le domande della comunità

Valmadrera, quale futuro per l’oratorio senza don Fabio? Se ne discute con l’arcivescovo Delpini

"Come comunità non siamo stati coinvolti e preparati a questa nuova situazione non da poco", l'intervento del Consiglio pastorale; perplessità anche da parte degli educatori, che si trovano a dover mandare avanti i percorsi di catechesi e le attività oratoriane senza la figura del sacerdote in qualità di responsabile

Valmadrera, quale futuro per l’oratorio senza don Fabio? Se ne discute con l’arcivescovo Delpini

A Valmadrera manca un sacerdote che si occupi dell’oratorio: dopo il trasferimento di don Fabio Saccon, attualmente vicario parrocchiale a Cologno Monzese, in città è rimasto solo il parroco, don Isidoro Crepaldi, e monsignor Gianni Cesena, vicario episcopale, ha fatto sapere che non arriverà nessun sacerdote a sostituirlo, a causa di una sempre crescente carenza vocazionale. Proprio per discutere del futuro dell’oratorio – centro da sempre molto attivo a Valmadrera, fiore all’occhiello della parrocchia con il suo ricco calendario di attività per bambini e ragazzi, non solo relative al catechismo – il parroco ha invitato l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, che ieri sera, martedì 14 ottobre 2025, ha dialogato con Marco Magni, responsabile della parrocchia, lo stesso parroco e diversi rappresentanti delle realtà legate al mondo della chiesa e dell’oratorio in un incontro aperto alla cittadinanza nella sala auditorium del centro culturale Fatebenefratelli. Presenti alla serata anche il sindaco Cesare Colombo, l’assessore Antonio Rusconi, il presidente della Fondazione Monsignor Parmigiani Massimo Balconi e il direttore Marco Anghileri, oltre al presidente della Polisportiva Valmadrera, Alberto De Pellegrin.

I numerosi presenti 

Valmadrera, quale futuro per l’oratorio senza don Fabio? Se ne discute con l’arcivescovo Delpini

“Di fronte ad un’assenza del viceparroco nella parrocchia di Valmadrera, la comunità si è ritrovata a dover affrontare una situazione nuova, comune però anche a tante altre; per questo abbiamo deciso di organizzare questa serata che assume i toni del dialogo. L’arcivescovo per noi è soprattutto un padre, ed è così che lo sentiamo stasera”, le parole del parroco ad introduzione dell’incontro.

Si sono quindi susseguiti i diversi interventi da parte dei rappresentanti delle realtà legate alla parrocchia e all’oratorio, a partire dalla domanda formulata da Guido Saporiti del Consiglio pastorale: “La nostra comunità si è attivata, seppur nell’indeterminatezza del futuro: abbiamo lavorato mesi per cercare collaboratori e ulteriori disponibilità. Come comunità non siamo stati coinvolti e preparati a questa nuova situazione non da poco: non è mancata una prospettiva di condivisione e sinodalità? Il trasferimento di don Fabio rappresenta un’oggettiva mancanza vista la dimensione di Valmadrera”.

Guido Saporiti

Ha quindi risposto l’arcivescovo: “Noi cristiani abbiamo la responsabilità e l’originalità di leggere la storia come luogo della grazia dello Spirito santo. Certo non tutto ciò che succede rispetta la storia passata e quindi il trasferimento di don Fabio risulta essere un disagio, ma noi non siamo una ditta che ha un progetto di distribuzione del personale: siamo una comunità che cerca di vivere secondo la grazia che riceve. Sinodalità è pensare in concreto alle scelte possibili, ma ognuno al suo livello; le assegnazione dei sacerdoti sono di competenza del Consiglio episcopale, ovvero il vescovo e i suoi collaboratori, e il coinvolgimento della comunità mi sembra quindi molto maldestro e improbabile. Il trasferimento di un prete per la comunità diventa l’occasione per chiederci cosa il Signore ci domanda oggi: questa è una grande sfida”.

Ha preso quindi la parola Maria Rusconi, attiva all’interno dell’oratorio, che ha parlato a nome di tutti gli educatori: “Abbiamo colto l’invito a responsabilizzarci in oratorio, ma siamo continuamente immersi in tantissimi altri impegni (università, lavoro…): l’oratorio deve e dovrebbe essere la nostra priorità? Quanto tempo è giusto dedicare all’oratorio? Si rischia di dover fare quasi solo questa nella vita: ma nessuno può né lo vuole. Come possiamo imparare a mettere dei limiti per rispettare le altre nostre priorità senza sentirci in colpa?”. Maria ha portato anche l’esempio concreto delle “due giorni” che si sono sempre organizzate all’interno del percorso di catechesi con i ragazzi delle medie e gli adolescenti, rappresentando un’importante occasione per la crescita spirituale e per l’affiatamento del gruppo, spiegando come attualmente si ritroverebbero solo in due o tre maggiorenni con una quarantina di ragazzi: una responsabilità non certo da poco, che senza la presenza di un prete ricadrebbe su di loro.

Maria Rusconi

“La priorità – ha risposto Delpini – è vivere la propria vocazione: se devi studiare studia, se devi lavorare lavora. L’oratorio deve essere un aiuto a vivere, non un peso da portare. Non bisogna per forza continuare a fare tutto quello che si è sempre fatto. Questa situazione nuova impone un discernimento spirituale: nessuno vi chiede di fare lo stesso di prima. Bisogna coinvolgere il Consiglio dell’oratorio e capire cosa si possa fare: l’oratorio non è un idolo a cui sacrificarsi, ma uno strumento educativo per aiutare a incontrare Gesù. La vostra è una situazione normale: normalmente le parrocchie non hanno il prete dell’oratorio, come accade anche a Civate e Malgrate. Inviterei quindi ad una certa serenità e capacità di organizzare le priorità; questo deve essere il lavoro del Consiglio pastorale”. “Non è necessario fare catechismo dall’infanzia fino alla terza età…”, ha poi fatto presente.

E’ intervenuta quindi Giulia Perego, in qualità di maestra e di mamma: “Chi si dedicherà all’educazione spirituale dei nostri figli? E come noi laici possiamo farci strumento per trasmettere il messaggio di Gesù?”.

Giulia Perego

“La famiglia – ha risposto l’arcivescovo – é la prima che deve occuparsi della crescita spirituale dei figli: genitori, nonni… deve essere una responsabilità condivisa. Il prete deve fare il prete: non è l’unico che può parlare di Gesù e insegnare a pregare. Certamente un prete dedicato a seguire la fascia giovanile è una benedizione, ma se non c’è deve esserci la comunità adulta ad accompagnare i giovani. Talvolta ho l’impressione che in voi adulti ci sia un tale tasso di malcontento e scoraggiamento che non so se i ragazzi guardando a voi dicano: ‘Mi piacerebbe diventare come la mia mamma, il mio papà, il mio insegnante…’. Gli adulti di oggi sono una generazione un po’ arrabbiata e rassegnata. Manca la testimonianza di adulti cristiani felici: la generazione adulta deve dimostrare che è bello essere cristiani”.

Sempre riguardo al mondo dell’oratorio e degli educatori anche l’intervento di Paolo Brivio: “Don Isidoro ci ha accompagnato molto ma in queste settimane è emersa tra noi educatori una fatica nel coordinarci. La figura del prete aiutava e faceva da guida sia per quanto riguarda i temi da affrontare sia nella concretezza, soprattutto magari nelle situazioni che vedono coinvolti ragazzi particolarmente difficili: era il prete che aveva l’ultima parola. Ora le coordinatrici dell’oratorio a chi faranno riferimento? Don Isidoro ovviamente non può arrivare ovunque, come possiamo trovare una quadra insieme?”.

Paolo Brivio

L’arcivescovo ha consigliato di chiedere un consulto alla Fom (Fondazione diocesana per gli oratori milanesi): “Sarebbe opportuna una consulenza; il progetto educativo dell’oratorio non può che nascere dalla comunità adulta e la diocesi offre dei percorsi per questo”.

Magni ha quindi tirato le fila degli interventi, sottolineando che settimana prossima il Consiglio pastorale si riunirà e discuterà di questi temi.

L’incontro si è concluso con le testimonianze di Alberto Mariani, che con la moglie Daniela anima l’oratorio di Birone, quartiere di 5 mila abitanti di Giussano – “L’ oratorio stava ‘morendo’: un anno abbiamo avuto solo 20 bambini al Grest; quest’estate erano 90 grazie ad un gruppo di genitori” – Damiano Meregalli, educatore diocesano attivo da sette anni nel decanato di Asso, che ha riletto la parola “emergenza”: “Significa far emergere, insieme, nuove prospettive”, ha sottolineato. Infine Pietro Gatto, presidente del Comitato Csi di Lecco, che ha ribadito il ruolo dello sport in oratorio, non come un settore a parte, ma pienamente inserito nella comunità, come una porta aperta verso tutte le famiglie.

Al termine dell’incontro, don Isidoro ha concluso: “Bisogna saper comprendere cosa al momento sia più urgente. Le famiglie oggi fanno tanta fatica, la società è diventata molto complicata. Il vescovo ci dice: togliamoci questa ansia di martirio, non dobbiamo immolarci”. Il parroco ha anche sottolineato come non si sia riusciti a trovare un educatore professionale disposto ad aiutare in oratorio “neanche a pagarlo”.

Ha quindi concluso la serata l’ultimo intervento dell’arcivescovo: “Le impressioni ricevute dalle domande rivolte mi confermano che la comunità è pronta e coscienziosa dei problemi”.

Dunque, niente don per Valmadrera: spetterà al Consiglio pastorale stabilire come sia meglio procedere, consapevoli che le risorse sono quelle che sono e che nessuno può occuparsi a tempo pieno dell’oratorio e del catechismo; quel che è certo è che in città non mancano giovani educatori volenterosi, anche se un aiuto non farebbe male perché, come è noto, la sola Provvidenza e la buona volontà molto spesso non bastano.