Civate

San Pietro al Monte escluso dalla candidatura Unesco: delusione e amarezza per un’occasione persa

La Fondazione comunitaria del Lecchese contesta le motivazioni di Icomos e ribadisce l’importanza storica e culturale di San Pietro al Monte

San Pietro al Monte escluso dalla candidatura Unesco: delusione e amarezza per un’occasione persa

Un’occasione persa che lascia l’intero territorio con l’amaro in bocca. Stiamo parlando della  decisione di escludere il sito di San Pietro al Monte, gioiello romanico sopra Civate,  dalla candidatura degli Insediamenti benedettini altomedievali in Italia all’Unesco. Una scelta  ha suscitato sorpresa e delusione, soprattutto tra chi vedeva in questa candidatura un’occasione di prestigio e valorizzazione per l’intera area.

San Pietro al Monte escluso dalla candidatura Unesco: delusione e amarezza per un’occasione persa

La Fondazione comunitaria del Lecchese (promotrice della candidatura  con la Parrocchia di Civate che è proprietaria del sito e il Comune di Civate) ha appreso con profondo rammarico la decisione di esclusione. «Credo sia opportuno ribadire che il riconoscimento Unesco non è stato solo un obiettivo inserito nel solco dell’identità e delle mission caratterizzanti della nostra Fondazione. In questo progetto c’è stato molto di più», afferma la presidente Maria Grazia Nazazzi. «Penso al tempo che tutti noi abbiamo speso per dare corpo al progetto e costruire la necessaria rete di attori sul piano territoriale. Alle energie profuse, non per consegnare un faldone di documenti, ma per ispirare approfondimenti scientifici e tessere fondamentali relazioni con le istituzioni, primo fra tutte il Ministero dei Beni Culturali. Penso anche alle risorse economiche destinate al progetto, tutte documentate e rivolte all’opera di professionisti di altissima levatura».

San Pietro al Monte escluso dalla candidatura Unesco: delusione e amarezza per un’occasione persa

«Un obiettivo che ha intrecciato il lavoro di due presidenti della Fondazione e attraversato il mandato di cinque consigli di amministrazione, e del quale siamo profondamente orgogliosi», prosegue Nazazzi. «La recente lettera del Ministero, che chiude le porte al coinvolgimento del sito, fa riferimento alle valutazioni di Icomos, ma sono linee guida che ci permettiamo di contestare».

La presidente spiega le motivazioni della contestazione: «Icomos compie, a nostro avviso, due ingiustificabili forzature. Anzitutto, identifica nei soli secoli VI-VII-VIII la centralità della Regola benedettina, ignorando il ruolo fondamentale dell’epoca carolingia, quando la Regola di San Benedetto diventa unica e vincolante per tutti i monasteri d’Europa. In questa fase, i monasteri di Civate, tra cui San Pietro al Monte, hanno fornito un rilevante contributo al processo culturale e artistico che l’Unesco è chiamata a tutelare. Inoltre, Icomos ha concentrato il progetto su tre insediamenti dei primi secoli, trascurando che in essi gli elementi materiali coevi sono assenti o marginali, dichiarandone comunque l’integrità».

«Il rammarico della Fondazione – conclude Nazazzi – è quello dell’intero territorio lecchese, al quale non viene riconosciuto, con argomentazioni poco condivisibili, il valore di un’identità maturata nei secoli. Continueremo a impegnarci per la valorizzazione di San Pietro al Monte e dell’intera area lariana».