18enne annegato a Lecco: "Chiediamo al sindaco il lutto cittadino"
"È una morte ingiusta. Ci sono migliaia di morti ingiuste ogni giorno. Per questo serve coltivare il valore della pietà. La pietas nel senso latino, laico, pagano, e la pietas nel senso cristiano più profondo"
Riceviamo, pubblichiamo e sottoscriviamo l'intervento congiunto di Alessandro Bario E Paolo Trezzi dopo una tragedia, quella del 18enne annegato a Lecco nel pomeriggio di ieri, che non può non sconvolgere le coscienze. Lutto cittadino, questa la richiesta avanzata in questa lettera aperta al sindaco di Lecco Mauro Gattinoni di fronte ad un ragazzo che ha rischiato la sua vita attraversando il mediterraneo solo per sperare di viverla dignitosamente quella vita. E poi è morto sotto gli occhi della statua del nostro santo patrono, nel nostro lago, forse in uno dei primo mometi di serenità della sua esistenza.
18enne annegato a Lecco: "Chiediamo al sindaco il lutto cittadino"
La solitudine.
In città, si è consumato un crimine.
No no, non è stata una rapina, nemmeno un furto in appartamento e neanche una molestia sessuale. E non c'entrano nemmeno i "Coco" o qualche altro abito corruttivo. Anche il vial Turati ne è fuori.
Semplicemente è morto un ragazzo. È annegato. Non ne conosciamo il nome, e che ci importa..., è solo la postilla di un provvedimento burocratico.
Quel che ci importa è l'appuntare alcuni temi.
Ad esempio: il rammentare che esiste un diritto ad emigrare ma che esiste soprattutto un diritto a NON emigrare. E a considerare che l'emigrazione forzata è il più prepotente crimine contro l'umanità mai perpetrato. Più orrendo dei lager, più aberrante delle pulizie etniche, perché impoverisce ulteriormente i paesi di origine e non "arricchisce" (?) i paesi di arrivo.
Ed era arrivato a Lecco, il ragazzo.
Qui, fra noi, nella nostra comunità. Ci era arrivato soltanto ieri, mercoledì 18 luglio. Era sbarcato a Lampedusa venerdì 14. Veniva dal Gambia.
Il Gambia... ma dov'è? In Africa? Da che parte?
È il 14° paese più povero del mondo.
Dunque noi ora immaginiamoci questa vita: passare il deserto, arrivare nei lager libici, attraversare il Mediterraneo su delle carrette, e per fare questo, che è costato tanto, racimolare il denaro da grandi clan famigliari che su di noi hanno puntato tutto. Sogni e speranze. Di vita.
Il Lario è bellissimo. E fa molto caldo.
Hai 18 anni e sei con tanti amici che per arrivarci hanno subíto di tutto come te. Nel Lario ti ci butti dentro. Ti ci tuffi. Nuoti, giochi e ridi. E mentre lo fai senti tutto attorno un mondo nuovo. Guardi la Vita.
Poi tutto finisce lì. Come un film. Titoli di coda ed il "the end" sei tu.
È una morte ingiusta.
Ci sono migliaia di morti ingiuste ogni giorno. Per questo serve coltivare il valore della pietà. La pietas nel senso latino, laico, pagano, e la pietas nel senso cristiano più profondo.
Alessandro Bario conivolgendomi ha pensato che questo fatto sia e diventi una riflessione cittadina. Che questa morte non la si releghi solo a titolo di cronaca ma che diventi un pubblico dolore.
Per questo chiediamo ufficialmente - con questa lettera aperta e protocollata - al sindaco Mauro Gattinoni che sia dato il lutto cittadino.
Speriamo in un sostegno di voi tutti.
Alessandro Bario, Paolo Trezzi