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San Nicolò, “Gesù entra in città: Lecco tra fede, storia e comunità”

Il prevosto ha invitato a riscoprire una fede viva e autentica

San Nicolò, “Gesù entra in città: Lecco tra fede, storia e comunità”

«Come Gesù, in quel tempo, entrò in Gerusalemme, così oggi entra nella nostra città: si fa vicino, attraversa le vie e abita le case. Occorre accorgersene e non restare indifferenti per dire con riconoscenza e stupore che il Signore sta davvero in mezzo a noi: Lecco è una città abitata da Dio e chi lo cerca qui può incontrarlo». Con queste parole, ieri pomeriggio, 6 dicembre 2025, il prevosto di Lecco Monsignor Bortolo Uberti ha aperto la solenne concelebrazione Eucaristica per la festa di San Nicolò, patrono della città, alla presenza delle massime autorità civili e militari, tra cui il sindaco Mauro Gattinoni, la vice sindaco Simona Piazza, il prefetto Paolo Ponta, il questore Stefania Marrazzo, la direttrice delle carceri di Pescarenico Luisa Mattina, il vice presidente della Provincia di Lecco Mattia Micheli, insieme a rappresentanti della politica locale e della comunità kosovara residente a Lecco.

San Nicolò, “Gesù entra in città: Lecco tra fede, storia e comunità”

Il prevosto ha ricordato il 1700° anniversario del Primo Concilio di Nicea: «Papa Leone XIV, il 28 novembre scorso, a İznik, in Turchia, nei pressi degli scavi archeologici dell’antica basilica di San Neofito, ha affermato che questa ricorrenza “è un’occasione preziosa per chiederci chi è Gesù Cristo nella vita delle donne e degli uomini di oggi, chi è per ciascuno di noi. Questa domanda interpella in modo particolare i cristiani, che rischiano di ridurre Gesù Cristo a una sorta di leader carismatico o di superuomo, un travisamento che alla fine porta alla tristezza e alla confusione”. Ciascuno di noi, dunque, questa sera si chieda: “Chi è per me Gesù?”. Non possiamo dirci cristiani solo perché siamo cresciuti in una famiglia e in una cultura cristiana. Non possiamo dire che la nostra città è cristiana perché questa è la sua tradizione, non è sufficiente; come non è sufficiente “fare cose” da cristiani, seppure cose tutte buone. Noi sul “fare” siamo bravi ma non basta».

«Occorre coltivare e custodire una fede essenziale, libera, evangelica. Una fede leggera, non appesantita da consuetudini o impolverata da abitudini. Una fede consapevole e fresca che ristora e affascina la vita; non uno status che dà prestigio o una cosa in più da fare, ma il senso, la bellezza, la verità di ciò che siamo e facciamo». Monsignor Uberti ha sottolineato come Gesù entri a dorso di un’asina, mostrando che il vero potere non sta nella forza o nel dominio sugli altri, ma nella mitezza, nella misericordia e nel servizio ai fratelli, e così il suo entrare in città riunisce attorno a sé una “folla numerosissima”.

Richiamando le vicende storiche, il prevosto ha raccontato il miracolo di San Nicolò e il mattone: «Il santo, nella sua arringa contro l’eretico Ario, dimostrò che come il mattone è fatto di terra impastata con acqua e cotto al fuoco, tre elementi diversi che formano un’unica realtà, così l’unico Dio, nella sua essenza, è comunione perfetta e relazione di unità nella Trinità. Alle parole segue un leggendario miracolo: dal mattone scende una cascata d’acqua, nella mano resta la terra e al cielo s’innalza il fuoco». Da questo insegnamento, ha sottolineato, nasce la capacità di essere artigiani di unità, trasformando le differenze in ricchezza e le divisioni in impoverimento.

«Anche la nostra città sta vivendo profondi cambiamenti: alcuni richiedono di essere riconosciuti e accolti, altri di essere progettati e governati. Non bisogna dimenticare che i soli criteri del profitto e della convenienza sono estremamente riduttivi e rischiosi. Il cambiamento potrà fare di Lecco “uno dei paesi più belli del mondo”, come scriveva il Manzoni, se saprà prendersi cura delle persone, di tutte, e in particolare delle più fragili e sole. Sarà vero se sarà il frutto del sogno di tutti e non solo di alcuni».

«Gesù, artefice del cambiamento della storia e di Gerusalemme, entra in città dopo che l’asina è stata slegata. Anche noi abbiamo nodi da sciogliere perché il Signore abiti la città e la città si rinnovi per il bene comune. Occorre dipanare tutto ciò che causa isolamenti e solitudini, dentro le famiglie, nei condomini, nella comunità. Tirare i fili di legami sbloccati da risentimenti o rancori; ritrovare la bellezza del buon vicinato andato perduto; non lasciare soli gli anziani; offrire occasioni ai giovani perché siano protagonisti; intensificare le collaborazioni e le sinergie tra le istituzioni e i corpi intermedi. Sciogliere ciò che ha inceppato il rispetto e il dialogo tra le generazioni, ritrovare le parole per condividere l’esperienza degli adulti e i sogni dei giovani, quelle della stima reciproca e della fiducia sincera».

Al termine della concelebrazione, come da tradizione, sono state distribuite le mele di San Nicolò, simbolo di comunione, memoria e speranza, chiudendo una festa che ha unito storia, devozione e comunità nella città di Lecco.

Mario Stojanovic