Ordinanza anti randagi: anche la Lega del Cane scrive al sindaco di Lecco
"Il randagismo si combatte con la sterilizzazione, non affamando gli animali"

Non scema la polemica intorno all'ordinanza emessa dal Comune di Lecco che vieta “di somministrare qualunque tipo di alimento costituito da mangime, granaglie, scarti e avanzi alimentari di ogni tipo, a tutte le specie di animali selvatici e randagi sull'intero territorio comunale di Lecco, fatte salve specifiche autorizzazioni con fini sanitari o scientifici". Sebbene l'Amministrazione comunale abbia chiarito che il provvedimento non riguarda le colonie feline che sono tutelate da Ats e i volontari che, con regolare permesso le nutrono, le associazioni animaliste continuano a protestare. Ieri l'Enpa Nazionale ha annunciato di essere pronta a ricorrere al Tar e oggi, mercoledì 12 ottobre 2022 La Lega del Cane, ovvero LNDC Animal Protection ha scritto una lettera per esortare il primo cittadino Mauro Gattinoni a revocare l’ordinanza.
Ordinanza anti randagi: anche Lndc Animal Protection scrive al sindaco di Lecco
“Ho scritto una lettera al Sindaco Gattinoni perché questa ordinanza non è assolutamente accettabile, nel modo in cui è formulata - fa sapere Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection - Da un lato trovo comprensibile il divieto di dare cibo agli animali selvatici. Siamo i primi a dire che la fauna selvatica debba essere considerata tale, quindi ogni tentativo di addomesticamento o interazione eccessiva con l’uomo dovrebbe essere evitata innanzitutto per tutelare gli animali stessi. Il diventare troppo confidenti e l’avvicinarsi senza paura alle persone, infatti, può rappresentare un grosso pericolo in primis proprio per i selvatici, mettendo a rischio la loro incolumità e la loro capacità di procurarsi il cibo da soli in base alla loro natura e all’equilibrio dell’ecosistema.”
"Non si può pensare di negare loro il cibo"
“Il discorso però si fa molto diverso quando si parla di cani e gatti che la legge considera animali d’affezione, tutelandoli in maniera particolare. Nello specifico, quando questi animali sono randagi ricadono sotto la responsabilità del Sindaco che quindi è tenuto a provvedere alla loro tutela e al loro benessere. Di certo, non si può pensare che negare loro il cibo sia una misura che possa in alcun modo salvaguardare il loro benessere, ma al contrario può costituire il reato di maltrattamento di animali”, prosegue Rosati.
"Il randagismo si combatte con la sterilizzazione, non affamando gli animali"
Secondo Rosati il fenomeno del randagismo non si combatte affamando gli animali ma provvedendo alla loro sterilizzazione, monitorandone la popolazione e promuovendo l’adozione di quelli che hanno maggiore difficoltà a vivere liberi.
"Per assicurare la salvaguardia del decoro urbano è sufficiente fornire delle regole precise e di buon senso per chi provvede a sfamarli, in modo che i punti in cui viene somministrato il cibo restino sempre puliti una volta che gli animali hanno mangiato”, conclude la presidente.