omaggio ad un grande

Riccardo Cassin: un’icona senza tempo

Il 6 agosto di sedici anni fa ci lasciava Riccardo Cassin, leggendario alpinista lecchese che ha scritto pagine indelebili nella storia dell’alpinismo mondiale.

Riccardo Cassin: un’icona senza tempo
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Il 6 agosto di sedici anni fa ci lasciava Riccardo Cassin, leggendario alpinista lecchese che ha scritto pagine indelebili nella storia dell’alpinismo mondiale.

Riccardo Cassin: un’icona senza tempo

Le sue imprese, dalla parete nord della Cima Ovest di Lavaredo, al Pizzo Badile, fino alla conquista del mitico Monte McKinley in Alaska, continuano a ispirare generazioni di scalatori. 🧗‍♂️ Cassin non è stato solo un fuoriclasse della montagna, ma un uomo dalla visione profonda, capace di unire tecnica, passione e spirito di squadra.

"Oggi, a Lecco, il suo ricordo è più vivo che mai. Il piazzale a lui dedicato è diventato un punto di riferimento per la città: un luogo di incontro, socialità ed eventi che attraggono cittadini e turisti - sottolineano dal Comune di Lecco - Un esempio concreto di come la memoria storica possa trasformarsi in una forza vitale per il presente, contribuendo a dare a Lecco un volto sempre più aperto, dinamico e ispirante".

Riccardo Cassin vive ancora, nelle vette che ha scalato e nei cuori di chi continua a guardare il cielo con coraggio. Anche la Fondazione Riccardo Cassin ha voluto rendere omaggio all’uomo che ha portato il nome di Lecco nel mondo. Lo ha fatto ricordando la sua prima grande impresa del trittico degli anni Trenta, che quest’anno compie 90 anni.

Nell’agosto del 1935, Riccardo Cassin e il suo amico e compagno di cordata Vittorio Ratti aprirono la prima via sulla parete Ovest di Lavaredo. Nello stesso periodo, ai piedi della cima dolomitica si trovava una cordata di alpinisti tedeschi, Sepp Meindl e Hans Hintermaier, che puntavano alla stessa impresa.

Così descrisse Riccardo quella prima:
“Sento nel cuore una gioia di indescrivibile intensità. È un tumulto di sensazioni forti e profonde: l’orgoglio di aver portato a termine questa salita che rimarrà vanto per l’Italia, la soddisfazione di essere passato dove ancora nessuno era riuscito. Ad accoglierci in vetta i due rivali tedeschi, saliti con Rossi da una via più semplice già aperta: ci commuove il loro squisito e nobile gesto. Diverranno poi cari amici e saranno i primi a ripetere la nostra via.”

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