sua vocazione.” Così si è chiuso l’ultimo saluto a Don Giacomo Tagliabue, un prete che ha lasciato un ricordo indelebile per tutti coloro che lo hanno conosciuto, esempio di fede, servizio e umanità.
Toccante la lettura del testamento spirituale lasciato dallo stesso don Giacomo, un messaggio profondo e ricco di spiritualità, frutto di una vita interamente dedicata alla fede e al servizio della comunità: “Ringrazio il Signore per avermi fatto nascere in una famiglia profondamente cristiana, dai miei genitori Achille e Luigia, ricchi di fede. Mi hanno insegnato la preghiera, la fedeltà alla Santa Messa, la devozione alla Madonna, la fedeltà ai propri doveri e un grande amore alla Chiesa.”
Nel suo testamento, l’amato sacerdote ha raccontato la sua vocazione sacerdotale, nata fin dall’infanzia grazie anche all’esperienza in oratorio: “Ho iniziato a cinque anni a fare il chierichetto e ho ricevuto molto dall’oratorio che ho sempre frequentato. Vedendo i miei preti è nata in me la vocazione sacerdotale.” Con umiltà ha ammesso le proprie debolezze e ha invitato tutti alla preghiera: “Davanti ai miei occhi stanno i miei difetti, i miei sbagli, le mie debolezze, le mie incoerenze. Per questo chiedo a tutti di pregare per me, perché il Signore abbia compassione di me, mi conceda il Suo perdono e mi accolga nel Suo regno. Domando perdono a coloro a cui ho dato cattivo esempio, a chi non ho amato come avrei dovuto, domando scusa e comprensione. Vi porto tutti nel cuore e vi ricorderò davanti al Signore. Pregherò per ciascuno di voi, per le vostre famiglie, per i vostri figli, i vostri bambini, per i malati.”
Un religioso che ha pensato a tutto, sino all’ultimo istante, lasciando indicazioni per il suo funerale e un messaggio di speranza: “Voglio che il mio funerale sia fatto nella massima semplicità. Chiedo che si facciano, se possibile, questi canti. Eccomi, viaggio nella vita, prendimi per mano, Dio mio. Nessun amore è più grande di chi ha dato la vita, la casa della speranza… Pregate per me, pregate per voi, pregate tra di voi. Vi aspetto tutti in Paradiso.”
Difficile trattenere le lacrime quando a prendere la parola è stata Claudia, nipote di don Giacomo, che lo ha ricordato come una persona straordinaria, capace di unire le persone, trasmettere gioia e lasciare un segno profondo in chiunque incontrasse. Attraverso gesti semplici, parole sagge e doni affettuosi, lo zio sapeva rendere ogni momento speciale e insegnava l’importanza del bene, dell’unità e della luce interiore: “Ricordo i nostri dialoghi: nella mia ingenuità ti ponevo domande semplici, a volte persino banali, ma tu sapevi sempre rispondere con calma, con quella tua immensa serenità che aveva un solo scopo: fare del bene, donarmi un consiglio, guidarmi con dolce fermezza. Ed eri sempre così convincente, così vero. Ti chiedevo spesso cosa ci fosse dopo la morte. E tu, con la tua voce pacata, mi rispondevi che bisognava avere fede… e che oltre c’era soltanto una pace infinita, un rasserenamento senza fine. Da lunedì mattina ho un’unica immagine nella mente: tu che sorridi felice, accanto a Kai, al nonno, ai tuoi fratelli e sorelle, a tuo padre, a tutti quelli che hai amato e perduto. E stringi forte la tua mamma, che eri solito menzionare. E tu, che scherzando tiri fuori un ovetto Kinder da dietro il mio orecchio. Quella bambina ti porterà sempre con sé. Perché tu eri anche questo: serio e solenne quando occorreva, ma scherzoso e sorridente quando eri tra la gente. Ci hai dato un inestimabile insegnamento: guardare sempre e soltanto il bene, perché tutto il resto svanisce e si dissolve nel nulla. Dai colore a ciò che puoi, perché la luce è già dentro di te. Un grazie infinito, a nome di tutti noi.”
Mario Stojanovic