Chiesa

Sabato la beatificazione di don Mario Ciceri, ucciso a Verderio

Il 9 febbraio 1945 don Mario era andato a Verderio Inferiore per aiutare nelle confessioni. La sera, mentre era in sella alla sua inseparabile bicicletta, venne investito in pieno da un calesse

Sabato la beatificazione di don Mario Ciceri, ucciso a Verderio
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 Sabato 30 aprile, alle ore 10, nel corso di una Messa solenne in Duomo a Milano, saranno proclamati beati Armida Barelli e don Mario Ciceri, due figure che con l'attività di apostolato e l'impegno culturale ed educativo hanno lasciato un segno profondo nella storia della Chiesa ambrosiana e del mondo cattolico italiano. Presiederà la Messa per la doppia beatificazione, in rappresentanza di papa Francesco, Sua Eminenza il cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. Tra i concelebranti l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini. La celebrazione sarà trasmessa in diretta sul portale della Diocesi (www.chiesadimilano.it).

Sabato la beatificazione di don Mario Ciceri, ucciso a Verderio

Nato a Veduggio il giorno della Natività di Maria, l’8 settembre dell’anno 1900, ancora fanciullo manifestò la volontà di diventare prete. Il suo ideale si consolidò negli anni di formazione vissuti prima nel collegio Gervasoni di Valnegra (Bergamo), dove venivano accolti i ragazzi poveri orientati al sacerdozio e poi nel seminario diocesano di Milano. Ordinato sacerdote il 14 giugno 1924, fu subito destinato come coadiutore nella parrocchia di Sulbiate, frazione di Brentana. Scelse per sé uno stile di vita sobrio ed essenziale, pronto al sacrificio, sostenuto da intensa preghiera e da un’attenta cura della vita interiore.

L’oratorio, reso più accogliente anche grazie al suo lavoro manuale, divenne il luogo privilegiato per educare i giovani, innanzitutto c on l’esempio, a una scelta matura e consapevole di vita cristiana. Dotato di non comuni doti organizzative, fondò e animò l’Azione Cattolica, istituì la “messa dello scolaro” che si celebrava ogni mattina prima dell’inizio delle lezioni, curò la direzione spirituale, dedicando molto tempo al sacramento della riconciliazione, suscitando nel piccolo paese numerose vocazioni alla vita consacrata. Stimolò i giovani a proseguire gli studi per crearsi una cultura ampia e articolata; appassionato di musica diede v ita a compagnie teatrali e a scuole di canto. Negli anni della Seconda guerra mondiale e della Resistenza mantenne i contatti con i militari mediante il foglio informativo Voce amica; mise a rischio se stesso per venire in aiuto ai partigiani, agli sbandati, ai fuggiaschi italiani e di altre nazioni, contribuendo con la sua autorevolezza, a salvare vite umane. Agli ammalati rivolse un’attenzione speciale: li visitava nelle famiglie e negli ospedali e si offriva a trascorrere la notte al capezzale dei morenti, recitando il rosario. Fu generoso con i poveri: nessuno si allontanava dalla sua casa senza aiuto e sostegno spirituale e materiale.

Il 9 febbraio 1945 don Mario era andato a Verderio Inferiore per aiutare nelle confessioni. La sera, mentre era in sella alla sua inseparabile bicicletta, venne investito in pieno da un calesse: una stanga di quel mezzo gl’infilzò l’inguine e lacerò il fegato. Venne soccorso molto tempo dopo e portato in ospedale.
Mentre i suoi parrocchiani, specie i giovani, facevano la fila per donare il sangue e sperare di riaverlo presto tra loro, lui pensava già all’eternità, tanto da affermare: «Se il Signore vuole la mia povera vita, io gliela offro volentieri, perché finisca la guerra, perché ritornino i soldati, specialmente i nostri; gliela offro per i miei parrocchiani ai quali volevo tanto bene, per i poveri peccatori».


Dopo due mesi di agonia, che sopportò senza lamentarsi, don Mario morì il 4 aprile 1945; aveva 44 anni ed era sacerdote da venti. Al suo funerale partecipò tutto il paese e la bara fu portata a spalla dai giovani dell’oratorio.

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